Nonostante la crescita degli investimenti e l’adozione di nuove tecnologie, solo il 4% dei Comuni sperimenta l’IA
Le smart city italiane? Fino a un certo punto. Se è vero che sta aumentando progressivamente l’adozione di soluzioni innovative da parte delle amministrazioni comunali, con l’obiettivo di migliorare efficienza e servizi, l’andamento della crescita sta rallentando e la metà dei cittadini si dice insoddisfatto.
È quanto emerge dai risultati dell’Osservatorio Smart City del Politecnico di Milano. Riguardo al mercato nel 2024 per la prima volta si è superato il tetto del miliardo di euro con una crescita del 5% ma nel 2023 il balzo era stato dell’11% e nel 2022 addirittura del 23%. E lascia a desiderare la tipologia di soluzioni su cui si concentra la spesa: al primo posto c’è l’illuminazione pubblica, evidentemente con l’obiettivo di tagliare i costi delle bollette comunali, al secondo la mobilità per efficientare i trasporti. Qui però siamo lontani da livelli di performance ottimali in particolare nelle aree più congestionate, quelle delle grandi città. «La frammentazione amministrativa, la carenza di competenze e la dipendenza da finanziamenti straordinari continuano a ostacolare l’efficacia delle strategie integrate – evidenzia il direttore dell’Osservatorio Smart City Giulio Salvadori -. Le città italiane sono chiamate a rafforzare le proprie capacità organizzative, sviluppando strumenti operativi e una visione strategica a lungo termine. In particolare, è fondamentale coinvolgere attivamente i cittadini, promuovendo fiducia, trasparenza e partecipazione».
Sono tre le tecnologie su cui sono puntati ora i riflettori e che potrebbero imprimere una svolta: le piattaforme di Digital Twin (i “gemelli” digitali attraverso cui effettuare simulazioni e pianificazione predittiva) i sistemi satellitari e l’intelligenza artificiale. Sul fronte AI ad oggi solo il 4% dei Comuni italiani ha avviato sperimentazioni, ma secondo il Polimi il 35% si dice intenzionato a passare all’azione entro due anni. Ci sarà da fare i conti con le preoccupazioni dei cittadini per la sicurezza dei dati e la tutela della privacy, nonché con risorse finanziarie insufficienti e carenza di competenze tecniche. Solo due comuni su dieci però si sono dotati di un team dedicato e appena uno su dieci ha avviato iniziative informative per la cittadinanza.
La sfida digitale dovrà sempre più procedere di pari passo con quella ambientale e per entrambe sono le tecnologie innovative a rappresentare inevitabilmente l’ingrediente della ricetta vincente. Nell’ambito delle strategie europee votate all’ecosostenibilità – il Green Deal e la Missione Climate Neutral and Smart Cities – sono 112 le città impegnate a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030 con un abbattimento dell’80% delle emissioni di gas climalteranti. Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino le 9 città italiane coinvolte che oggi emettono circa 3,6 tonnellate di CO2 di cui oltre il 90% imputabile a edifici e trasporti.
Ma quali sono le città più smart d’Italia? Bologna, Milano e Torino si confermano sul podio dell’EY Smart City Index 2025 (che prende in esame le 109 città capoluogo analizzate attraverso ben 323 indicatori nelle macrocategorie transizione digitale ed ecologica ed inclusione sociale) e a seguire nella top ten ci sono Venezia, Roma, Trento, Cagliari, Modena, Reggio Emilia e Firenze. Stanno avanzando anche alcune città del Sud: Cagliari è entrata nella top ten guadagnando ben 12 posizioni in un anno e Bari e Palermo sono balzate rispettivamente di 17 e 19 posizioni. Secondo EY sul fronte tecnologico sono IoT e sensoristica ad aver registrato le maggiori performance di crescita, con il +30% e il +40%.
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