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Con Peck arriva a CityLife la gastronomia d’alta gamma

Interior design firmato Vudafieri Severino Partners per la nuova sede tra le architetture di Hadid, Libeskind e Isozaki


“Peck”, la storica gastronomia milanese da visitare almeno una volta nella vita, ha scelto l’innovativo distretto di CityLife per aprire una nuova sede. Nata nel 1883 per volontà del salumiere di Praga Francesco Peck, sempre presente nell’elegante locale di via Spadari 9 – vicino al Duomo, alla Galleria Vittorio Emanuele e alla Chiesa di Santa Maria presso San Satiro – oggi “Peck” si insedia all’interno di un nuovo ed energizzante polo urbano, circondato dalle architetture icona firmate da Zaha Hadid, Daniel Libeskind, Arata Isozaki.


Il meglio della gastronomia milanese sembra proprio inseguire i brani di città più vivaci e densi di qualità


“Peck” ricerca qualità nelle sue varie forme: dagli scenari urbani nei quali decide di aprile le sue sedi ai prodotti e alle proposte enogastronomiche presenti nel menu fino al progetto dei suoi interni, questa volta affidato a Vudafieri Saverino Partners, una delle firme milanesi più quotate nella realizzazione di locali per la ristorazione. Si pensi a Dry Milano, a Égalité, a Kanpai, per citare solo i più recenti.
Peck CityLife sorge in piazza Tre Torri: qui inaugura una nuova formula di ristorazione che ha come tema il “mangiare in gastronomia”. Gustare il cibo seduti al bancone, infatti, ricuce il rapporto tra alimenti e lavorazione, tra selezione e degustazione, tra preparazione e consumo.

Il progetto di interni esprime i tratti fondamentali dell’identità storica di “Peck” secondo un linguaggio contemporaneo e allo stesso tempo sensibile alla memoria. Gli ambienti si articolano in maniera fluida e dinamica tra gastronomia, ristorante, enoteca e cocktail bar, rendendo omaggio alla Milano del dopoguerra, della ricostruzione, del miracolo economico.

Esplicitamente volute le numerose citazioni, proprio per dichiarare lo stretto legame di Peck con Milano: il pavimento richiama la pietra milanese storica, il ceppo di Gré delle cave del Lago d’Iseo, il controsoffitto del ristorante, a losanghe di legno, cita Villa Necchi Campiglio di Piero Portaluppi, i montanti che reggono le mensole rievocano la Torre Velasca di BBPR, le sedute sono poi un tributo a Gio Ponti. «L’obiettivo è stato quello di realizzare un ambiente ricco di elementi simbolici per ricucire l’identità storica di “Peck” con la sua dimensione più contemporanea e moderna», spiegano i progettisti.


“Un ponte tra la tradizione dell’alta gastronomia e la nuova città”


Protagonisti del ristorante sono gli specchi – che amplificano la profondità delle pareti espositive – e il soffitto in legno sospeso a maglia romboidale. Nell’enoteca spicca la verticalità delle eleganti scaffalature sottolineate con garbo dalle lesene nere che ritmano sia l’arredo sia la boiserie del banco bar. Il banco della cocktail station è rivestito da piastrelle in gres dipinte a mano con un disegno unico realizzato solo per “Peck”, ripreso da una fotografia storica degli anni Cinquanta.
Sostare da “Peck CityLife” vuol dire immergersi allo stesso tempo in un ambiente denso di riferimenti, studiato con cura nei minimi particolari, e in un mondo di sapori capace di sedurre i palati più esigenti: a partire dagli antipasti come la “bresaola secondo la ricetta di Peck” per arrivare ai cosiddetti signature dishes come il “risotto giallo con ossobuco” o la “cotoletta alla milanese” fino alla “cassoeula” e alla “lingua salmistrata”, oltre ovviamente all’ampio assortimento di salumi e formaggi, italiani e internazionali.
«Questo negozio è il primo dei nuovi Peck – ha dichiarato Leone Marzotto, la cui famiglia ha rilevato il marchio nel 2013 e che dal 2016 è AD dell’azienda-. La sfida è portare la nostra passione, l’idea di qualità e di servizio a contatto con pubblici nuovi: con innovazioni destinate a durare nel tempo e senza inseguire trend o mode passeggere.»
Per quanto “Peck” sia profondamente legata a Milano, la sua notorietà non si esaurisce nella città meneghina. Tutt’altro. I più grandi estimatori del brand oltre agli italiani? Si trovano in Oriente, fra Giappone, Taiwan, Singapore e Corea del Sud, dove sono stati aperti ben 21 locali.

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