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Clima e intelligenza artificiale: ottimizzare i processi, anticipare e gestire i rischi

Verso un Patto Digitale Globale che garantisca a tutti i benefici dalla nuova era tecnologica


Utilizzare la “potenza” dell’intelligenza artificiale per accelerare sulle iniziative e i progetti votati alla lotta al cambiamento climatico. È questa la nuova sfida lanciata da governi, organizzazioni ma anche aziende a livello mondiale. A ottobre scorso il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha annunciato la nascita di un AI Advisory board, un team di 39 esperti chiamato a supportare gli sforzi della comunità internazionale per governare l’intelligenza artificiale ma anche a utilizzarla per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. «L’AI può potenziare l’azione per il clima e gli sforzi per raggiungere i 17 Obiettivi Sdgs entro il 2030» ha detto Guterres annunciando che le raccomandazioni elaborate dal team contribuiranno ai preparativi per il “Summit of the future” –  in calendario per settembre prossimo – che punta a riaffermare l’impegno per lo sviluppo sostenibile, e specificamente alle negoziazioni riguardo alla proposta di un Patto Digitale Globale mirato a garantire che tutti traggano beneficio dalla nuova era tecnologica. Ma in che modo l’intelligenza artificiale può intervenire nella lotta al cambiamento climatico?


Lo studio “Accelerating Climate Action with AI” realizzato da Bcg e Google stima una riduzione fra il 5% e il 10% delle emissioni di gas serra entro il 2030 per effetto dell’uso di tecnologie e applicazioni AI.


In particolare l’AI consente di ottimizzare i processi e aumentare l’efficienza nella riduzione delle emissioni nei settori dell’energia, dell’industria e dei trasporti – i principali responsabili dell’inquinamento ambientale – di consentire migliorare la pianificazione grazie ad analisi predittiva e gestione dei dati e di sviluppare modelli climatici più accurati e complessi, fornendo analisi economiche dettagliate per supportare decisioni politiche e accelerare la ricerca di base per nuove scoperte scientifiche legate al clima.

Numerose le iniziative in corso e al via, e molte fanno leva sul mix intelligenza artificiale-tecnologie satellitari. In uno studio internazionale, pubblicato su Frontiers in Science, coordinato dall’Istituto per la ricerca e la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche di Perugia (Cnr-Irpi), viene descritto lo sviluppo di un innovativo digital twin (gemello digitale) della Terra che per la prima volta replica il ciclo dell’acqua grazie a immagini satellitari in alta risoluzione e simulazioni effettuate con l’intelligenza artificiale, per ottimizzare la gestione delle risorse idriche e la mitigazione dei disastri naturali legati all’acqua. La piattaforma è stata realizzata nell’ambito del progetto “Digital Twin Earth Hydrology” finanziato dall’Agenzia spaziale europea, e per l’Italia oltre al Cnr sono in campo le Università di Bologna, Perugia e Genova (11 i partner scientifici europei). La piattaforma è attualmente utilizzata per studiare il ciclo dell’acqua terrestre nel bacino del Mediterraneo, mentre punta a studiare la salute degli oceani e la qualità dell’aria la nuova missione della Nasa attraverso il satellite Pace (Plankton, aerosol, climate, ocean ecosystem) lanciato in orbita lo scorso febbraio. «Il nuovo satellite, che si aggiunge alla costellazione per l’osservazione della Terra, ci aiuterà a capire, come mai prima d’ora, in che modo le particelle nella nostra atmosfera e nei nostri oceani possano identificare i fattori chiave che influenzano il riscaldamento globale» evidenzia il numero uno dell’Agenzia spaziale statunitense Bill Nelson.

Destination Earth (DestinE), è il nome della maxi-iniziativa della Commissione europea per la creazione di un gemello digitale della Terra grazie a funzionalità di osservazione e simulazione senza precedenti alimentate dai computer ad altissime prestazioni Hpc (High performance computing) e dall’intelligenza artificiale. «Saremo meglio preparati a rispondere alle grandi catastrofi naturali e ad adattarci ai cambiamenti climatici» spiega la Commissione Ue.

Il colosso dell’informatica Ibm ha appena lanciato un bando da 45 milioni di dollari per la lotta al cambiamento climatico nelle città: in linea con l’Sdg 11 delle Nazioni unite, l’azienda punta a raccogliere proposte da parte di enti governativi e non profit attraverso il Sustainability Accelerator. Le proposte dovranno essere incentrate su progetti in grado di migliorare la resilienza delle città facendo leva sull’uso delle tecnologie anche e soprattutto quelle della piattaforma di intelligenza artificiale Watsonx. Le iniziative potranno essere candidate fino al 30 aprile e le organizzazioni selezionate saranno annunciate nel corso dell’anno.

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©RIPRODUZIONE RISERVATA

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