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La cultura ai tempi del Covid 19: se il museo si trasforma in coiffeur

La protesta di Kapsalon Theatre in Olanda. Il peso delle restrizioni sulla capacità di autofinanziarsi


Tagliarsi barba e capelli sotto lo sguardo attento e severo di Vincent Van Gogh, in uno dei suoi celebri autoritratti. Partecipare a una sessione di zumba tra i quadri di un museo di arte antica o contemporanea. Oppure, ancora, farsi fare manicure nella sala concerti cittadina, accanto ai musicisti dell’orchestra. Non sono gli scenari virtuali offerti dall’ultimo visore di realtà aumentata. È, invece, la situazione reale, seppur paradossale, messa in scena da molte istituzioni culturali olandesi in seguito alla decisione del governo nazionale che – attuando un primo allentamento del lockdown introdotto per arginare il dilagare dei contagi da Covid 19 – ha deciso di lasciarle chiuse, a differenza di altre attività come negozi, parrucchieri, saloni di bellezza o palestre.

©Van Gogh Museum. Ph. ©Maurice van der Meijs

Lo scorso 19 gennaio è stata così organizzata l’iniziativa denominata «Kapsalon Theatre» (letteralmente: Teatro del Parrucchiere) e nata da un’idea degli attori e comici Sanne Wallis de Vries e Diederik Ebbinge. In una originale forma di protesta contro la decisone di revocare le limitazioni solo per alcune attività commerciali, ma non per la cultura, musei, teatri, centri culturali, sale espositive e per concerti delle principali città olandesi hanno offerto tagli di capelli, trattamenti per le unghie e lezioni di sport all’interno dei propri spazi, con un grande successo sia in termini di partecipazione che di riscontri sui social.

«Il settore culturale olandese ha voluto sottolineare l’incoerenza nella politica del governo», dichiarano dal Van Gogh Museum di Amsterdam, contattato da Pantografo Magazine. «Ci auguriamo – rimarcano dall’ufficio stampa del museo – che la protesta nazionale abbia trasmesso un chiaro messaggio sull’urgenza di riaprire presto le nostre porte al pubblico».


Il Museo Van Gogh, in particolare, «è stato costretto a chiudere per 19 settimane nel 2020, mentre nel 2021 le nostre sale sono rimaste vuote per un totale di 24 settimane».


«Prima della pandemia da Covid 19, il museo aveva la più grande capacità di auto-finanziamento (self-earning) tra tutti i musei nazionali olandesi, generando quasi il 90% delle proprie entrate, la maggior parte delle quali proveniva dalla vendita dei biglietti. Inutile dire che le restrizioni hanno avuto e hanno un grande impatto sul numero dei nostri visitatori».

All’iniziativa lanciata da Kapsalon Theatre hanno aderito oltre 70 istituzioni culturali in tutta l’Olanda. Tra le quali, oltre al Museo Van Gogh, si spazia dalla Concertgebouw e dal Kleine Komedie, rispettivamente la concert hall ed il più antico teatro di Amsterdam – che hanno proposto entrambi i servizi offerti da barbieri e parrucchieri – al Frans Hals Museum di Haarlem, allo Stedelijk Museum di Alkmaar, o al Limburgs Museum, nel sud est del paese, dove si è puntato su attività come aerobica, pilates o zumba.

In altri casi si sono trovate soluzioni ancora più ingegnose. Come per il Mauritshuis, all’Aia, casa della famosa opera di Vermeer “La ragazza con l’orecchino di perla”, che ha organizzato un boot camp per allenamenti, alle porte del Parlamento, ma anche – sempre nella stessa città – il Panorama Mesdag museum, che ha proposto un pomeriggio dal titolo “Stimola la mente” (boost your mind), o il centro per i dibattiti De Balie, ad Amsterdam, che ha «aggirato le regole» reinventandosi come istituzione religiosa (autorizzata ad aprire) chiamata «Società Filosofica – la Comunità della Ragione».

L’auspicio, per tutti, è che l’iniziativa, seppure originale e divertente – e nonostante il grande successo ottenuto – non debba più ripetersi.

In copertina: Il Van Gogh Museum trasformato in coiffeur per l’iniziativa Kapsalon Theatre ©Van Gogh Museum. Ph. ©Maurice van der Meijs

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