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Me, Myscent: il profumo dell’algoritmo

La traccia digitale impressa nel web si trasforma in olfattiva dalla collaborazione tra Maison Tonatto e Alan Advantage


A ciascuno il suo profumo. A base di essenze mai sperimentate finora: carattere, emozioni, desideri. Essenze catturate e poi miscelate seguendo le “tracce digitali” che ciascuno di noi imprime ogni giorno nei messaggi sui social, le ricerche su Google, le letture online, le condivisioni di storie. È un algoritmo a miscelare il tutto, in una ricetta senza eguali. L’algoritmo impara, studia, analizza, miscela. Abilissimo indagatore assegna ad ogni traccia una profumazione. Il naso del profumiere fa la magia finale creando la fragranza che rispecchia l’identità, unica e irripetibile di ciascuno: “Me, Myscent”.

L’algoritmo in questione è figlio dell’incontro e della collaborazione fra Diletta Tonatto – direttrice artistica e amministratore delegato della storica Maison Tonatto Profumi nonché laureata in sociologia dell’olfatto all’University College Cork in Irlanda – e gli esperti della società di consulenza tecnologica Alan Advantage, con sedi a Roma e Boston.

«Ogni volta che usiamo lo smartphone o accediamo ad internet riveliamo qualcosa di noi – spiega Tonatto -. La quantità di dati che viene creata e immagazzinata a livello globale è enorme. Ma cosa significa questo per le aziende e le organizzazioni? E per le persone fisiche? In quali modi si può fare uso delle informazioni grezze che transitano ogni giorno sul web. Grazie all’algoritmo la traccia digitale si trasforma in traccia olfattiva».

L’algoritmo processa cinque tratti principali e sette valori secondari: «Analizzando risultati e valori e incrociandoli tra loro, è possibile associare ad ogni tratto di personalità una precisa essenza – spiega ancora Tonatto -. Le varie note olfattive, miscelate nelle percentuali calcolate dall’algoritmo, danno vita ad un profumo unico. Il primo profumo estratto dai big data e dai digital data».

Il primo dei “Me, Myscent” è stato creato per l’artista Michele Tiberio: è il risultato di un lungo anno di lavoro in cui foto, messaggi privati, like, pagine visitate, profili Instagram e Facebook, sono stati analizzati per arrivare al risultato finale. Per celebrare il debutto, il profumo di Diletta Tonatto è stato a sua volta reinterpretato in una scultura “libro-profumo” da Michele Tiberio nella mostra a Re: Humanism Art Prize, l’esposizione collettiva dedicata al rapporto tra arte ed intelligenza artificiale, ospitata fino all’11 maggio nello spazio AlbumArte di Roma.


I sensi non dimenticano la storia, o almeno non l’olfatto


Il «provocatorio esercizio di riappropriazione dell’identità», questo il messaggio dell’“opera” suscita inevitabilmente importanti interrogativi: qual è il confine tra pubblico e privato? Quanto possiamo riconoscerci nella nostra identità digitale? E nel suo profumo? 

«Nel profumo l’introversione di Michele si associa a note orientali e sintetiche, il lato dandy ed edonista corrisponde ad un accordo di tabacco, vetiver e whisky mentre la parte femminile si realizza nel gelsomino. Una fragranza a tratti moderna a tratti ancestrale», spiega Tonatto. Il risultato è un profumo fiorito, speziato, verde e antico al tempo stesso. «Siamo inevitabilmente anche il passato, non solo soggettivo ma generazionale».

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