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Nel cuore della Sicilia, una scuola di cucina tradizionale aperta al mondo

Da trent’anni in rapporto con i produttori locali. Dall’agricoltura al piatto


Persone, cibo e territorio. Tre parole che nell’esperienza di “Anna Tasca Lanza”, scuola di cucina attiva nella promozione della conoscenza del paesaggio gastronomico, sono profondamente legate fra loro. Alle quali si aggiungono storia e tradizione, agricoltura e sostenibilità.

“Anna Tasca Lanza” viene fondata alla fine degli anni Ottanta dalla stessa Anna a Vallelunga Pratameno (CL), nella campagna nissena, quando ancora in Italia era raro sentire parlare di tematiche sostenibili legate al cibo. Anna aveva ricevuto in eredità un terreno con una fattoria del XIX secolo, chiamata Case Vecchie, sul quale decise di dare vita una vera e propria oasi culinaria capace di offrire agli ospiti, principalmente americani, succulente pietanze locali, istruzione culinaria e alloggi rustici. Nel corso degli anni la scuola è cresciuta diventando un’organizzazione più complessa. A dirigerla oggi è la figlia Fabrizia che, dopo essersi laureata in storia dell’arte studiando fra la Francia e l’Italia e dopo aver lavorato per 25 anni come curatrice d’arte, ha sentito l’esigenza di tornare nella sua terra e di affiancare la madre.

In cucina con Fabrizia Lanza. Ph. © Elke Talbot

Immersa in 500 ettari di vigneti, la scuola – centro di conoscenza e cultura del cibo siciliano – ospita estesi orti, frutteti e un giardino ornamentale, tutto curato secondo i principi del biologico. «Supportiamo sistemi di policoltura e crediamo fortemente nella diversità dei sapori, dei paesaggi e delle pratiche legate al cibo» spiega Fabrizia, coinvolta anche nella Food Heritage Association, iniziativa senza scopo di lucro dedicata alla raccolta, allo scambio e alla promozione del sapere culinario siciliano.

Siamo convinti che una migliore comprensione e consapevolezza di questa diversità favorisca la nostra capacità di compiere scelte più responsabili riguardo alle nostre abitudini alimentari

Fabrizia Lanza, direttrice della scuola “Anna Tasca Lanza”

La scuola, che veicola il messaggio dell’importanza della relazione fra il territorio e i sistemi di produzione alimentare, è aperta a tutti coloro che vogliono conoscere da vicino la cultura gastronomica siciliana, le sue tradizioni e le sue radici, insieme al rapporto fra produttori e territorio, fra metodi di produzione e approcci sostenibili. Proprio per questo propone il programma “Cook the Farm. Experiential Food Education”, dedicato al rapporto fra il cibo e l’agricoltura, con lezioni, presentazioni e sessioni di lavoro sul campo condotte da esperti in materia (agronomi, enologi, professori, professionisti del cibo), oltre a discussioni di gruppo per promuovere la conversazione sulla complessità dei sistemi alimentari a livello locale e globale. Previste anche delle visite nei vicini caseifici, mulini, agrumeti per approfondire la coltivazione e la produzione dei prodotti locali.


Per comprendere il cibo da zero, le sessioni di orticoltura in classe e all’aperto preparano gli studenti a esplorare la biologia vegetale di base, le esigenze del suolo e le tecniche di coltivazione


Insalata di agrumi. Ph. © Cortesia Anna Tasca Lanza

“Cook the Farm” prevede due sessioni, quella invernale di due mesi da metà gennaio a metà marzo e quella autunnale concepita come corso intensivo di una settimana. La sessione invernale condotta da Fabrizia Lanza e dalla direttrice del programma Henna Garrison con l’aiuto di una squadra di gastronomi appassionati, coinvolge un gruppo di relatori provenienti da tutta Europa. Fra questi, Nikki Welch, specialista di sapori e fondatore di “WineTubeMap”, Rachel Roddy, editorialista alimentare su “The Guardian” oltre che autrice di libri di cucina, Paola Migliorini, Assistant Professor in Agronomy and Crop Production presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Presidente di Agroecology Europe, Alberto Tasca, CEO di Tasca D’Almerita, oltre a chef stellati come Pino Cuttaia e Ciccio Sultano.

 

La sessione invernale del 2020 ha ospitato 56 partecipanti provenienti da ogni angolo del mondo: dagli Stati Uniti al Giappone, dall’Australia all’Egitto, dal Brasile a Singapore fino al Regno Unito, all’Italia, alla Germania e ai Paesi Bassi. Interessante, fra l’altro, l’eterogeneità dei settori di appartenenza: moda, finanza, agricoltura, ristorazione, insegnamento, politica, immobiliare.


A conferma del fatto che il cibo unisce, crea interessi e relazioni, fino a rendere possibili vere e proprie comunità, ognuna delle quali con una propria missione che coinvolge territori e persone di tutto il pianeta


C’è un’opzione anche per chi è interessato al cibo, ma preferisce una soluzione di tipo turistico: “Culinary Stays in Sicily” consiste in un soggiorno culinario da uno a sette giorni nella fattoria durante i mesi di maggio, giugno, settembre e ottobre. Oltre a rilassarsi in un angolo remoto della Sicilia circondati da orti e vigneti, e con una piscina a sfioro sul verde, gli ospiti godono di esperienze su misura come laboratori tematici incentrati su ingredienti stagionali coltivati nella proprietà, lezioni su classici come i cannoli siciliani, la caponata e le panelle, e sessioni creative che combinano yoga, scrittura, fotografia e cibo, oltre a escursioni volte a incontrare i produttori locali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In copertina: Preparazione dei pomodori secchi. Ph. © Cortesia Anna Tasca Lanza

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