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Turismo sostenibile, l’esperienza di tre città a confronto

Gestione dei flussi, rispetto dell’identità locale e delle necessità dei viaggiatori


Un incremento del 5,9% dei pernottamenti, accompagnato da una crescita del 4,5% degli arrivi ed un aumento di spesa dei visitatori di 40 miliardi di euro su base annua, con un +8% per la bilancia dei pagamenti del settore. Per quanto riguarda il comparto turistico, il 2017 è stato un anno da incorniciare e, dai primi dati disponibili, sembra che il 2018 andrà ancora meglio se è vero che nel primo trimestre si è registrato un aumento del 23% di visitatori nei luoghi statali della cultura.

Scorrendo le statistiche si fa fatica a trovare un segno che evidenzi un trend negativo. Se da una parte questo boom è frutto di azioni interne, come la nuova strategia nazionale integrata (Piano strategico del Turismo 2017-2022), e di avvenimenti esterni, vedi situazione geopolitica che ha portato ad una riduzione transitoria dell’appeal dei Paesi del sud del Mediterraneo, la varietà dell’offerta è un elemento da non sottovalutare.


Nel nostro Paese infatti, oltre alle mete principali, i viaggiatori stanno scoprendo le cosiddette aree interne, luoghi che stanno ritrovando spazio nel dibattito nazionale politico e artistico, esempio ne è il Padiglione italiano alla 16. Biennale di Architettura di Venezia.


È in queste zone, infatti, che sta prendendo sempre più piede un tipo di turismo meno impattante, sotto il profilo delle presenze e degli effetti prodotti sul territorio, rispetto a quello di massa: il turismo sostenibile. Celebrato lo scorso anno dall’ONU che gli ha dedicato il 2017, questa modalità si accompagna a nuove forme come quella esperienziale e creativa. Cosa lo distingue dalla versione più “classica”? “Il basarsi su un concetto semplice ma di non facile applicazione: rispettare le necessità dei viaggiatori e, al tempo stesso, delle regioni che li ospitano, andando a proteggere e valorizzare l’ambiente e la cultura locali” spiega Francesca Ambroggio, ricercatrice di “esudios de ocio” presso l’Universidad de Deusto, Bilbao.

Tante le iniziative portate avanti anche dalle istituzioni del Belpaese allo scopo di stimolare la partecipazione di turisti stranieri e italiani. Nel 2016, ad esempio, il MiBACT ha promosso l’anno dei cammini, oltre 40 itinerari storici che rientrano nella categoria della mobilità dolce, una delle tante sfaccettature del turismo sostenibile. Dalla Via Francigena che partendo da Canterbury in Inghilterra porta fino a Roma, città santa del cristianesimo, alla Via degli Dei che attraversa Emilia Romagna e Toscana, fino al Sentiero del Brigante ubicato sui crinali dell’Aspromonte calabrese.

Tratto della Via Francigena

Il 2017 invece è stato l’anno dei borghi, istituito dal Ministero dei beni culturali per esaltare le potenzialità turistiche delle aree interne. Grazie ad una sinergia sviluppatasi fra tutti i livelli istituzionali coinvolti, da quello statale fino agli enti come l’ENIT, il turismo rurale è cresciuto con tassi a due cifre. Il 2018 è invece l’anno del cibo italiano. Se è ancora troppo presto per tirare le somme, risulta difficile credere che il ricchissimo patrimonio enogastronomico dello Stivale non crei valore aggiunto nel promuovere l’immagine dell’Italia nel mondo.

“Il turismo ha una funzione trasversale. È un veicolo straordinario di cultura – evidenzia Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS), ospite in occasione di un incontro organizzato sul tema dal MiBACT –, ma solo se tutti i soggetti coinvolti uniscono le forze, in questo senso gli attori istituzionali e quelli del terzo settore devono lavorare assieme anche alla società civile per coinvolgere direttamente i cittadini. Bisogna rendere consapevoli le persone del potere che ognuno ha come motore del cambiamento. Un esempio? Abbiamo lavorato assieme all’ANCI per sviluppare un’agenda urbana per lo sviluppo sostenibile a valle della quale le Città Metropolitane hanno dato vita ad una rete capeggiata dal sindaco di Bologna. Stesso impegno – ha ribadito Giovannini – è stato profuso per affiancare la strategia nazionale per le aree interne”.

Vernazza (Sp): Vino, mare e paesaggio

Nodo centrale per far sì che il turismo sia anche sostenibile, resta il mantenimento del difficile equilibrio fra risorsa e criticità. “Nella nostra cittadina – racconta il sindaco di Vernazza, Vincenzo Resasco – contiamo meno di mille abitanti, in totale nella zona delle 5 Terre siamo circa 3.800 residenti. Da marzo a novembre la zona è frequentata da milioni di turisti e questo ha portato con sé certamente un vantaggio dal punto di vista economico, ma ormai siamo al limite della sopportazione. Attività tipiche come la pesca e l’agricoltura stanno scomparendo in quanto è molto più redditizio aprire un negozio per chi viene in visita anche solo per tre-quattro ore, che lavorare nei campi o in mare. Per valorizzare il nostro territorio è vitale un’integrazione fra turismo e cultura locale. Le tre parole chiave dalle quali dobbiamo ripartire? Vino, mare e paesaggio”.

Guardiagrele (Ch): Accogliere i turisti come concittadini

Gestione della filiera, analisi dei flussi e valorizzazione dell’esistente, sono invece gli ingredienti della ricetta che ha portato il Comune abruzzese di Guardiagrele (10mila abitanti) a vincere nel 2015 il premio EDEN, progetto promosso dalla Commissione Europea. “La vittoria del concorso ci ha dato sicuramente visibilità – sottolinea Piergiorgio Della Pelle, assessore del Comune abruzzese – e ha reso merito a tutto il lavoro che stiamo svolgendo. Accogliere i visitatori come se fossero cittadini guardiesi, preparare pietanze con prodotti del posto secondo procedure antiche e aprire nuovi percorsi turistici in montagna, questi sono elementi che in una grande città trovi difficilmente ed è quello che colpisce in maggior misura chi viaggia nel nostro territorio. Oltre alla scelta di gestire i flussi turistici in tutta l’area cercando allo stesso tempo di diversificare l’offerta, ci ha aiutato sicuramente il fare parte del network dei ‘Borghi più belli d’Italia’”.

Napoli: Gestione dei flussi per valorizzare il patrimonio

Anche il Comune di Napoli, entrato solo negli ultimi anni a far parte delle mete più frequentate d’Italia nonostante un patrimonio unico al mondo, ha impostato la propria strategia sulla creazione di percorsi in grado di allentare la pressione sulle aree maggiormente gravate dalla pressione turistica. “Per cercare di alleggerire la pressione antropica sulle aree centrali – evidenzia Carmine Maturo, responsabile del turismo sostenibile del capoluogo campano – abbiamo adottato una strategia orientata all’obiettivo di non perdere i ‘numeri’ attraverso una migliore distribuzione. Le azioni principali sono state tre: promuovere la visita della città tramite la metropolitana (mobilità sostenibile), formalizzare un accordo inter-istituzionale con l’osservatorio astronomico e i musei, istituire un forum permanente con circa 40 enti no profit in grado di coinvolgere i residenti sul tema del turismo sostenibile. Anche la capacità di fare network con le altre realtà urbane è fondamentale, ciò permette infatti di condividere le buone pratiche e collaborare per la promozione del territorio”.

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