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Intelligenza artificiale e architettura. La rivoluzione è già iniziata

Dall’interazione con le piattaforme Bim alla ricerca sui nuovi materiali


Quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale nella progettazione architettonica? Quali i benefici? E come si stanno muovendo gli studi? L’American Institute of Architects (Aia), ossia la più grande community mondiale di architetti e professionisti del design (con oltre 98mila membri) ha di recente effettuato un sondaggio da cui è emerso che se da un lato ad oggi solo il 5% dei professionisti utilizza l’AI – si sale al 10% nel caso dei grandi studi con fatturati annui oltre 5 milioni di dollari – dall’altro il 40% si dice interessato a esplorare il potenziale e il 90% stima un aumento dell’uso dell’intelligenza artificiale da qui ai prossimi tre anni, di cui il 27% in modo significativo. Entrando più nel dettaglio il 38% indica al primo posto applicazioni e soluzioni per attività di progettazione e design, il 35% per il marketing e il business development, il 34% per la compliance e il 28% per la selezione di materiali da costruzione e altri prodotti.

Grafico potenziale AI ©AIA


Il dibattito si sta concentrando in particolare sulla questione ambientale, ossia su quanto l’AI possa accelerare, nell’ambito della progettazione, gli obiettivi in termini di abbattimento delle emissioni.


Il settore delle costruzioni è responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra. L’Unep (l’Agenzia Onu per l’ambiente) e GlobalAbc (la Global Alliance for Buildings and Construction) hanno contribuito a definire gli obiettivi di decarbonizzazione: entro il 2030 il settore dell’edilizia e delle costruzioni dovrà dimezzare le proprie emissioni e il 100% dei nuovi edifici dovrà essere a zero emissioni di carbonio ed entro il 2050 dovranno essere azzerate le emissioni in tutto il ciclo di vita. Le applicazioni software emergenti basate sull’AI vengono già utilizzate per ottimizzare la produzione di cemento e acciaio con l’obiettivo di ridurre i combustibili e abbattere le proporzioni di clinker. E l’AI sta già contribuendo a rivoluzionare le miscele di calcestruzzo e ad accelerare lo studio di nuovi materiali.

Numerosi i progetti e gli studi che si stanno portando avanti per verificare l’impatto concreto dell’AI in urbanistica e architettura. Paolo Santi, Principal Research Scientist al Senseable City Lab del Mit di Boston, ha pubblicato di recente un articolo di approfondimento su Nature Computational Science che analizza i risultati di un test effettuato da un team di urbanisti e scienziati dell’informazione dell’Università Tsinghua in Cina. La base di partenza è la cosiddetta “città dei 15 minuti” ossia un modello ideale di città a misura d’uomo in cui gli abitanti abbiano a disposizione tutti i servizi considerati essenziali a una distanza dalle loro abitazioni quantificata in massimo 15 minuti. Il team ha addestrato un’intelligenza artificiale per ottenere un progetto di città ideale inserendo fra i parametri determinanti anche la presenza di parchi, piste ciclabili e luoghi di intrattenimento. E si è ottenuto un modello su cui poi impiantare la progettazione definitiva. Un risultato considerato eccezionale soprattutto in termini di tempistiche: «L’efficienza è stata migliorata del 12% e del 5% rispetto a un flusso di lavoro completamente umano», spiega Santi sottolineando che lo studio dimostra la fattibilità di un flusso di lavoro integrato uomo-AI per la pianificazione della disposizione spaziale.

15 minute city ©Università Tsinghua

E, ancora, l’Index Lab del Politecnico di Milano ha appena svelato un algoritmo di intelligenza artificiale, simile a ChatGpt, che promette di rivoluzionare il mondo del design e dell’architettura, portando anche alla realizzazione di materiali con l’ausilio della robotica. «Basandosi su database composti da milioni di elementi, l’algoritmo è capace di creare cosiddetti pattern che i progettisti possono usare per effettuare lavorazioni, anche in piccola scala» spiega Pierpaolo Ruttico, founder e managing director di IndexLab. Il progetto interamente made in Italy conta sulla collaborazione di Fanuc, azienda che opera nel campo della robotica. Il prossimo step è far “comunicare” l’AI con un robot che realizza manufatti per velocizzare la realizzazione dei progetti.

Negli studi di architettura e progettazione si stanno facendo strada una serie di strumenti basati sull’AI: Autodesk ha lanciato tutta una serie di piattaforme e strumenti e fra le soluzioni più in voga ci sono anche Archistar, Midjourney  E l’intelligenza artificiale sta impattando anche sulle piattaforme Bim, ossia quelle per la modellazione delle informazioni sugli edifici, ottimizzando l’allocazione delle risorse, identificando potenziali conflitti, garantendo la conformità alle normative, snellendo il processo di costruzione e riducendo al minimo gli errori.

Fra i principali fautori dell’uso dell’AI in architettura Joshua Vermillion, docente di Architettura e design e artista digitale che vanta oltre 120mila follower su Instagram e che si dice convinto che l’IA aiuterà gli architetti a definire meglio i progetti edilizi e a ottimizzare le soluzioni progettuali. E fra gli sperimentatori più avveniristici c’è Hassan Ragab che utilizza l’AI per progettare architetture futuristiche oniriche. Wanyu He, ex dello studio Oma di Rem Koolhaas, ha fondato XKool a Shenzhen per utilizzare l’AI nella progettazione e costruzione. E anche lo studio Zaha Hadid Architects utilizza l’AI per le bozze dei progetti addestrando il sistema con i propri stessi progetti passati per ottenere risultati in linea con lo stile dello studio.

In copertina: Large monumental vaulted space ©Joshua Vermillion

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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