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I gioielli Antonini: design, alto artigianato e arte dentro i palazzi milanesi

Lo showroom è nella stanza dei giochi dello storico Palazzo Borromeo 


“Diamonds are girls’s best friends”, diceva così la canzone interpretata da Marilyn Monroe in un famoso film degli anni ‘50. Oggi il gioiello, soprattutto di alta manifattura e realizzato come pezzo unico fatto su misura, oltre che un oggetto da sfoggiare, rappresenta anche un investimento. 

E l’Italia è uno dei leader mondiali nell’arte orafa, con 30mila addetti, 7mila aziende e 8 miliardi di export, secondo gli ultimi dati presentati a VicenzaOro, una delle più importanti fiere di settore, appena conclusasi con un’affluenza vicina a quella dei livelli pre-prepandemia. 

Tra i numerosi marchi che si distinguono in Italia e all’estero c’è anche Antonini, brand milanese d’eccellenza scelto da star del calibro di Jennifer Lopez, Selena Gomez, Halle Berry e Taylor Swift per solcare i red carpet, che da tre generazioni crea collezioni dal design innovativo, interamente “made in Milano”. Alla guida dell’azienda familiare Sergio Antonini che, dopo la laurea alla Scuola Politecnica di Design di Milano, la frequenza al Gemological Institute of America a New York e diversi riconoscimenti internazionali per le sue creazioni, è oggi direttore creativo della maison. Italiana anche l’ispirazione di molte delle collezioni, che spaziano da Siracusa e Vulcano fino a Matera, come attestano i nomi delle varie linee di gioielli. 

«Il processo creativo è frutto di una ricerca e di un confronto – racconta Antonini a Pantografo Magazine –. Solitamente parto da un tema, da un soggetto, da un determinato periodo storico o una forma. Dopodiché con il team approfondiamo la ricerca selezionando immagini o forme attinenti, per poi lentamente far emergere quello che è più congruo alla ricerca iniziale e più in sintonia con lo stile Antonini e con i nostri valori». Tutti i gioielli sono caratterizzati dall’uso esclusivo dell’oro 18 carati e dal design distintivo del brand, come nel caso della Extraordinaire Collection, la linea haute couture: pezzi unici, numerati e certificati, che ogni anno vengono realizzati con pietre di particolare bellezza e valore, e con un disegno ad hoc realizzato da Antonini.


Una collezione “sartoriale” che si rivolge ad un pubblico selezionato sia italiano che internazionale. 


 Ma la storia di Antonini è profondamente legata anche a quella di Milano (il marchio nasce nel 1919 come azienda di diamanti e pietre preziose proprio nel capoluogo), e ne è testimonianza lo showroom odierno, ospitato nella stanza dei giochi dello storico Palazzo Borromeo, con i suoi affreschi originali del ‘400. Un legame con la città che il designer descrive così, «Milano è sempre stata grande fonte di ispirazione, dall’arte al design, dalla musica, all’architettura. Milano, e le arti in generale, contamina, sviluppa, enfatizza, sottolinea e suggestiona la visione creativa per me come per tutti. Conoscendo la famiglia Borromeo abbiamo avuto la possibilità di poter utilizzare la stanza dei giochi come sede della maison». 

Una location d’eccezione, che oggi è anche spazio per eventi e mostre d’arte, da ultima “I quaderni di Hannah Arendt” dell’artista bolognese Sabrina Mazzaqui, promossa da LCA Studio Legale, Galleria Minini, Galleria Continua, Axa XL e Apice nell’ambito del Miart 2021. Un modo anche per dare spazio ad artiste donne le quali, spiega ancora Antonini, «rispetto ai loro coetanei hanno sempre avuto meno spazio e rilievo, pur realizzando lavori di grande spessore semantico, ad esempio Carla Accardi, Dadamaino, Joana Escoval, Monica Bonvicini». Sul rapporto tra arte e alto artigianato, Antonini commenta: «Il confine è sempre più labile: dove finisce il design inizia l’arte e dove finisce l’arte inizia il design, anche per il mondo del gioiello contemporaneo».  

«Tutto è cominciato grazie al rapporto di intesa LCA – prosegue ancora – che ci ha fatto pensare di valorizzare ancora di più i bellissimi spazi del nostro showroom a Palazzo Borromeo. Poi con la collaborazione di Apice e Axa abbiamo esordito in occasione di Miart 2016 con la prima mostra site specific realizzata da Letizia Cariello rappresentata da Galleria Massimo Minini; un altro bellissimo lavoro è stato quello di Michele Guido rappresentato dalla galleria Lia Rumma»  

 «L’appuntamento di Miart – conclude Antonini – è rivolto ad un pubblico internazionale più esteso, un database specifico di appassionati di arte, e siamo sempre lieti di presentare artisti unicamente italiani. Durante l’anno organizziamo in collaborazione con altre gallerie appuntamenti più ristretti per presentare lavori selezionati. Ancora, nel mese di novembre ospitiamo un evento dedicato al gioiello che coinvolge i clienti dello showroom. Pensiamo che queste attività potranno continuare, ma sicuramente con eventi più intimi e visite private per i nostri clienti per una fruizione più personale delle opere» e dei pezzi unici delle loro collezioni.

 

In copertina: Anniversary 100 collection, produzione ©Aldo Agnelli

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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