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Dieci anni e 87 giorni, vita e parole dei detenuti nel braccio della morte

La raccolta di immagini della fotografa Luisa Menazzi Moretti dal 24 novembre al 25 dicembre al Macof di Brescia


Dieci anni e 87 giorni è il tempo medio che un condannato attende nel braccio della morte dalla condanna all’esecuzione. È questo il titolo della mostra che la fotografa Luisa Menazzi Moretti espone al Macof di Brescia dal 25 novembre al 24 dicembre. Si tratta di opere che trasformano in immagini le frasi e i testi delle lettere scritte dai detenuti del carcere di Livingston, vicino ad Huntsville, in Texas, in attesa dell’esecuzione. Le immagini al servizio della parola. Dopo il successo dell’esposizione alla Biennale di Fotografia di Berlino (Emop Berlin 2016), il premio dell’International Photography Awards di New York del 2016 e l’esposizione a Santa Maria della Scala a Siena, arriva anche a Brescia, a conclusione del programma “Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”, il progetto artistico sulla pena di morte di Luisa Menazzi Moretti intitolato Ten Years and Eighty-Seven Days.


La mostra è composta da 17 immagini, singole, dittici o trittici di grande formato con accanto i testi delle lettere conservate nella biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.


Le fotografie danno forma e immagine ai pensieri degli uomini e delle donne che le hanno scritte e pronunciate: una sorta di antologia visiva sui travagli interiori dei condannati a morte.

Nessun intento di reportage, né documentaristico. L’opera di Menazzi Moretti immortala la solitudine, i silenzi, crea uno stato d’animo e innesca una comunicazione non verbale. Non parla di morte, ma narra la vita sospesa dentro quel luogo e in quello Stato americano (dove l’artista ha vissuto per molti anni) in cui, dal 1982 al marzo di quest’anno, sono stati giustiziati 583 detenuti.

La morte non è esibita, né ci sono innocenti o colpevoli. Ci sono solo immagini elaborate: scatti di oggetti, simboli, pensieri di uomini e donne le cui parole cercano libertà, chiedono perdono, riflettono sulla condizione cui sono costretti, maledicono o invocano il cielo, il tempo, le ore e o minuti dell’attesa.

«Da quando la mostra è stata presentata a Siena, nel 2016 – sottolinea Menazzi Moretti – ci sono state oltre 50 esecuzioni.  In questi giorni ho letto le storie e le dichiarazioni degli ultimi condannati. A fine ottobre l’esecuzione di un uomo è stata sospesa due ore prima: sono state considerate valide testimonianze che non erano state prese in considerazione durante il processo e ha influito nella decisione delle autorità la sua buona condotta. Ma è incredibile che da oltre 22 anni quell’uomo abbia vissuto nel braccio della morte, in attesa di una esecuzione che poteva avvenire in qualsiasi momento. A novembre sono previste ad Huntsville altre due esecuzioni, tra le proteste di attivisti e familiari. Lo Stato del Texas continua a ritenere la pena di morte una forma legittima di giustizia degli uomini. Che nel 2023 la pena capitale non sia stata abolita in alcuni Stati della più potente e democratica nazione del mondo, invita a riflettere», spiega la fotografa.

«La pena capitale non lascia spazio all’umanità. Si tratta – sottolinea la sindaca di Brescia Laura Castelletti – di una punizione crudele, impietosa e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica da più di due terzi dei Paesi nel mondo, come ci ricorda Amnesty International. Sostituendo la vendetta alla giustizia, appaga più l’istinto che la ragione. Per questo il lavoro di Luisa Menazzi Moretti, italiana cresciuta in Texas, si rivela particolarmente prezioso. Dieci anni e ottantasette giorni, restituisce umanità ai carcerati e dignità alle loro esistenze. Il lavoro dell’artista, empatico e coinvolgente, riesce a parlare al cuore del visitatore senza indulgere nella facile retorica o in un senso di pietà a buon mercato. È un viaggio attraverso la sofferenza che, senza nascondere le colpe e le responsabilità, rimette al centro l’uomo. Ringrazio davvero di cuore l’artista per aver portato nella nostra città questo lavoro».

In copertina: ©Luisa Menazzi Moretti

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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