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L’arte di “costruire storie” nei graphic novel di Chris Ware. Ritratti di persone, edifici e città a partire dai dettagli

Arriva in Italia – a dieci anni dalla sua uscita negli States – “Building Stories”, una delle opere più complesse e apprezzate del fumettista americano


Jimmy Corrigan Skyscrapers © Chris Ware

Raccontare una storia attraverso i dettagli. In una panoramica formata da continui cambiamenti di scala, “zumate” e fermo-immagine: su un tratto di città, una strada, un edificio, una finestra, una stanza, un mobile, un oggetto, un animale, una pianta, un fiore o qualcosa lasciato sul letto, su un tavolo, in un piatto, oppure un rifiuto rimasto a terra. E ancora: una folla, una famiglia, una coppia, un bambino, una persona o una parte del suo corpo, un’espressione del volto, lo sguardo su una scena di vita reale, uno schermo, un display, un ricordo, un sogno ad occhi aperti. Poi, si gira pagina e si ricomincia daccapo.

È complicato descrivere cosa si vede, quando si guarda una tavola di Chris Ware, uno dei più famosi autori americani di graphic novel: per definire le sue opere si è fatto ricorso a figure retoriche – come la sineddoche -, sono state chiamate in causa arte e letteratura, si sono messi in luce il continuo richiamo all’architettura, anche per la “costruzione” delle storie, e il suo modo di raccontare città e contesti urbani.


Per Ware il fumetto è una «macchina del tempo pittografica basata sui ricordi», attraverso cui raccontare con il linguaggio della memoria – in cui riaffiorano flashback, fotogrammi e immagini, spesso focalizzati su specifici dettagli – la condizione umana e l’atmosfera dei luoghi in cui si svolge la vita dei protagonisti delle sue storie.


È di pochi giorni fa la notizia che sarà pubblicata in Italia, per la prima volta – a dieci anni dalla sua uscita negli States – uno dei lavori più complessi e apprezzati del fumettista americano, “Building Stories”, pietra miliare della narrazione grafica, che si presenta come una “scatola” contenente 14 pubblicazioni di diverso formato: dal volume con copertina rigida al tabloid, dal poster al libretto “a fisarmonica”, tutti progettati dall’autore per essere letti in qualsiasi ordine. L’opera, che ha richiesto una lavorazione decennale – e che racconta le vicende, dall’infanzia all’età adulta, di una donna rimasta menomata in un incidente che vive in un appartamento di un edificio a tre piani a Chicago -, ha ricevuto diversi premi internazionali tra cui quattro Eisner Award, gli Oscar nel campo delle graphic novel. L’edizione italiana dell’opera – accostata dalla critica all’Ulisse di James Joyce e ai romanzi di Italo Calvino – era attesa da anni ed uscirà entro il 2022.

«Credo che Building Stories non sia arrivato prima in Italia – osserva Luca Baldazzi, redattore di Coconino Press e curatore delle edizioni italiane di Chris Ware – perché pubblicarlo è una scommessa impegnativa, anche per motivi pratici e commerciali. Le spese di adattamento e stampa sono elevate e, per la sua stessa natura (si presenta esternamente come una scatola e a una prima occhiata potrebbe sembrare un gioco da tavolo), è un oggetto difficile da collocare sugli scaffali nelle librerie. Si tratta, tuttavia, di un’opera di assoluto valore. Nel tempo, inoltre, la platea dei lettori di Ware si è notevolmente allargata grazie a un costante passaparola ed il mercato per i graphic novel in Italia è molto cresciuto».


Building stories, prosegue, «è stato accostato idealmente alle scatole di Joseph Cornell, l’esponente americano più importante del surrealismo, pioniere dell’assemblaggio, che nelle sue shadow boxes inseriva oggetti trovati negli angoli più disparati della città, messi insieme per comporre un’opera d’arte».


A convincere la casa editrice a puntare ulteriormente su Chris Ware è stato anche il successo di pubblico e critica riscosso da “Rusty Brown”, ultimo lavoro del fumettista americano pubblicato in Italia nel luglio 2020: la prima edizione è andata esaurita nel giro di pochi mesi ed è stato ristampato lo scorso febbraio. Si tratta di una commedia umana con sei personaggi e le loro vite, intrecciate dagli anni Settanta a oggi, sullo sfondo di un’ordinaria cittadina del profondo Midwest statunitense. Il New York Times l’ha definita «l’opera straziante di un genio: piena di febbrile inventiva, narrata in toni intimi, disegnata con empatia e rigore da architetto».

Il suo precedente lavoro, “Jimmy Corrigan” è stato rilanciato – sempre da Coconino Press – nel 2016, anno in cui c’è stata la prima grande mostra italiana sull’opera di Ware, al festival Bilbolbul di Bologna, che ha contribuito a far conoscere l’autore a un pubblico più ampio.

«È un fumettista fortemente interdisciplinare – spiega Baldazzi -: letterario, per quanto riguarda i contenuti, con cui rappresenta una commedia umana popolata da personaggi kafkiani, inadeguati alla vita. Ma anche strettamente legato all’architettura. Sia per la sua passione per gli edifici storici, attraverso cui ricostruire la memoria delle città, a partire da Chicago.  Sia per le sue tavole, che sembrano costruzioni architettoniche: certe sue pagine sono come facciate di edifici, con tante finestre che si aprono lasciando intravedere sequenze di vita delle persone. Frammenti che raccontano una storia anche senza parole».

La maestria di Ware nella scelta dei dettagli significativi e la sua predilezione per edifici, città e spazi urbani emergono dalle celebri copertine realizzate, nel corso degli anni, per The New Yorker, lo storico periodico statunitense nato nel 1925. Come quella uscita un anno fa, un ritratto «frattale», sfaccettato e a diverse scale, di una New York divenuta epicentro della pandemia di Coronavirus.

 

Immagini di copertina e  della gallery tratte da: “Jimmy Corrigan. Il ragazzo più in gamba sulla Terra”, “Rusty Brown” e “Building Stories” – immagini dal volume “Il palazzo della memoria”; ©️ Chris Ware / ©️ per le edizioni italiane Coconino Press – Fandango

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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