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Heritage on the Edge. La campagna di Google per preservare i monumenti

Il motore è anche la crisi climatica, con effetti diretti anche sui monumenti culturali


Preservare i monumenti più importanti al mondo. Preservarli dagli effetti dei cambiamenti climatici per poterli lasciare in eredità, intatti, alle generazioni future, esattamente come sono adesso, lottando contro le mutazioni a cui sono destinati. È questa la missione del progetto “Heritage on the Edge” annunciato da Google. Un’iniziativa che già vede protagonisti cinque siti del patrimonio mondiale Unesco: le iconiche statue di Rapa Nui sull’Isola di Pasqua, il Castello di Edimburgo in Scozia, la città moschea di Bagherat, in India, la Grande Moschea e il Forte portoghese a Kilwa Kisiwani, in Tanzania e l’antica città di Chan Chan a Trujillo, in Perù.

Portato avanti grazie al supporto dell’International Council on Monuments and Sites (Icomos) e di CyArk, organizzazione no profit di Oakland dedicata alla creazione di archivi digitali dei principali siti culturali del mondo, il progetto di Google passa attraverso la creazione di modelli 3D interattivi. E il suo scopo va ben oltre la conservazione e l’esplorazione “digitale” delle opere: i modelli tridimensionali potranno infatti essere utilizzati dagli studiosi di tutto il mondo per capire come preservare i monumenti, quali azioni mettere in atto per salvaguardarli. E ai cinque siti già coinvolti se ne aggiungeranno progressivamente altri.

Heritage on the Edge raccoglie storie di perdita, ma anche di speranza e capacità di recupero. Ci ricordano che tutto il nostro patrimonio culturale, compresi questi iconici siti del patrimonio mondiale, sono molto più che semplici destinazioni turistiche.

TOSHIYUKI KONO

“I nostri 10mila membri in tutto il mondo – tra cui architetti, archeologi, geografi, pianificatori e antropologi – condividono la stessa visione: proteggere e promuovere il patrimonio culturale mondiale. Le recenti manifestazioni sul clima hanno messo in luce l’urgenza della crisi climatica, che sta avendo un effetto devastante anche sui nostri monumenti culturali. È importante agire e dobbiamo agire ora per salvare questa parte del nostro retaggio umano”, scrive Toshiyuki Kono Presidente del Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti, in un blogpost pubblicato sul sito di Google. “Heritage on the Edge raccoglie storie di perdita, ma anche di speranza e capacità di recupero. Ci ricordano che tutto il nostro patrimonio culturale, compresi questi iconici siti del patrimonio mondiale, sono molto più che semplici destinazioni turistiche. Sono luoghi di grande significato nazionale, spirituale e culturale”.

Ogni luogo avrà cinque modelli 3D separati, realizzati per restituirne la scala e spiegarne le funzioni. Per ciascuno, si considera l’ipotesi del danneggiamento irreparabile dagli effetti dei cambiamenti climatici nei prossimi decenni.

I modelli sono stati realizzati utilizzando una tecnica chiamata fotogrammetria che utilizza più telecamere per registrare lo stesso oggetto da diverse angolazioni. Le differenze nel modo in cui l’oggetto appare da diverse angolazioni vengono quindi utilizzate per inferire dettagli spaziali e materici precisi sull’oggetto per creare un composito 3D. Gli utenti possono interagire con l’intera collezione di modelli 3D nei loro browser Web accedendo alla pagina principale del progetto sul sito Google Arts & Culture.

Ci sono anche piani per rilasciare due esperienze di realtà aumentata per la piattaforma di telefonia mobile di Google, chiamata Pocket Gallery. Queste, in particolare, mostreranno l’interno di due dei cinque luoghi-pilota, la Moschea delle Nove Cupole a Bagherat e il Forte Gereza a Kilwa Kisiwani.

Per quanto riguarda il tema della minaccia dai cambiamenti climatici, a Rapa Nui, ad esempio, l’innalzamento del livello del mare e le frequenti tempeste hanno colpito la costa rocciosa dell’isola e iniziato a erodere il terreno su cui sono state costruite le famose teste Moai, rendendole vulnerabili.

In Perù, i resti di terra di Chan Chan sono stati similmente minacciati dalla crescente frequenza e intensità delle piogge, che erodono l’integrità strutturale di molti edifici.

Sia a Edimburgo che in Tanzania, l’innalzamento del livello del mare e delle piogge hanno anche contribuito all’erosione delle fondamenta rocciose su cui furono costruiti sia il Castello di Edimburgo che la Grande Moschea, minacciandoli di crollo. A Bagherat, la principale minaccia deriva dall’aumento della salinità del suolo. Mentre il livello del mare si alza intorno alla città costiera, le acque sotterranee si riempiono di acqua salata dell’oceano, che viene spinta verso l’alto verso la superficie, dove le pareti della moschea assorbono il sale extra e iniziano a erodersi di conseguenza.

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