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Val Pusteria, memoria e contemporaneità in un bivacco-bistrot

Biwak12: upcycling, colore e design nel progetto firmato Plasma Studio


Biwak12, Moso (Bolzano). Progetto di interni: Ulla Hell / Plasma Studio. (Foto: Michael Pezzei)

E se le suggestioni che si provano all’interno di un bivacco d’alta quota si potessero rivivere almeno in parte anche a valle? È stato questo il punto di partenza che ha dato vita a Biwak12, il bar e bistrot aperto di recente nella piccola frazione di Moso, in Val Pusteria. L’idea è stata quella di richiamare l’immagine del Bivacco De Toni, a 2.578 metri nelle Dolomiti di Sesto e installato negli anni Sessanta dal CAI – Club Alpino Italiano. Il locale si trova al piano terra di un tipico “garni” altoatesino che fino a pochi mesi fa ospitava un ritrovo tradizionale. Il progetto, affidato a Ulla Hell di Plasma Studio (autrice in zona anche del Bistro Bergsteiger), mira ad attualizzare il contesto senza stravolgere l’impianto originario. Colori, grafica, recupero dei materiali, dettagli che richiamano il mondo della montagna e la dimensione del bivacco sono protagonisti di un intervento condotto con pragmatismo e sensibilità, con una cultura del fare e un approccio linguistico profondamente legati al mondo della montagna e allo stesso tempo consapevoli del plusvalore che un atteggiamento progettuale aperto alle novità può conferire all’architettura.

Fin dall’esterno il riferimento al Bivacco De Toni è sintetizzato dal colore rosso, lo stesso della lamiera che lo riveste e che lo rende visibile anche nelle giornate meno limpide. La stessa tonalità cromatica prosegue all’interno della prima sala, dove si trova il bancone rosso circondato su due lati da tavoli, panche e sgabelli di legno. Proseguendo, sempre nella prima sala, si manifesta ancora più dichiaratamente l’interazione con l’anima del bivacco: qui la presenza del colore rosso trova la sua impennata presentandosi su pareti e soffitto, su arredi, nicchie per i libri, lampade e radiatori. Sulle pareti – qui e nel resto del locale – campeggiano le suggestive fotografie di Florian Jaenicke che ritraggono il Bivacco dei Toni nelle più diverse condizioni atmosferiche. I tavoli a ribalta attorno ai quali sedersi ricordano quelli del bivacco con un particolare che non sfugge agli occhi di chi ama i dettagli: i moschettoni e le corde tipiche degli alpinisti che in questo caso permettono di agganciare il tavolo alla parete quando viene ribaltato. Nella seconda sala, dalla quale si intravede la prima attraverso alcune “finestre” aperte nella muratura, oltre al rosso di alcune sedie predominano il verde petrolio, il bianco dell’intonaco e le avvolgenti curve del soffitto voltato.

Il progetto nel suo complesso punta sul concetto di upcycling con l’obiettivo di riutilizzare in modo creativo materiali e oggetti preesistenti donando loro nuova linfa vitale: «Abbiamo cercato di usare più pezzi possibili dell’arredamento esistente, mantenendo per esempio le panche, ora colorate di verde, e disponendole in maniera diversa per ottenere la zona “bar”, la zona “ristorante” e la zona “biwak” – ci ha raccontato Ulla Hell –. Nella prima zona, per esempio, il bancone è stato mantenuto e rivestito con una lamiera rossa. Nella seconda sono state mantenute le gambe dei tavoli e le sedie, colorandoli di nero, di rosso e di verde. La zona “biwak”, adesso dotata solo di panchine basse e tavoli pieghevoli, è stata svuotata e colorata di rosso per richiamare il bivacco vero (nel colore e nella forma), mentre le lampade in lamiera di un artigiano locale sono state riusate».


La clientela che anima Biwak12 è eterogenea: dai giovani agli adulti, dagli hipster agli atleti, dalla comunità locale ai turisti che cercano qualcosa di diverso dai menu tradizionali.


Sì, perché l’altro pilastro portante del locale risiede nella volontà di proporre un’offerta gastronomica che, a partire dai prodotti del territorio, propone piatti alternativi a quelli più consueti che si trovano nella maggior parte dei ristoranti locali. Insieme a una piccola e curata scelta di deliziosi fuori menu, che strizzano l’occhio alla tradizione con una precisa sensibilità alle contaminazioni, e a una ghiotta selezione di affettati e formaggi (ottima la scelta di formaggi di Sesto con mostarda di fichi), è possibile scegliere fra il chili con carne (manzo, peperoni, fagioli, mais, cipolla, peperoncino), la biwak bowl (carne di angus, riso basmati, alga wakame, edamame, avocado, carote, pomodoro, insalata), il wrap shrimps (gamberetti, zucchine, pomodoro e insalata), solo per fare alcuni esempi. Da non perdere il burger di cervo, a metro 0, e gli spareribbs (costine di maiale marinate, tzatziki, yogurt, feta e aneto). Non ve ne pentirete. Fra i dolci? Ottimi i gelati locali, in particolare quello alle castagne.

«Così come il design del Biwak 12 non ha nulla a che vedere con il tipico arredamento tirolese, allo stesso modo abbiamo voluto che anche il menu fosse un’alternativa alle solite prelibatezze tradizionali – racconta a Pantografo Judith Rainer, co-proprietaria con una consolidata esperienza nel settore dell’ospitalità –. Con lo street food locale e i piatti vegetariani crediamo di esserci riusciti. Certo, qualche piatto tipico non manca, per chi proprio non ne può fare a meno».

Spazio anche all’aperitivo e ai cocktail, da consumare all’interno ma anche all’esterno, e presto anche in terrazza. Con questa proposta Biwak12 ha intercettato una nicchia di mercato che nella zona non esiste, proponendosi così come punto di riferimento per chi desidera qualcosa di diverso dal solito. Al Biwal12 si respira un’atmosfera di cordialità e coralità. Ci si sente complici, accomunati dalla consapevolezza di vivere una dimensione unica e rara. Proprio come all’interno di un bivacco. A noi di Pantografo è capitato di assistere a una scena deliziosa: un gruppo di giovani intonava alcune strofe di piacevoli canti popolari ai quali gli anziani rispondevano in coro con le strofe successive. Tutto questo si svolgeva, e si svolge, in un contesto che, non a caso, integra memoria e contemporaneità. E così, per esempio, se lo spazio nel suo complesso denuncia la volontà di inserire elementi di novità, una porta tradizionale introduce alla vecchia stube. L’idea è quella di trasportare il passato in una dimensione di attualità capace di donare nuova energia a questo luogo che in pochi mesi è diventato il nuovo punto di riferimento sia per la comunità locale sia per quei turisti in cerca nuove esperienze spaziali e gastronomiche.

In copertina: Biwak12, Moso (Bolzano). Progetto di interni: Ulla Hell / Plasma Studio. (Foto: Michael Pezzei)

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