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Un ristorante innovativo in un ex convento medievale? È in provincia di Piacenza

Novo Osteria a Borgonovo Val Tidone offre un’ospitalità garbata e sapori del territorio


Passeggiando per Borgonovo Val Tidone, nel piacentino, ci si imbatte in un piccolo scrigno capace di offrire ospitalità intima e garbata, oltre che deliziose cene volte a raccontare il territorio. Questo posto risponde al nome di Locanda Borgo Impero: ospita sette confortevoli suite e Novo Osteria, il ristorante aperto anche al pubblico esterno. «Locanda Borgo Impero e Novo Osteria nascono dall’amore che nutro nei confronti del mio territorio e in modo particolare per il mio paese: Borgonovo Val Tidone – racconta l’imprenditore locale e proprietario Gianni Maini a Pantografo -. Una locanda storica che nasce nell’atmosfera affascinante di un antico borgo per accogliere visitatori curiosi alla ricerca della bellezza e dei sapori delle valli piacentine. – continua – Un hotel inconsueto e una meravigliosa osteria condividono lo spirito e gli spazi di un progetto che assomiglia a un sogno».
A definire i tratti della dimensione incantata che è capace di veicolare questo nuovo punto di riferimento per i turisti e la comunità locale è la sua storia, oltre che la succulenta proposta enogastronomica. La nascita dell’edificio risale addirittura ai primi anni dell’undicesimo secolo, quando ospitava un convento. Successivamente accolse una locanda con la posta per il cambio dei cavalli e verso i primi anni del Novecento, quando in zona fu costruita una delle prime dighe idroelettriche italiane, assunse il nome di “Locanda Impero”. Negli anni del dopoguerra vi soggiornarono gli artisti, le ballerine e lo staff del vicino teatro. Una vita attiva ed eterogenea, quella dell’ex convento, che oggi, dopo oltre venti anni di abbandono torna a pulsare grazie alla determinazione di Maini, mosso dal desiderio di conferire nuova luce a un luogo dal valore storico e simbolico per Borgonovo Val Tidone.


La squadra che ha voluto al suo fianco per realizzare questa nuova avventura comprende un architetto, Stefano Orsi, e due giovani chef, Sara Frellicca e Giorgio Paratici.


L’intervento del progettista è attento e misurato, capace di creare un raffinato dialogo fra passato e presente. Al piano terra, dove profumi e fragranze costituiscono i “materiali immateriali” del locale, il progetto di ristrutturazione mira a lasciare che siano le pietre e le travi di legno a narrare la storia del posto, a farsi portavoce di una memoria che vive sia come suggestione sia come espressione materica dello scenario che accoglie l’avventore. In questo contesto, Orsi ha inserito alcuni elementi di novità che delicatamente stabiliscono un’interazione efficace e sinergica fra linguaggio contemporaneo e atmosfera del passato. Sono elementi puntuali, collocati con acume e garbo: le sedie dal profilo essenziale e dal colore cauto, le lampade minimaliste e allo stesso tempo calde, i tendaggi dalle linee e dalle tessiture semplici e pulite. Alcuni elementi del passato, come la credenza e il camino, contribuiscono insieme alle pietre e al legno a sottolineare il legame e con la memoria.
La cucina è il regno di Frellicca e Paratici, con formazione all’Alma, la scuola internazionale di cucina italiana diretta per tanti anni da Gualtiero Marchesi: «Lavoriamo a quattro mani, anzi, di solito uno realizza l’idea dell’altro», esordiscono con entusiasmo gli chef, interessati alla sperimentazione di pietanze che attingono dalla tradizione per declinarla in chiave contemporanea.

Accomunati dalla volontà di valorizzare la materia prima senza stravolgerla più di tanto, ritengono che il gusto sia l’elemento fondamentale per la buona riuscita di un piatto perché «è importante saper riconoscere quello che stai mangiando», spiegano a Pantografo. «Siamo molto legati ai nostri ricordi – continuano Sara e Giorgio – e questo ci aiuta a creare piatti che fanno emozionare non solo noi stessi, ma anche i nostri clienti». Lei toscana, lui emiliano, pensano che uno dei loro punti di forza sia la loro provenienza: «La cosa bella è che si crea un legame bilanciato tra la cucina toscana, forte sulle carni e i sapori un po’ più decisi, e la cucina emiliana, forte sulla pasta fresca e sapori un più delicati», precisano.
La loro cucina è legata alle stagioni e al territorio, quindi ai piccoli produttori locali: la verdura arriva da un’azienda a pochi chilometri dall’osteria, il grana è quello dal caseificio sociale della Val Tidone, che si trova proprio in paese, la frutta, con la quale preparano gustose composte, giunge da un’azienda piacentina che permette ai clienti di scegliere e raccogliere i propri prodotti direttamente dall’albero.

I salumi, punto forte della cultura gastronomica piacentina, provengono da una salumeria di lunga tradizione che si trova a Strà in Val Tidone e successivamente raggiungono le cantine dell’osteria per una lenta e paziente stagionatura. Sempre a pochi passi dalla cucina di Sara e Giorgio si trovano i piccoli produttori che forniscono miele, selvaggina, funghi e tartufi. Cosa arriva in tavola considerata la presenza in dispensa di tante bontà?

Consultando il menu à la carte ci si imbatte, per esempio, in tortelli di cinghiale, albicocche, ginepro e noci pecan, piccione scottato con dolceforte di susine, barbabietola e i suoi fegatini, torta di rose sfogliata, lamponi e gelato alla fava tonka. Ci sono anche due menu degustazione, si chiamano “Sara” e “Giorgio” e propongono piatti come risotto popcorn, lingua e pesca nel primo caso, paccheri con pistacchio, seppie in bianco e verbena nel secondo. Il resto è tutto da scoprire, così come le escursioni che potrete decidere di intraprendere per conoscere da vicino il territorio della Val Tidone. Maini, il proprietario che del suo territorio è innamorato, suggerisce di esplorare la zona attraverso il trekking e le bicilette, considerati i diversi percorsi immersi nella natura e ben curati. La valle, poi, è densa di rocche e castelli medievali: da non perdere il Castello Dal Verme di Zavattarello, che ospita peraltro una collezione di arte contemporanea, e la Rocca D’Olgisio a Pianello Val Tidone, il complesso fortificato dal quale è possibile godere di un’ampia vista sulle valli circostanti.

Risotto con porro, gorgonzola piccante Angelo Croce e pepe timut. Foto: Fausto Mazza).

Risotto con porro, gorgonzola piccante Angelo Croce e pepe timut

Ingredienti per 4 persone
240 gr di riso carnaroli, 1 porro, 100 gr di gorgonzola, 2 cucchiai di grana, 50 gr di burro, sale q.b., pepe timut q.b., brodo vegetale q.b., vino bianco per sfumare, olio di oliva q.b.

Preparazione
Tagliare il porro a brunoise e tostarlo in casseruola con olio. Tagliare il gorgonzola a fettine e stenderlo tra due fogli di carta da forno. Abbatterlo in negativo e copparlo poi con un coppapasta medio.
Tostare il riso in una casseruola, aggiungere due prese di sale e sfumarlo con il vino bianco. Proseguire la cottura per 11 min con il brodo vegetale a bollore. Tre minuti prima dello scadere del tempo aggiungere il porro e, a cottura ultimata. mantecare con grana, burro e due macinate di pepe timut.
Impiattare il risotto e porre un disco di gorgonzola al centro del piatto.

In copertina: Novo Osteria, Borgonovo Val Tidone. Progetto: Stefano Orsi. (Foto: Fausto Mazza).

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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