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Materia Spazio Cucina fonde architettura, design e tradizione siciliana

A Catania un progetto multiforme con ristorante e boutique hotel dove sostenibilità e gastronomia aprono uno sguardo sulle eccellenze del territorio


Una delle novità più interessanti di quest’anno è Materia Spazio Cucina, il ristorante della chef Bianca Celano situato all’interno di Habitat Boutique Hotel a Catania. Lo confermano anche i riconoscimenti ottenuti, fra i quali l’inserimento nella Guida Michelin 2024.
È interessante sia per la proposta gastronomica – frutto di un costante esercizio fra creatività e pragmatismo -, sia per il progetto di interni del ristorante e del resto dell’hotel, realizzato da Marianna Nociforo e Antonio Spera che, oltre a essere gli architetti di questa bella scoperta nel cuore di Catania, sono anche i proprietari.
«Nato come bed&breakfast, Habitat si è evoluto in un progetto multiforme che mette insieme ospitalità e architettura, con un racconto contemporaneo della Sicilia che passa attraverso il cibo, la sostenibilità e l’eccellenza – spiegano i due architetti -. Oggi Habitat è hotel, ristorante, studio di architettura: un cantiere in continuo mutamento».


Il modello di business di Habitat è centrato sull’idea di aprire uno sguardo sul territorio a 360 gradi, esplorando le contaminazioni e le potenzialità al fine di creare un ambiente vivace e contemporaneo, con un’impronta internazionale e innovativa.


Passeggiando per il centro della città, lungo la strada pedonale che porta il nome del Teatro Massimo, se si è attenti osservatori può capitare di notare un’insegna discreta e minimalista: è la prima pagina di un racconto che si dipana appena varcata la soglia di un edificio che un tempo ospitava lo stabilimento e l’abitazione di una famiglia impegnata nella lavorazione del pesce, in un quartiere a pochi passi dal mare. Quando gli architetti hanno deciso di aprire il loro studio all’interno di quello che, nel frattempo, era diventato un condominio, ebbe inizio l’avventura che li avrebbe portati a diventare, oltre che professionisti creativi, abili e lungimiranti imprenditori. A poco a poco Marianna e Antonio hanno acquistato vari appartamenti del condominio che di volta in volta hanno ristrutturato con l’obiettivo di dare concretezza al loro obiettivo.
Se deciderete di fermarvi da Habitat Boutique Hotel anche per la notte – per esempio in occasione della cena di Capodanno alla preparazione della quale la chef Bianca Celano sta lavorando alacremente -, avrete l’opportunità di vivere l’esperienza delle splendide camere che si articolano lungo i vari piani dell’edificio al centro del quale di trova un intimo e delizioso cortile, ricco di verde e angoli dove godersi i raggi del generoso sole siciliano. Di diverse metrature e tipologie, le camere si esprimono attraverso il dialogo, calibrato e attento, fra memoria e contemporaneità. Lì dove è stato possibile, per esempio, sono state recuperate le cementine originali che convivono con un disegno dello spazio dalle linee attuali e dalla distribuzione fluida.
Arrivata l’ora di cena tocca alla chef Bianca Celano esprimere la sua accoglienza. Un’accoglienza narrativa, garbata e misurata, che si manifesta nel calibrato racconto di quanto viene servito a tavola. Giunti al primo piano, vi troverete al cospetto di un portone che è proprio quello di un’abitazione: se non fosse per una targa, anche quella volutamente appena accennata, potrebbe sembrare di andare a casa di una vicina. La sensazione che si vuole restituire è proprio questa: creare i presupposti perché l’atmosfera, in tutto l’hotel, sia quella di sentirsi a casa. Non è un caso che, oltrepassato il portone di Materia, ci si trovi subito di fronte alla forma archetipa dell’abitazione, costituita da una parete di legno la cui sagoma ricorda quella di una casa con il tetto a capanna. La porta senza ante che si trova al centro della sagoma permette di creare continuità visiva fra la sala e la cucina. L’ambiente, intimo e avvolgente, accoglie una successione di tavoli simili a banchi che insistono su un tappeto di cementine originali. La sala sembra essere tesa tra due poli: la piccola e preziosa cantina – simile a uno scrigno trasparente – e l’”occhio” sulla cucina che lascia intuire cosa accade al suo interno. Alle pareti corre una teoria di scaffali di legno destinata a ospitare semi e spezie di ogni tipo.

All’inizio della cena, compatibilmente con i suoi impegni in cucina, arriva Bianca, professionista impeccabile ed esigente con sé stessa, che presenta la sua cucina e si premura di iniziarvi e accompagnarvi in un viaggio attraverso la sua Sicilia a tavola.
Noi di Pantografo abbiamo assaggiato numerose pietanze, tutte ottime con punte di eccellenza. In questo senso, da non perdere sono gli Spaghettoni con Burro & Acciuga, Bottarga di Tonno di Favignana e muddica atturrata di grano Perciasacchi. Ci è sembrato di vivere in un sogno. Gustose e spesso sorprendenti per la loro semplicità, frutto di uno studio scrupoloso, attento e preciso, le pietanze gustate ci hanno fatto sentire leggeri, nell’anima e nel corpo.

Abbiamo puntato sul pesce e così per antipasto è arrivata l’Insalata di mare, nella quale il polpo e le seppie dialogano con il crudo di lampuga e con l’aguglia imperiale, esaltati dal limone candito, dai pomodori essiccati, dall’origano e dalla salsa al prezzemolo. A seguire sono arrivati anche i Corallini di Timilia, Patate e Vongole, Estratto di Gambero e Riccio, foglie di Sinapo, la Zucca al BBQ, Emulsione di Pinoli, Salvia, croccante di Pane e Olive nere e l’Ombrina e Lattuga al BBQ e Garum di ventre di Tonno. Piatti che raccontano di grani antichi e di erbe selvatiche, di materie prime genuine utilizzate in tutte le loro parti secondo un’ottica zero sprechi, di vegetali esaltati attraverso particolari tecniche di cottura perché esprimano tutte le loro potenzialità gustative. Piatti che puntano sulla stagionalità e sui prodotti del territorio, sull’artigianalità e sulla sostenibilità. Portate che raccontano la Sicilia attraverso gli occhi e il cuore di una chef capace di lavorare con creatività sulla memoria della cucina siciliana guardando all’innovazione. «Quando sono arrivata qui ad Habitat già usavo molti prodotti del territorio, ma desideravo esaltarli – ha raccontato la chef a Pantografo -. Ho ripreso vecchie ricette che gli stessi siciliani sconoscono, le ho trasformate e le ho riportate in vita con un nuovo imprinting. Non si tratta di rivisitazione: io preparo piatti dove l’ingrediente è esaltato e piatti storici con prodotti di qualità. Per me è importante che al cliente arrivi un racconto della Sicilia con una qualità a monte che mi garantisca la buona resa del piatto».

Quando torneremo da Materia, perché siamo intenzionati a farlo, punteremo sulla carne. Ci incuriosiscono in particolare gli Spaghettoni con fondo bruno di manzo, burro e gremolada siciliana (scorze di agrumi, prezzemolo, pinoli, acciuga, capperi) e la Tagliata di manzo, patata affumicata, caponata invernale di cavolo viola, mele e uva zibibbo di Pantelleria.
Bianca riserva poi una particolare attenzione al mondo del vegetale, con piatti come, per esempio, la Zuppa di cipolla, fondo di pane e funghi porcini. Non è un caso che, per la cena di Capodanno, Materia proponga anche il menu vegetariano, oltre che quello classico.
Non alzatevi da tavola senza aver provato i dolci della pastry chef Manuela Seminara, capace di esplorare le potenzialità di una pasticceria all’altezza di quella tradizionale siciliana.
Se deciderete di dormire in hotel, per colazione rimarrete ancora una volta stupiti. Lasciamo a voi la scoperta. Vi diciamo soltanto che è tutto fatto a mano nel laboratorio di Materia, dal succo di kiwi, limone e mela – del tutto diverso e molto più buono di qualsiasi altro succo, anche di qualità – alla crema di nocciole dell’Etna, un’esperienza irrinunciabile che vi farà capire definitivamente quanto sia più buono, genuino e sorprendente il gusto di un prodotto fatto a mano rispetto a quello di uno realizzato industrialmente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In Copertina: Materia Spazio Cucina, il ristorante di Habitat Boutique Hotel, Catania. Progetto: Marianna Nociforo e Antonio Spera © Alfio Garozzo

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