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A Gela, il design cuce su misura di Donna Vitina il secondo salotto culinario

Pesce a km0 per un format che fa della memoria la chiave del progetto


A Gela, in Sicilia, c’è una novità che ha il sapore del mare. È Donna Vitina, il ristorante a pochi passi dal lungomare che punta a diventare tra le mete più ambite della zona per coloro che amano il pesce. Questo è l’obiettivo della proprietà, già attiva da tempo nel settore della ristorazione con un altro locale molto gettonato, nella stessa città, nel quale a essere protagonista è invece la carne.
Donna Vitina, che nel suo nome omaggia la nonna dei proprietari e la sua proverbiale dedizione nel raccogliere la famiglia attorno a una tavolata ricca di prelibatezze, intende trasmettere la sensazione di sentirsi a casa, proprio come se l’ospite fosse una persona di famiglia, da coccolare con gustose pietanze e con un ambiente avvolgente. Ed è per questo che Nino Briffi e Salvatore Sabbatini, i proprietari, si sono rivolti non solo a un cuoco che ha lavorato con alcuni degli chef siciliani più quotati, ma anche a Puccio Collodoro Architetti, lo studio con base a Palermo e a Gela fondato appunto da Gianluca Puccio e Andrea Collodoro. «Il ristorante Donna Vitina nasce dalla volontà di creare un luogo in cui eleganza e tradizione possano dialogare in maniera originale», raccontano i progettisti a Pantografo. E così, solo per citare un esempio, descrivendo morbide curve dal soffitto pende una teoria di pannelli curvilinei in lamiera forata color bronzo che ricorda le reti dei pescatori.


La reinterpretazione delle attività e degli oggetti legati al mondo del mare è stata affrontata con garbo, facendo ricorso a un linguaggio contemporaneo.


Accogliente, caldo nelle tonalità cromatiche, ben concepito negli accostamenti materici, il ristorante «vuole essere un salotto culinario, confortevole e curato», raccontano gli architetti. La sala è anticipata da un generoso spazio esterno caratterizzato da un sistema mobile di schermatura e da un controsoffitto in lamiera microforata. Cuore pulsante dell’ambiente è il volume della cucina a vista, contraddistinto da partizioni in vetro bronzato e finitura dorata, la stessa del banco cassa applicata su una lamina metallica che avvolge il mobile in rovere. Sulla sinistra si apre la sala con tavoli e sedie in velluto grigio «che hanno come quinta una grande parete espositiva realizzata in rovere con sfondo in travertino», continuano i progettisti.

La cucina è il regno dello chef Salvo Cusumano che, dopo un periodo di gavetta, ha cominciato a lavorare per diversi ristoranti stellati, fra i quali La Madia a Licata di Pino Cuttaia e Coria a Caltagirone degli chef Domenico Colonnetta e Francesco Patti. «La mia filosofia di cucina è basata sulla memoria – racconta Cusumano a Pantografo –. Amo ricercare le antiche ricette delle nostre nonne e rielaborarle in chiave contemporanea, puntando quindi sulla fusione tra tradizione e innovazione.» Da questo approccio nascono piatti come l’arancino al nero di seppia con burrata di bufala, la gelificazione di gambero rosso con marmellata d’arancio, petali di mandorla e aroma di agrumi siciliani, la cacio e pepe con gambero rosso e tartufo, il macco di fave, cozze e finocchietto, il timballo con carciofi, carpaccio di branzino, capperi e polvere di acciughe, solo per citare alcuni piatti che testimoniano come la Sicilia a tavola sia ormai ricca di piatti capaci di proporre sperimentazione e originalità, oltre che di quelli altrettanto succulenti della tradizione. È questa la carta vincente di Donna Vitina, insieme alla volontà dei proprietari di puntare sulla qualità delle materie prime – innanzitutto il pesce a km 0 – e su un ambiente raffinato e moderno in cui la cucina mediterranea trovi la sua espressione più autentica.

In copertina: Donna Vitina, Gela (Caltanissetta). Progetto: Puccio Collodoro Architetti. (Foto: Benedetto Tarantino)

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