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Io sono cultura, il sistema creativo vale quasi 85 miliardi di euro

Presentato il Rapporto di Symbola e Unioncamere: il settore ha sofferto, ma rimane leva per la crescita del Paese. Bene software e game. Milano in pole


Il volto tra le nubi, ma anche un orizzonte che si rischiara. La copertina del Rapporto 2021 “Io sono cultura”, firmato da Fondazione Symbola e Unioncamere, disegnata da Barnaba Fornasetti, dà l’idea precisa del peso della pandemia sul nostro presente e sullo sforzo che ci si richiede ora per ricostruire il futuro. Bellezza e cultura che grazie a questo Rapporto si affermano come leve fondamentale per la crescita del nostro Paese. «Gli investimenti in cultura, sono una grande opportunità di crescita economica. Non è più tempo di marginalità, ma il ministero ha oggi un ruolo di centralità nel sistema economico del Paese. In questa pandemia si è anche capito come sia fondamentale l’intervento del pubblico, dagli ammortizzatori sociali agli interventi di sostegno dei centri di cultura», afferma il ministro alla Cultura, Dario Franceschini.

«Un viaggio che dura 11 anni con il sodalizio di Symbola per sondare il valore della cultura che genera valore diretto, ma anche l’impatto sul sistema produttivo nazionale», introduce lo studio, Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere. Un Rapporto realizzato in collaborazione con la Regione Marche e il Credito Sportivo e con il patrocinio del ministero della Cultura. «Rinascita dei borghi, teatro, rigenerazione, festival, dai dati si capisce come aggiustare il tiro, quando le iniziative strategiche funzionano e quando non funzionano. Le Marche hanno un potenziale grande, ma inespresso, come regione puntiamo molto sulla cultura, le bellezze artistiche e storiche qui sono di casa», spiega Giorgia Latini, assessore alla Cultura della Regione Marche.

Come influisce la cultura nello sviluppo del nostro Paese? I dati dell’ultimo decennio dimostrano che la cultura è fonte di posti di lavoro e ricchezza diretta, si genera innovazione, rendendo i settori più competitivi (basti pensare al design made in Italy).

Quest’anno il contesto è quello del Nuovo Bauhaus promosso a settembre dalla commissione europea, rispetto al quale anche in Italia ci si sta organizzando per sottoporre progetti ambiziosi, sull’abitare e la rigenerazione urbana.

Non secondario il legame tra la cultura e i mondi della produzione, della scienza e della tecnologia. Elementi determinanti per la transizione ecologica indicata da Green New Deal e Next Generation Eu.


Creatività e sostenibilità, con questo binomio l’Onu ha aperto la 74esima assemblea e dichiarato il 2021 l’anno internazionale dell’economia creativa per lo sviluppo sostenibile.


Questo il contesto del Rapporto che disegna uno scenario con numeri e dati importanti.

«Dalla ricerca emerge con riferimento al 2020 per la filiera, un valore complessivo di 84,6 miliardi di euro (in flessione di poco più dell’8% sull’anno prima), con poco meno di 1,5 milioni di persone occupate. Corrispondenti al 5,7% del valore aggiunto italiano ed attiva complessivamente 239,8 miliardi di euro. Nonostante l’impatto della crisi, alcuni comparti culturali e creativi hanno comunque mostrato segnali di tenuta generale. In particolare, le attività di videogiochi e software, pur registrando una leggera riduzione degli occupati (-0,9%), hanno aumentato la ricchezza prodotta del +4,2%, anche per via della spinta al digitale e all’home entertainment che i vari lockdown succedutesi hanno prodotto. Al contrario, una crisi generalizzata sembra aver interessato le attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico e le performing arts, come noto duramente colpite dalle misure restrittive e di contenimento. Il comparto del patrimonio storico e artistico ha registrato una contrazione del -19,0% relativamente alla ricchezza prodotta e del -11,2% in termini occupazionali; peggio ancora per le performing arts, rispettivamente scese del -26,3% e del -11,9%», spiega Domenico Sturabotti, direttore di Symbola.

Questo Rapporto è un’eredità a cui tengo tantissimo, ora come non mai sono stati centrati i temi chiave del cambiamento. Questi numeri ci danno una grande occasione per dare peso e dimensione alle cose. Un Rapporto che, per il suo altissimo apporto all’economia del Paese, merita la massima attenzione da parte di tutti i soggetti che possono contribuire alla sua ripresa e al suo sviluppo, tra i quali le Camere di commercio. Il sistema camerale è al servizio del Paese, siamo in attesa però di una riforma non ancora compiuta.

Andrea Prete, neo-presidente di Unioncamere

Il settore culturale ha pagato più di altri settori la crisi dovuta alla pandemia ma si conferma l’importante ruolo anche economico.

«Le medaglie vinte alle Olimpiadi sono un formidabile spot ai cromosomi strutturali del nostro Paese. La forza delle produzioni di qualità, della conoscenza, dell’impegno e del coraggio, sono gli ingredienti che danno la spinta all’Italia», racconta Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. «Cultura, creatività e bellezza – ha aggiunto Realacci – sono la chiave di volta di molti settori produttivi: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. Un’infrastruttura necessaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura, sulla bellezza e sulla coesione, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro come affermiamo nel Manifesto di Assisi».

Quanto alla ripartizione geografica, la grande area metropolitana di Milano figura al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,7 e il 9,8%, mentre Roma è seconda per valore aggiunto (8,7%) e quarta per occupazione (7,8%) e Torino si colloca terza in entrambe le categorie (8,4% e 7,9 per cento). Va poi sottolineato che la Lombardia è la prima regione per spesa turistica attivata dalla domanda di cultura (3,9 miliardi di euro) e quinta per incidenza della stessa sul totale della spesa culturale (47,6%, quasi 10 punti in più della media nazionale). «Il legame tra cultura e manifattura – si legge nel rapporto – appare evidente nelle realtà distrettuali, ovvero in quelle aree dove è presente una rilevante concentrazione di professioni artigianali, che valorizzano competenze creative del made in Italy. Fra queste eccellenze distrettuali, fortemente orientate ai mercati esteri, si possono citare Monza-Brianza, Arezzo, Alessandria, Modena, Reggio Emilia, Pesaro-Urbino».

Per approfondimenti leggi l’articolo sul sito di Fondazione Symbola.

 

Immagine di copertina: Copertina del libro Io sono cultura 2021. Cortesia Fondazione Symbola

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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