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Tra arte e geografia, storie di mondi possibili

Opera, cinema, musica e fumetto protagonisti del libro “Geografia e fiction” di Marcello Tanca


La geografia, una materia intuitivamente centrale in un mondo sempre più globalizzato e, suo malgrado, “unito” dalla pandemia da Coronavirus. Ma anche la cenerentola delle materie scolastiche, il cui insegnamento è andato via via indebolendosi, nonostante le competenze sempre più complesse e interdisciplinari che servono per navigare il mondo di oggi.


Ma esiste anche una geografia della finzione, della fiction si direbbe in gergo, e soprattutto una sua teoria, che esplora un piano più alto ma non per questo meno importante: esplorare e formulare ipotesi su mondi possibili e sulle loro potenzialità, attraverso una «simulazione della territorialità».


È questo il cuore del libro “Geografia e fiction”, uscito per i tipi di Franco Angeli a firma di Marcello Tanca, ricercatore all’Università di Cagliari.

Un volume che attraverso quattro casi studio, che vanno dall’opera, al cinema e fino ai fumetti, esplora quanto questa possibilità esplorativa di quei «territori finzionali» attraverso la «cassetta degli attrezzi» della ricerca geografica e che comprende appunto i concetti di territorialità e territorializzazione. E questo funziona in modo particolare per quei medium comunicativi che non sono dei testi: «questo rende l’opera, il film, la canzone, e il fumetto “simulazioni di territorialità” in cui la componente geografica assume di volta in volta forme e registri molto diversificati» scrive Tanca.

Ecco che quindi uno dei capolavori di Wolfgang Amadeus Mozart, Il flauto magico, diventa occasione per approfondire la geografia teatrale di quest’opera e della stessa città di Vienna e della sua espansione al tempo Giuseppe II, nonché i rapporti tra potere, cultura e politica, in cui il teatro assolveva a una funzione anche di creazione di un sentimento nazionale, in una territorializzazione teatrale. Ancora, Grand Budapest Hotel di uno dei maestri del cinema indipendente, Wes Anderson, viene analizzato attraverso la rappresentazione del paesaggio che Anderson fornisce in quasi tutti i suoi film, un versione amplificata della realtà secondo Tanca, un gioco atto a stupire le aspettative dello spettatore, una vera e propria «iconizzazione, ossia la tendenza a ridurlo ad un’icona o a una serie di icone in cui si riassumono le peculiarità di un territorio», costruendo quindi delle simulazioni di territorialità.

Le canzoni di Paolo Conte sono invece il pretesto per parlare della «densità geografica» dei testi del cantautore astigiano, i giochi di parole, le figure retoriche di cui le sue canzoni sono ricche. Come in Paris, les Paris, dove Paris indica sia la città, che i parigini che la “scommessa” (les paris in francese). Sovrapposizioni e contesti semantici e territoriali, a testimonianza della ricchezza della produzione di Conte. Senza dimenticare la graphic novel, che, come spiega Tanca, «simulando la territorialità questo medium ci fa conoscere le condizioni di un divenire possibile». Ed è uno dei maestri italiani di quest’arte, Gipi, il caso prescelto dall’autore per esplorare queste potenzialità e la «geografia dell’instabilità» dei personaggi del fumettista pisano, che abitano, per stessa definizione di Gipi, in spazi quasi sempre «alieni».

Immagine di copertina: Vienna, Kärnter Ring, ©Jorge Franganillo via Wikimedia Commons

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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