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Stella McCartney e Google Cloud investono sulla sostenibilità

Progetto pilota per monitorare l’impatto del fashion sull’ambiente attraverso data analytics e machine learning


Stella Mccartney © Copenhagen Fashion Summit

Come rendere l’industria del fashion più ecosostenibile? Come contribuire ad abbattere le emissioni di CO2, ma anche delle risorse idriche e dei pesticidi considerando che il settore della moda è fra i più inquinanti a livello mondiale?

È partendo da questi interrogativi, e dall’intento concreto di passare all’azione, che il brand Stella McCartney e Google Cloud hanno deciso di unire le forze attraverso il battesimo di un progetto pilota- unico nel suo genere – che facendo leva sui più innovativi strumenti di data analytics e di machine learning mira a mappare l’uso delle materie prime lungo tutta la filiera produttiva per poi mettere a punto un piano di efficientamento votato a evitare sprechi e ridurre l’impatto ambientale.

Svelata in occasione del Copenhagen Fashion Summit, l’iniziativa ha acceso i riflettori in primis sui numeri. Insieme al petrolio, il settore del fashion è tra le principali cause di inquinamento a livello globale: genera il 10% delle emissioni di carbonio nonché il 20% delle acque reflue. «Nonostante siano numerose le organizzazioni che stanno cercando di affrontare questo problema e che stanno implementando diversi approcci per far fronte alla questione, le lacune sono ancora significative», evidenzia Google Cloud che ha deciso di mettere in campo le proprie tecnologie per imprimere una svolta. «Stiamo facendo del nostro meglio. Non siamo perfetti, ma stiamo avviando un percorso che non si è mai verificato prima nella storia del fashion», afferma Stella McCartney. A onor del vero il brand della stilista britannica, figlia del celebre Paul dei Beatles, porta da sempre alta la bandiera dell’ecosostenibilità: ha contribuito al lancio della Carta della Moda Sostenibile dell’Onu per il cambiamento climatico e recentemente ha battezzato “Stella McCartney Cares Green”, attività in capo alla “Stella McCartney Foundation” dedicata alla promozione di comportamenti sostenibili e alla protezione dell’ambiente.


Il progetto con Google Cloud parte dalla misurazione dellimpatto ambientale derivante da cotone e viscosa


Stella Mccartney © Copenhagen Fashion Summit

Il cotone da solo vale il 25% di tutte le fibre impiegate dal comparto con un notevole utilizzo di acqua e pesticidi in fase di produzione mentre la viscosa, seppure al momento meno rilevante, sta registrando un forte trend di crescita e danno del disboscamento delle foreste. «Questo progetto pilota – spiega Google Cloud – ci consentirà di testare l’efficacia delle nostre piattaforme di data analytics e machine learming su queste materie prime, aprendo poi all’opportunità di estensione a una più ampia varietà di prodotti tessili».

In dettaglio grazie alle piattaforme di casa Google sarà possibile misurare quanto cotone e viscosa impattino sull’inquinamento atmosferico tenendo conto di parametri quali emissioni di gas serra, sfruttamento del suolo, scarsità d’acqua. «Il nostro obiettivo – puntualizza la società americana – non è solo quello di essere in grado di misurare le conseguenze provocate dalla produzione di queste materie prime, ma anche di mettere a confronto l’impatto nelle diverse aree geografiche in cui avviene la produzione».

E questo è solo l’inizio di un cammino che vedrà Google Cloud sempre più in prima linea. «Collaboriamo attivamente con marchi di moda, esperti, Ong e associazioni di settore con l’ambizione di creare uno strumento aperto e allo stesso tempo abbiamo interazione di proseguire la mostra collaborazione con altri attori del settore, grandi e piccoli. Ci auguriamo davvero che questo esperimento possa offrire ai marchi della moda una maggiore visibilità sull’impatto prodotto dalla propria supply chain e prendere decisioni migliori sull’approvvigionamento delle materie prime».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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