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Si scrive FUD, si legge progetto di ristorazione sicula

Ideato a Catania dalla collaborazione di Andrea Graziano, Elisia Menduni e Andrè Thomas Balla, il ristorante è diventato anche happy farm, cocktail e burger bar


Si dice che i siciliani siano poco intraprendenti: un luogo comune pronto a essere in buona misura smentito non appena ci si avvicina, per esempio, al territorio catanese. La città alle falde dell’Etna è infatti nota, almeno fra i siciliani, per l’operosità di molti dei suoi abitanti che spesso mettono in moto interessanti attività imprenditoriali. Un fenomeno che comincia a estendersi anche nel siracusano e che vede finalmente diversi giovani capaci rimanere nella propria regione. Con orgoglio lavorano sodo per far decollare attività – anche inventate – spesso legate all’ampio settore della cultura. Così, un architetto si è dedicato con fortuna crescente all’editoria in un periodo decisamente infelice per il settore, una grafica disegna e realizza abiti decisamente originali, una ricercatrice in Scienze Cognitive ha avviato un’agenzia stampa dedicata al food&wine. Sono solo alcuni esempi.

A Catania incontriamo Andrea Graziano, fin da giovanissimo appassionato di enogastronomia. Dopo una formazione all’estero, torna a “casa” dove comincia a collaborare con Elisia Menduni, ricercatrice gourmet, antropologa del cibo e fotografa, e con André Thomas Balla, architetto. Finalmente nel 2012 nasce “FUD Bottega Sicula” a Catania: uno spazio di condivisione fra clienti eterogenei ma accomunati dal desiderio di sperimentare un’esperienza gastronomica “alla mano” e di qualità.

FUD è ristorazione popolare, accessibile e immediata: un modello di fast food declinato ai tempi, alla cultura, ai prodotti e soprattutto ai sapori della Sicilia

«Nel progetto di “FUD” nulla è lasciato al caso, a partire dal gioco linguistico del nome e del menu» Su una delle lavagne che popolano il locale, la cui grafica scoppiettante è firmata dalla Menduni, si legge: «Era il primo dicembre del MMXII quando, in una notte tempestosa e alcolica creammo il Fuddish. Ma che cos’è?!??!? Un incrocio linguistico assurdo tra inglese e siciliano, uno scandire letterale della lingua anglosassone in dialetto siciliano. Spik Fuddish!» E allora kitchen diventa “chiccen”, l’asino – che in dialetto siciliano si chiama “sceccu” – si trasforma “sceck”, il cheese cake in “cis cheic”. Allo stesso modo nel menu troviamo L’Ors Burgher (hamburger con carne di cavallo), il Veg Che Bab (kebab vegano a base di seitan marinato in erbe aromatiche), il Cicchen Oddog (wurstel di pollo modicano avvolto in guanciale di suino nero dei Nebrodi). I panini sono tutti ideati da Andrea Graziano – che è stato cuoco in diversi ristoranti all’estero – a partire da ingredienti siciliani di qualità come la Tuma Persa, il Maiale Nero dei Nebrodi, la Cipolla di Giarratana, la Provola della Madonie, il formaggio Ragusano, l’Aglio Rosso di Nubia.

©FUD. Bottega Sicula, Milano. Progetto: BALLA | CALVAGNA

L’attività decolla e in breve tempo aprono le sedi di Palermo (2015) e Milano (2018). Oggi i dipendenti sono circa 130 e la loro selezione è lungimirante, soprattutto in questo periodo, nel quale le virtù di un’efficace integrazione culturale sono sempre più messe in discussione. «Sono i “FUD Pipol” a far crescere il nostro successo – racconta Andrea Graziano – I nostri dipendenti sono selezionati non tanto in base alle loro esperienze ma rispetto alla capacità di relazionarsi con la clientela, cercando di integrare il più possibile culture ed esperienze. Assumiamo spesso ragazzi con percorsi difficili, rifugiati politici ed ex-detenuti attraverso un progetto con l’amministrazione penitenziaria».

Alla base del successo di “FUD”, oltre al divertente escamotage linguistico, c’è ovviamente la qualità delle materie prime. Carni, formaggi, verdure e legumi, salse, conserve, birre, vini, distillati, dolci provengono da piccoli e medi produttori della Sicilia, con i quali “FUD” ha instaurato un rapporto diretto e rispettoso alla base di un circolo virtuoso di filiera corta. E non poteva mancare l’apporto dell’architettura, trait d’union dei tre locali, capace di costituire un plusvalore in termini di atmosfera. «Il concept è il frutto di una gestazione lunga e integrata che ha coinvolto cucina, marketing, comunicazione e architettura – spiega lo studio catanese BALLA | CALVAGNA, autore dei tre locali – Lo spazio interno è pensato per mettere in scena questo processo centrato sul cibo, che è protagonista prima ancora di essere degustato. (…) Trasponendo l’importanza della materia prima in cucina anche all’architettura, per gli arredi fissi e l’involucro interno abbiamo utilizzato solo materiali locali tradizionali (pietra, cotto di fattura artigianale) e industriali (compensato marino, acciaio grezzo), sempre al naturale, privilegiando l’onestà costruttiva».

La storia non finisce qui, perché Andrea Graziano è un imprenditore vulcanico, pieno di idee ed energia. Sulle pendici dell’Etna ha avviato “FUD Farm“, una happy farm di nuova generazione dedicata alla sperimentazione di coltivazioni interamente biologiche; in via Santa Filomena a Catania, meta dei buongustai locali, è nato “FUD Off“, un cocktail bar che propone tapas intrise di sicilianità; e poi c’è “FUD Bocs“, sul lungomare palermitano, dove il pesce, in versione “burgher” e “oddog”, regna sovrano.

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