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Dash Kitchen, a Torino la birreria gastronomica in un’ex tipografia

Architettura industriale e atmosfera vintage, piatti ricercati in uno spazio contemporaneo


Dal ventre buio di una ex tipografia in stato di abbandono è nato uno dei locali più cool di Torino: “Dash Kitchen”. I suoi punti forti sono la selezione di cento birre provenienti da tutto il mondo e quella dei gin, che arriva a contare ben centocinquanta etichette. All’ampia scelta del beverage è associata una proposta gastronomica che comprende sia l’accompagnamento per l’aperitivo, come le tapas, sia piatti veri e propri come la “Tartare di salmone con crudité di finocchio e arancia” e lo “Stinco di maiale glassato ai piccoli frutti rossi con gocce di Framboise e patate cremose”.

Riso venere con verdure e spuma di mozzarella

E per un approccio alla serata più informale ci sono anche l’hamburger e la cosiddetta “pizza al padellino” (o al tegamino), così chiamata perché, benché gli ingredienti siano gli stessi di un impasto tradizionale, il metodo di cottura è diverso, e la rende alta, più stretta di quella napoletana e senza cornicione. Dietro a Dash Kitchen c’è Massimo De Cristofaro, proprietario anche di un altro locale a Torino, il direttore Dario Richiardi, il giovane chef Marco Bertone, l’architetto Fabio Fantolino, autore del progetto di interni.

Bertone, classe 1988, si è formato all’estero con una significativa esperienza sotto la guida dello chef Alex Atala, più volte premiato a livello internazionale per il suo lavoro al ristorante “D.O.M.” a San Paolo del Brasile. Tornato in Italia, ha collaborato per anni con Alessandro Mecca, in particolare a “Spazio7”, all’interno della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.

l’obiettivo è stato di creare un locale che mettesse al centro la passione birraia cercando allo stesso tempo un contenitore e un format diversi rispetto a quelli già esistenti. La volontà è di dare spazio a prodotti di qualità proponendoli secondo un approccio contemporaneo

Dario Richiardi

Varcata la soglia del locale si rimane di stucco, soprattutto se ci si aspettava una tradizionale birreria. Sembra di fare un salto nella storia per ritornare poi nel presente: ovunque è nitida la memoria dell’ex tipografia e il gusto degli anni Settanta, allo stesso tempo, al tavolo o al bancone, una teoria di piatti e di cocktail riportano alla realtà, quella contemporanea, degli abbinamenti niente affatto tradizionali, piuttosto frutto di una passione per la novità e la sperimentazione.

Progetto degli interni: Fabio Fantolino (Foto: Eugeni Pons)

 

Gli interni recuperano un’atmosfera vintage riscontrabile nella scelta dei corpi illuminanti, degli arredi, dei loro materiali di rivestimento e dei colori- velluti, pelli e alcantara nelle tinte del rosso, del giallo, del verde-. La quinta di tubolari cromati, che delimita gli spazi della prima sala, consente di vivere il locale in una dimensione più riservata rispetto agli altri ambienti, votati alla mondanità e alla dinamicità. Un altro elemento protagonista della scena è il lungo bancone in acciaio super mirror che si contraddistingue per una sequenza di vibranti spillatori cromati.

“L’equilibrio architettonico e sensoriale è bilanciato dall’inserimento di caldi elementi in legno che contribuiscono a scaldare e a contenere la durezza dell’architettura -racconta l’architetto-. Il risultato è un’armonia di contrasti che trovano il loro punto di forza proprio nel modo in cui vengono declinati: l’umile involucro dal richiamo industriale legato alla preesistenza convive con un contenuto raffinato di icone anni ’70, rivisitate e rese contemporanee.”

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