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Casa Clàt: hotellerie e cucina di una Cagliari cosmopolita

Situata nell’ottocentesco Palazzo Frau, è ispirata al mare sia nel menù che nel design delle camere


A Cagliari c’è una nuova tessera che si aggiunge al mosaico del fermento che la città sta vivendo: Casa Clàt, suite hotel e ristorante (aperto anche agli ospiti esterni) che si propone come luogo alternativo rispetto ai più consueti scenari dell’ospitalità e della ristorazione locali. Situata nel cuore del capoluogo sardo, trova posto all’interno di Palazzo Frau, risalente all’Ottocento e appartenuto a una famiglia nobile. Uno scenario che, dopo anni di abbandono, torna a vivere grazie alla lungimiranza della nuova committenza e all’acuto progetto di interior design. Uno dei concetti fondamentali che definisce questa nuova meta a Cagliari è quello legato all’atmosfera intima e familiare che la proprietà e il direttore artistico hanno voluto ricreare. Atmosfera di casa, insomma, come del resto lo stesso nome del suite hotel racconta.
Il tema che ha ispirato la nuova immagine del palazzo, oltre che la cucina del ristorante, è il mare. E così le nove camere, una diversa dall’altra, portano il nome di Corallo, Conchiglie, Mediterraneo, Abissi, Isola, Dune, fra le altre. Ognuna di esse declina nel proprio progetto di interni il ventaglio di significati contenuto nel proprio nome. Sempre con un linguaggio contemporaneo e garbato.


E così, per esempio, nella suite Corallo la testata del letto si incarna in un suggestivo murales che ricorda le ramificazioni del corallo.


Mentre nella suite Dune le pareti sono decorate con linee sinuose e colori caldi che richiamano il paesaggio delle montagne di sabbia.
Il mare è presente anche in cucina, dove il pesce e i prodotti ittici la fanno da padrone. La loro freschezza è assicurata – ed è questo uno dei plusvalori del ristorante – considerato che i proprietari di Casa Clàt sono Caterina e Claudio Murgia, fratelli e amministratori di Nieddittas, azienda simbolo della mitilicoltura di qualità in Sardegna. Una realtà che, in oltre cinquant’anni, è cresciuta fino a trasformare una piccola cooperativa di pescatori in una delle più note aziende italiane del settore. In questo senso il rapporto con il territorio è molto forte ed efficace.
«Sono diversi gli aspetti che concorrono a definire il nostro modello di business – raccontano i proprietari di Casa Clàt a Pantografo -. Abbiamo puntato su prodotti e produttori locali per il ristorante, sui piccoli numeri che consentono un servizio sartoriale per il suite hotel e ancora, in generale, su personale locale con esperienza internazionale. Per la proposta enogastronomica, in particolare, abbiamo puntato sulla diversificazione dell’offerta: oltre al ristorante fine dining che si estende anche in giardino, è possibile optare per la cantina, dove vengono servite tapas gourmet, o per il bar, dove si possono gustare snack e crudi. L’obiettivo è quello di aprirsi a una clientela eterogenea e con esigenze diverse. Nel complesso intendiamo puntare sempre sulla qualità».
Lo chef Filippo Monaco è autore di pietanze che partono dalle materie prime locali per incontrare e sposare le tecniche e i sapori della cucina internazionale. Un menu di contaminazioni quindi, non così ricorrente in Sardegna, che coinvolge l’avventore in un’esperienza ricca di piacevoli sorprese e di accostamenti inediti. Ed è per questo che l’attesa fra un piatto e l’altro, sempre contenuta e resa piacevole da un servizio particolarmente attento, è dominata dalla curiosità per la pietanza che seguirà. Lo chef Monaco ha natali sardi, ma è partito giovanissimo alla volta della Francia e, successivamente, della Spagna. La dote che porta a Casa Clàt è pertanto la capacità di dare nuova voce al ricco patrimonio delle materie prime locali attraverso il bagaglio di conoscenze apprese all’estero. Questa sinergia fra locale e internazionale è decisamente il punto di forza del ristorante, che al momento non ha rivali in città. Nel menu si trovano piatti come salpicon di pescato del giorno, mandorle tostate e gel di peperone verde fra gli antipasti, donuts ripieni di patate con bisque di gambero rosso, tartare di gambero e limone fra i primi, spigola alla piastra, guazzetto aromatico, verdure agrodolce e bouquet garni fra i secondi. Spazio anche ad alcuni piatti di carne, per chi la preferisce al pesce, per esempio con la Faraona glassata con la sua demi-glace, pan brioche al burro nocciola e royale di fegatini. Fra i dolci, poi, da non perdere è la panna cotta con yuzu, sciroppo d’acero, mele granny in osmosi, granita allo shiso, sorbetto lime e zenzero e aria di latte essiccata. «Il mio obiettivo è quello di trasmettere quanto ho imparato all’estero come metodologia di lavoro e come filosofia di cucina – spiega lo chef a Pantografo -. Punto a lavorare sul prodotto senza intoccarlo troppo per esprimere il massimo risultato. A partire dalle materie prime del Mediterraneo, in questo caso sarde, la mia cucina si esprime attraverso le contaminazioni con le culture che ho conosciuto in questi ultimi venti anni». Una raccomandazione: non andate via senza aver provato il polpo kimchi, panko tostato e maionese agli agrumi. Non è soltanto eccellente, che già basterebbe, è addirittura capace di far volare il piacere del gusto a infiniti metri da terra.

Il ristorante, così come l’intero suite hotel e il suo giardino, sono opera dell’artista e designer Giorgio Casu, anche lui sardo con molteplici esperienze all’estero. La chiave di lettura del suo intervento risiede nella volontà di rappresentare il territorio sardo come parte di un mosaico molto più ampio, quello del Mediterraneo. Anche in questo caso, quindi, non mancano le contaminazioni, che sono la vera anima di tutta Casa Clàt, dall’accoglienza alla ristorazione. I riferimenti ai banchi coralliferi nella suite Corallo, per esempio, alludono sì alla pesca del corallo in Sardegna ma anche a quella esercitata da liguri, siciliani, catalani nelle coste della Tunisia. Anche il ristorante esprime sinergie con le culture del Mediterraneo e, allo stesso tempo, attraverso la scelta di materiali, componenti cromatiche, pitture parietali, allude al territorio sardo, in particolare a quello del Sinis.
Di recente, poi, ha aperto anche il giardino che, insieme al piano terra, si propone come un luogo di apertura alla comunità locale, oltre che di convivialità e di degustazione delle ottime pietanze di casa Clàt. Concepito come un vero e proprio salotto all’aperto dove piante aromatiche, olivastri e vasche d’acqua distinguono le diverse aree, il giardino presenta la zona lounge sul prato, la terrazza ristorante e la cantina, uno spazio ricavato in quella che un tempo fu la stalla del palazzo.

In copertina: Casa Clàt, Cagliari. Progetto: Giorgio Casu. Ph: ©Tiziano Canu

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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