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Un format per sola pasta fresca. Firmato “Bottega Portici”

Il progetto prevede anche delle linee guide per l’architettura messe a punto dallo studio bolognese Ciclostile


© Fabio Bascetta

“Bottega Portici” è un format che da Bologna, dove è presente con due sedi, porta in giro per l’Italia il culto della pasta fresca fatta a mano e pone al centro della sua missione uno stile di vita che vede interagire tradizione e innovazione. Presente anche alla stazione di Roma Termini, al Franciacorta Outlet Village di Brescia, al Centro Commerciale Milanofiori, a I Petali di Reggio Emilia (alcuni di questi aperti in franchising), il progetto «(…) è inserito all’interno della strategia di crescita e diversificazione nel settore Hospitality & Food del gruppo industriale Imperial, azienda leader del Fast Fashion Made in Italy», racconta Riccardo Bacchi Reggiani, amministratore delegato e Ceo di “Bottega Portici”, oltre che ideatore del format.

L’esperienza è iniziata a Bologna con i successi del “Ristorante I Portici” (all’interno dell’omonimo hotel) che propone una cucina gourmet premiata con la Stella Michelin dal 2013 a oggi. «Da questi presupposti è nata l’idea di investire su qualcosa di nuovo, che potesse portare la qualità del prodotto gastronomico italiano in una formula contemporanea e alla portata di tutti. È così che nel 2014 il team food & beverage mette a punto il format».

La vision del progetto è ben precisa: portare la qualità dei prodotti Made in Italy in tutto il mondo

© Fabio Bascetta

Un format di “casual food” italiano, sperimentato e replicabile, quello di “Bottega Portici”, in grado mettere in mostra lo spettacolo dell’antica arte della pasta fresca che, cucinata a vista dagli chef, può essere consumata in modo espresso direttamente nel locale oppure in formato take away. Senza mai rinunciare alla qualità delle materie prime e puntando sulla sostenibilità.

Sì, perché “Bottega Portici” ha a cuore l’ambiente.

«Tutto il packaging di Bottega Portici, dai contenitori delle insalate alle posate e ai cup di pasta, è realizzato in materiale 100% compostabile – continua Riccardo Bacchi Reggiani -. In questo modo abbiamo eliminato completamente la plastica monouso, non sprechiamo acqua per il lavaggio delle stoviglie e non utilizziamo detersivi inquinanti. D’altro canto, anche dal punto di vista gestionale risulta una scelta che ottimizza i costi e le procedure. Sempre nell’ottica della filosofia plastic-free, in tutti gli store è presente un water corner che permette ai clienti di rifornirsi di acqua naturale o frizzante autonomamente, al costo di un bicchiere d’acqua. (…)». E per chi sceglie il take away sono disponibili bottiglie d’acqua realizzate in materiale biodegradabile.

I cuochi e le sfogline, così come gli store manager, prima di iniziare a lavorare, frequentano “Bottega Portici Academy“, la scuola di formazione interna in grado di trasferire il knowhow del brand allo staff. E nella quale, fra l’altro, professionisti esperti e chef stellati contribuiscono a sperimentare nuove ricette e linee di prodotti.

© Fabio Bascetta

Il format sta riscuotendo successo, tanto che il prossimo obiettivo è quello di aprire nuove sedi non solo in Italia, ma anche nel resto dell’Europa.


«Questo grazie al modello di business ben studiato e al know-how strutturato che rende Bottega Portici riconducibile alla qualità e all’ospitalità italiane. I franchisee potranno contare su un headquarters di uffici che, dall’Academy agli acquisti, dal marketing allo stile, dalla logistica all’amministrazione, affiancano il percorso di apertura dei punti vendita e garantiscono un supporto continuo.»

L’architettura dei locali? Anch’essa risponde a un format, a una serie di linee guida messe a punto da progettisti attenti alla qualità dello spazio come motore della dimensione emotiva ed esperienziale che al suo interno è possibile vivere. Gli ultimi quattro sono stati realizzati da Ciclostile Architettura, lo studio fondato a Bologna da Giacomo Beccari, Gaia Calamosca, Alessandro Miti. Concepita in corian e acciaio, la cucina è uno spazio bianco, etereo, a vista, disegnato su misura per lo staff ottimizzando gli spazi di lavoro.

Gli ambienti deputati alla consumazione dei pasti ricordano gli spazi domestici e si configurano assecondando il rito del convivio: in base al numero dei commensali si può trovare posto nei classici tavolini o lungo spaziose tavolate dotate di panche, così come nei salotti che invitano a rilassarsi e pasteggiare più comodamente. In tutti questi spazi è presente il legno di rovere che, con le sue calde tinte si alterna al nero dei piani in fenix, delle lamiere stirate e dei profili in acciaio. «La corretta dose di tradizione, innovazione, funzionalità ed estetica sono gli ingredienti per creare un ambiente confortevole e accogliente», spiegano i progettisti.

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