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L’architettura alpina dell’Alto Adige fra sapori e paesaggi dolomitici

Una terra da scoprire per gli amanti del buon cibo ma non solo, perfetta anche per una pausa detox


Arriviamo in Alto Adige dopo aver scorrazzato fra la Valle d’Aosta, l’Emilia Romagna e la Puglia e aver gustato prelibatezze di ogni tipo, dalla zuppa alla valpellinese alla salama da sugo, fino alle orecchiette con le cime di rapa. Oggi Pantografo vi porta in Alto Adige, fra i territori più belli e ghiotti d’Italia. Non solo è particolarmente indicato per chi ama i paesaggi alpini e i canederli, ma anche per i cultori dell’architettura contemporanea. Sulla sua piccola superficie, infatti, la regione ospita una densità e qualità tale di opere da poter gratificare anche il più appassionato e selettivo estimatore di architettura alpina.


Partendo da Bolzano, che merita una visita a sé stante (preferibilmente non nel periodo dei tradizionali mercatini natalizi che cancellano il vero volto della città), Pantografo vuole fornire alcuni spunti


Cominciamo dalla Val Pusteria, dove si concentrano luoghi di una grande fascino come le Tre Cime di Lavaredo sulle Dolomiti (patrimonio Unesco) e il Lago di Braies. E ancora, paesi deliziosi come San Candido, con la sua elegante piazza San Michele, e Sesto, con l’affascinante vista sulla Meridiana di pietra più grande del mondo che, nella frazione di Moso, vede l’orbita solare coincidere al meglio con le cime montane.

Le Tre Cime di Lavaredo nelle Dolomiti (Foto © IDM Alto Adige/Klaus Huber)

Proprio in questa zona si trova l’architettura di montagna di Plasma Studio, il team internazionale di architetti che a Moso ha una delle sue basi (le altre sono a Pechino e a Shanghai). Qui Ulla Hell, una dei tre soci, realizza dall’inizio degli anni 2000 progetti caratterizzati da una forte vocazione al linguaggio contemporaneo, capace di reinterpretare i segni della memoria. La sua attività, prevalentemente in ambito residenziale, esprime costantemente la volontà di creare un rapporto osmotico fra natura e architettura attraverso ampie superfici vetrate che diventano delle vere e proprie cornici sul paesaggio. Da non perdere lo “Strata Hotel” e il “Residence Paramount Alma”, entrambi a Moso, il “Dolomitenblick” e la “Cube House”, entrambi a Sesto, e a San Candido la “Tetris House” e la “Esker House”. Per una scorpacciata di architettura alpina non può mancare poi una visita a Plan de Corones, al confine fra la Val Pusteria e la Val di Marebbe, dove nel 2015 è stato inaugurato uno dei musei “MMM” (Messner Mountain Museum), voluto dall’alpinista altoatesino Reinhold Messner e realizzato da Zaha Hadid.

Dolomitenblick, Sesto, Val Pusteria. Progetto: Ulla Hell / Plasma Studio. (Foto © Hertha Hurnaus)

Di cosa nutrirsi fra una visita e l’altra? Il territorio offre illimitate bontà, fra le quali, solo per citarne alcune, i “Tirtlan” (sfoglie di farina di segale fritte con un ripieno preparato solitamente con ricotta, spinaci, patate o crauti), i “Niggilan” (krapfen di pasta lievitata fritti nell’olio bollente e insaporiti con un pizzico di anice e una goccia di grappa), lo “Schüttelbrot” (pane piatto, croccante e speziato), il “Sextner Bergkäse” (formaggio di montagna), il “Toblacher Stangenkäse” (formaggio di Dobbiaco). Un salto in Valle Aurina consente poi di assaggiare il “Graukäse” (formaggio grigio), caratterizzato da pochi grassi e dal sapore molto deciso, spesso consumato crudo con cipolle rosse e condito con olio d’oliva e aceto di vino. Fra le architetture che meritano una visita in Valle Aurina ci sono per esempio la Caserma dei vigili del fuoco di Campo Tures e l’Hotel Bühelwirt a San Giacomo, entrambi realizzati da Pedevilla Architekten.

Hotel Bühelwirt, San Giacomo, Valle Aurina. (Foto © Gustav Willeit)

Spostandosi a ovest si entra in Val d’Isarco, il cui centro principale è Bressanone. Una città interessante sia per le sue architetture storiche, come il Duomo di Santa Maria Assunta e San Cassiano, la Parrocchiale di San Michele, la Torre Bianca, il Seminario Maggiore e il Palazzo Vescovile, sia per quelle contemporanee come la nuovissima Locanda Decantei di Pedevilla Architekten, dove peraltro è possibile assaggiare piatti come il salmerino affumicato, melone, cetriolo, quinoa e la Pancia di maiale, edamame, crema di piselli e menta, e l’Alter Schlachthof Brixen dello studio IMOYA Design & Architektur, dove non solo potrete gustare deliziosi piatti locali rivisitati in chiave contemporanea e preparati con materie prime biologiche e a chilometro zero, ma anche fermarvi a dormire nel sottotetto di quello che un tempo era l’ex macello comunale. Nel caso abbiate occasione e tempo, fatevi raccontare da Elisabeth Tschöll (managing director della struttura) con quale mezzo si spostano le galline del contadino che le vende le uova perché possano nutrirsi in campi sempre diversi: sarete messi a conoscenza di un aneddoto curioso che, al tempo stesso, la dice lunga sull’attenzione riservata all’alimentazione degli animali. In città e nel resto del territorio, poi, si trovano alcune delle più belle opere di Bergmeister Wolf.  Fra le altre, la nuova Cantina dell’Hotel Pacherhof a Varna che ha già ricevuto molti premi.

Nuova Cantina dell’Hotel Pacherhof, Varna. (Foto © Gustav Willeit)

Del resto, l’architettura di qualità in Alto Adige è ovunque. Persino per chiedere informazioni turistiche c’è una struttura ormai nota per la sua eleganza, e cioè la nuova sede dell’Associazione Turistica di Bressanone realizzata da MoDus Architects. Non è un caso isolato: anche a Sesto, in Val Pusteria, è appena stato realizzato l’infopoint di Pedevilla Architekten, una microarchitettura minimalista che richiama i colori della roccia e della foresta locale. Prima di lasciare la Val d’Isarco non perdetevi poi i Canederli di barbabietola rossa, le specialità di agnello della razza ovina Villnösser Brillenschaf, e i Kloatzn, ravioli ripieni di formaggio di malga e pere. Da portare a casa, poi, le prugne di Barbiano, le mele di Naz-Sciaves, lo yogurt di Vipiteno, le castagne di Velturno.

Infopoint Passo Monte Croce a Sesto, Val Pusteria. Progetto: Pedevilla Architects con Willeit Architecture. (Foto © Gustav Willeit. Cortesia Pedevilla Architects).

Spostandosi ancora verso ovest troviamo la Val Passiria, a nord della città termale di Merano, dove si consiglia una visita ai giardini di Castel Trauttmansdorff. Fra i centri più significativi della Valle ci sono San Lorenzo in Passiria, attraversata dalla strada panoramica “Le emozioni di Passo del Rombo”, San Martino in Passiria con il Castel Giovo e la sua tipica atmosfera medievale, Moso in Passiria, dove il Bunker Mooseum racconta le caratteristiche della natura e della storia della valle. Fra gli altri centri troviamo Caines con il sentiero delle Piramidi (ripide strutture a forma di torre o di cono in pietra arenaria) che conduce al maso “Ungerichthof”, e Rifiano con l’insediamento preistorico “Burgstall”. Se volete vedere anche qualche architettura contemporanea, sempre a San Martino potrete dare un’occhiata alla Biblioteca realizzata dallo studio CeZ Calderan Zanovello e al Centro Civico di Andreas Flora. In Val Passiria sono ottime le birre artigianali locali, oltre alle ricette a base di pesce di montagna (trota e salmerino) e alla Muas (farina cotta nel latte). Da provare anche lo Schwarzplentener Riibl (frittata di grano saraceno) e i Canederli di ricotta e vaniglia (esiste infatti anche la versione dolce dei canederli, così come dello strudel esiste la versione salata, per esempio quella con il cavolo rosso).

Giardini di Castel Trauttmansdorff a Merano. (Foto © IDM Alto Adige/Alex Filz)

Continuando il nostro percorso verso ovest ci imbattiamo nella Val Venosta che ospita l’Ortles (3.906 m s.l.m.), la montagna più alta del Trentino-Alto Adige. Da non perdere? Certamente il suggestivo campanile sommerso nel Lago di Resia, il Parco Nazionale dello Stelvio con la strada di valico più alta d’Italia (famosa anche in quanto tappa del Giro d’Italia). Affascinanti anche l’Alta via dell’Ortles, un itinerario circolare intorno all’omonimo gruppo alpino, suddiviso in sette tappe giornaliere, i sentieri delle rogge e la cittadina medievale di Glorenza, dove peraltro si trova la distilleria di whisky realizzata dall’architetto Werner Tscholl. Per coloro che sono interessati all’edilizia scolastica, poi, l’Alto Adige è una fucina di scuole innovative e concepite sulla base delle esigenze messe a punto dai modelli pedagogici più attuali. Le trovate un po’ ovunque e varrebbero un viaggio a sé, ma se vi trovate a Sluderno visitate la pluripremiata scuola materna di Roland Baldi Architects e scoprirete come lo spazio dedicato all’istruzione possa diventare uno scenario di crescita improntato realmente alla qualità e alle esigenze dei più piccoli, oltre che costituire esso stesso materia di apprendimento. E per tornare alla natura, da Silandro potrete raggiungere la frazione di Maso Corto e da qui la vetta del Grawand, dove si trova l’Ötzi Peak, la piattaforma panoramica sul ghiacciaio della Val Senales concepita da noa* network of architecture.

Lago di Resia e campanile sommerso con la neve, Val Venosta. (Foto © IDM/Frieder Blickle)

A questo punto è d’obbligo rifocillarsi. Con che cosa? Con l’Ur-Paarl (Presidio Slow Food, ricetta del Monastero di Marienberg sopra Malles), il pane di segale, farro e lievito madre spesso arricchito con il cumino, ma anche con i semi di finocchio e con il trifoglio. Potrete accompagnarlo, per esempio, con un bel tocco di Formaggio Stelvio (Arca Slow Food) e con dello Speck. Se invece volete rimanere più leggeri e il periodo è quello giusto, cogliete al volo l’occasione di assaggiare l’Albicocca della Val Venosta (Arca Slow Food), piccola, color rosso arancio, vellutata e molto aromatica.

Ur-paarl. (Foto © IDM/ Florian Andergassen)

Altre attività che è possibile svolgere ovunque in Alto Adige sono prima di tutto lo sci, ma anche le gite in mountain bike, le visite alla malghe sui sentieri di montagna e i percorsi benessere. Grande attrattiva per chi ama le escursioni sono poi i rifugi alpini, luoghi in quota isolati e di grande pace. Da segnalare il “Rifugio Alpe di Tires” a 2.440 m s.l.m., sul gruppo montuoso del Catinaccio.

Come ci si arriva? Si può partire da Siusi (fate prima un salto a vedere la casa Messner di noa* network of architecture, è un attimo), prendere la funivia per un tratto e poi iniziare la camminata godendosi l’Altopiano dello Sciliar sulla destra. Dopo il faticoso ma al tempo stesso suggestivo percorso, una volta giunti sul luogo chiedete il Kaiserschmarren con marmellata di ribes rossi e zucchero a velo (non crederete ai vostri occhi e il vostro palato vi ringrazierà) con un bicchierone di succo di mirtilli o di mele. Poi godetevi i colori della sera, cenate per esempio con del Gulasch di manzo con canederli e rimanete a dormire in una delle camere del rifugio, simili a caldi gusci di legno. Chiedete di alloggiare nelle camere nuove (l’ampliamento è opera di Senoner Tammerle Architetti), sono ancora più belle e dalle finestre che danno verso l’esterno potrete osservare le stelle.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In copertina: Lago di Braies, Val Pusteria. (Foto © IDM Alto Adige/Harald Wisthaler) 

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