Search for content, post, videos

Al via la 59a Biennale Arte di Venezia dal volto femminile

Con l’arte, la laguna si propone come piattaforma di dialogo tra i popoli


© La Biennale di Venezia

Dopo il rinvio di un anno a causa della pandemia, prende il via la 59a Esposizione internazionale d’arte dal titolo “Il latte dei sogni”, a cura di Cecilia Alemani, organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Roberto Cicutto.

In mostra oltre 1.500 opere realizzate da 213 artisti, in maggioranza donne, di cui 180 per la prima volta alla biennale. Un’edizione particolare, progettata prima della pandemia e forzatamente sviluppatasi in modo digitale nella ricerca dei contenuti vista la situazione a livello globale, facendo tesoro anche dei temi del recente conflitto russo-ucraino.

«Organizzare la mostra è stata un’avventura bellissima, non senza ostacoli. Sono stata nominata nel gennaio del 2020 e mi aspettavo di poter viaggiare attraverso il mondo per scoprire nuovi artisti e nuove scene culturali in tutto il globo. Invece ho fatto un viaggio in Scandinavia pre-pandemia e mi sono dovuta fermare. Ho concepito questa mostra tra le pareti del mio appartamento di New York passando mesi in remoto a contattare artisti di tutto il mondo, conoscendoli solo virtualmente», ha raccontato la curatrice Cecilia Alemani, la prima curatrice donna e italiana nella storia dell’esposizione.

La Curatrice Cecilia Alemani e il Presidente Roberto Cicutto. © La Biennale di Venezia

Una mostra figlia della pandemia, e per questo particolarmente fisica e concreta: molte opere si porranno come oggetto da analizzare e richiederanno la presenza degli spettatori.

“Il latte dei sogni”, titolo preso in prestito da un libro di Leonora Carrington, vuole raccontare un mondo magico e surreale dove ci si può trasformare grazie all’immaginazione. Un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi del corpo e le definizioni di essere umano.


Tre i temi principali: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi, la relazione tra individui e tecnologie, i legami che intrecciano i corpi e la terra.


© La Biennale di Venezia

Si riflette il panorama internazionale di grande fermento creativo che sta mettendo in crisi la figura dell’uomo come fulcro dell’universo.

A questo ideale si contrappongono corpi disubbidienti ed esseri ibridi: una frattura aumentata durante la pandemia, quando ci si è resi conto della fragilità dei nostri corpi.

Nel palinsesto anche cinque mini-mostre, inserite in vere e proprie capsule del tempo, dove saranno esposte opere meno recenti. Una rassegna di opere d’arte, in particolar modo del ‘900, vuole aprire la mostra non solo agli ultimi due anni, bensì fare un esercizio di allontanamento dal presente e confronto con la storia dei 127 anni della Biennale.

Per l’allestimento ha collaborato un team di designer milanesi Formafantasma, in particolar modo per la realizzazione delle capsule del tempo.

Una mostra figlia di tempi inquieti che affronta un’altra crisi inaspettata, il conflitto in Ucraina.

«Dopo due anni di pandemia siamo toccati da una guerra brutale. La mostra è nata durante la crisi pandemica e oggi si confronta con quanto sta accadendo, non in maniera didascalica ma in modo trasversale e complesso come solo l’arte sa fare», ha spiegato Roberto Cicutto, presidente della Biennale di Venezia.

Il padiglione russo sarà chiuso, dopo che il curatore e i due artisti hanno rassegnato le dimissioni, dichiarando che in tempo di guerra sarebbe stato impossibile svolgere il proprio lavoro.

Dall’altro lato, l’organizzazione ha fatto di tutto perché il padiglione ucraino rimanesse aperto: ai Giardini sarà dedicata una postazione chiamata “piazza Ucraina”. Gli artisti ucraini, non presenti alla biennale, sono stati invitati a mandare delle proprie opere che saranno esposti in questo contesto, per il pubblico internazionale che fino al 23 novembre potrà visitare la Mostra.

«Spero che si possa pensare alla biennale come una piattaforma dove possa resistere il dialogo tra nazioni diverse, scopo per cui era stata fondata la biennale alla fine dell’800», ha sottolineato Roberto Cicutto.

Foto in copertina © La Biennale di Venezia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per offrirti una migliore esperienza di navigazione. Accedendo a questo sito, chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi