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Quali geografie possibili per il nomadismo digitale?

Dati e storie per mettere a fuoco le potenzialità, per il rilancio dei piccoli centri


Che il lavoro da remoto sia approdato nelle nostre vite si sa già, soprattutto dopo che la pandemia ci ha obbligati in questa direzione, ma prospettarsi una carriera interamente in remote work è ancora considerato impossibile. Dimostrare il contrario è però l’impegno dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali, ente no-profit, la cui mission è creare un network di lavoratori che intendono liberarsi dai vincoli di spazio.

Con il supporto di WindTre è stato pubblicato, dall’associazione, il terzo rapporto sul nomadismo digitale in Italia. L’obiettivo? Accrescere la conoscenza e consapevolezza del fenomeno e, in aggiunta, dimostrare che i nomadi digitali possono anche contribuire a rilanciare il nostro Paese. Il lavoro da remoto viene presentato come incentivo per rendere più felice la vita delle persone e di conseguenza aumentare la loro produttività, fino ad agevolare la riduzione del divario economico, sociale e territoriale in Italia. Inoltre, contrariamente a ciò che si pensa, la scelta di intraprendere questo percorso non riguarda principalmente giovani e single. La rivista economica Forbes riporta i risultati di un sondaggio commissionato negli USA da Safety Wing, che rivelano che la maggior parte dei nomadi digitali che hanno risposto all’indagine (58,8%) sono sposati o hanno una relazione di convivenza, e quasi la metà (48,3%) ha figli sotto i 18 anni. La cosa ancora più interessante è che il 70,4% dei nomadi digitali con figli, che ha già sperimentato esperienze di lavoro da remoto in giro per il mondo, prevede di continuare a farlo.

Non mancano le difficoltà: «La nuova realtà è che oggi milioni di persone possono vivere e lavorare ovunque, ma le leggi e le normative fiscali presuppongono che tutti siano bloccati in un’unica residenza permanente» il commento di Alberto Mattei, presidente associazione italiana nomadi digitali.

Ma la domanda non si ferma. Anzi, è sempre più diffuso il fenomeno del “conscious quitting”: siamo disposti a lasciare un lavoro che non risponde ai nostri valori, alla ricerca di uno stile di vita che ci permetta felicità e benessere. La popolarità di questo nuovo stile di vita sta attivando anche le aziende che investono per soddisfare i bisogni di questa nuova generazione di professionisti mobili, generando opportunità economiche e di business. Società come Safety Wing, Selina o Outsite offrono ai nomadi digitali servizi come assicurazioni mediche o di ospitalità, che hanno permesso loro di guadagnare milioni di euro, con crescite fino al 98,3% in più rispetto all’anno precedente (è il caso di Selina con 18 nuove sedi nel 2022).

Stando al report, per rilanciare il nostro paese bisognerebbe proprio prendere in considerazione la possibilità ai piccoli comuni di ripopolarsi, facendo leva sulla libertà dei lavoratori di scegliere dove abitare, sganciandosi dall’obbligo delle grandi città che offrono, generalmente, maggiori possibilità lavorative.


Ciò che si vuole dimostrare nel terzo rapporto dell’associazione, infatti, è che a beneficiare di questo cambiamento epocale, sarebbero i territori minori, a rischio di abbandono.


Cinqueterre, Liguria @Ian MacKay

Questi potrebbero continuare, o tornare, ad essere la casa di chi in quei territori vi è nato, di chi ha scelto di viverci o di chi ha deciso di ritornare. Ideare e innescare un processo di attrazione, accoglienza e ospitalità, attraverso strategie di sviluppo locale, rappresenta una grandissima opportunità per l’Italia.

Sulla base del numero di arrivi di nomadi digitali in 1 anno in Italia, riportati da Nomad List, con una spesa media di 1.800 euro al mese, l’Italia appare constatare un introito di oltre 150 milioni di euro annui. Da cui ne consegue che il potenziale del nomadismo digitale nei borghi italiani – stimato sulle esperienze di KINO Italy, tramite una crescita pianificata e una domanda da parti terze di altri attori a livello nazionale – sarebbe di oltre 5 milioni di euro annui.

«Ecco quindi che incentivare il lavoro da remoto in Italia e favorire l’attrazione di remote worker e nomadi digitali (sia italiani che stranieri) nei territori periferici, significa supportare attivamente un obiettivo strategico per l’Italia, ovvero quello di rilanciare e rivitalizzare i piccoli comuni e le aree interne del nostro Paese».

Proprio da questa iniziativa è nata la collaborazione con WindTre, che intende in questo modo rafforzare il suo progetto “Borghi Connessi”. Lanciato nel 2022, ha come obiettivo quello di promuovere una maggiore cultura e consapevolezza digitale nei piccoli Comuni, con lo sviluppo di iniziative a beneficio della comunità. Ad oggi hanno aderito all’iniziativa 92 comuni, per un totale di oltre 300mila cittadini. «Il fenomeno dei Nomadi Digitali può riportare i piccoli borghi italiani in una posizione più centrale rispetto alla società italiana e stimolare la loro crescita economica sostenibile» dichiara Alberto Pietromarchi, Wholesale Director e Sustainability Ambassador di WindTre.


Non senza qualche criticità: città come Lisbona e Messico City si stanno già chiedendo se potranno sostenere numeri crescenti di nomadi digitali.


Un elemento di discussione che ha spinto il primo ministro portoghese, António Costa, a rivedere le politiche di attrazione, eliminando le agevolazioni fiscali per professionisti stranieri e nomadi digitali a partire dal 2024 (Fonte Rai News). Questa capacità di attrazione di stranieri viene considerata, infatti, una delle cause dell’aumento dei prezzi degli immobili nelle grandi città, che oggi provoca sempre più malcontento. Non a caso Costa ha annunciato anche un nuovo blocco dell’aumento degli affitti.

In generale, dagli esperti emerge che la chiave di volta per riuscire a raggiungere questi obiettivi non è sviluppare iniziative individuali affidate a singoli operatori turistici o gestori di strutture di ospitalità, ma piuttosto creare sinergie tra nomadi digitali, operatori turistici, comunità ed enti locali, investendo risorse per co-progettare (con il supporto di chi è in grado di farlo) strategie che possano rendere queste destinazioni realmente attrattive, accoglienti e ospitali per lavoratori da remoto e nomadi digitali, in modo più uniforme e durante tutte le stagioni.

In copertina: Castiglione Falletto, Piemonte @kellymlacy

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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