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Tutto sullo skateboard, sport urbano che è arrivato alle Olimpiadi

Da hobby a fenomeno socio-culturale. Il racconto in una mostra a Londra al The Design Museum


A Londra, nelle gallerie del Design Museum, incontro ravvicinato con il mondo dello skateboard. Un percorso guidato dal contributo di Jonathan Olivares, curatore della rassegna, designer e noto skateboarder, impegnato nella ricerca di tutto ciò che ha caratterizzato questo mondo negli ultimi settant’anni. Una figura a cui si lega la trama del coinvolgente percorso espositivo insieme al disegno della dinamica “skate ramp” che anima gli interni del museo e invita i visitatori ad esplorarla. Un punto d’azione per l’esposizione, materializzato in una micro-rampa in legno, realizzata in cooperazione con il gruppo europeo Betongpark e ispirata ai modelli tipologici di settore del patrimonio culturale californiano.

Un fenomeno, quello dello skateboard, nato lungo la West Coast degli Stati Uniti negli anni Cinquanta e attualmente con oltre 85 milioni di assidui praticanti in tutto il globo.

Uno sport incluso nelle grandi gare internazionali solo dai Giochi Olimpici di Tokyo del 2020, pronto per essere protagonista della prossima edizione parigina nel 2024 e attivo nel mostrare le trasformazioni che hanno qualificato l’evoluzione del mezzo. In prima linea il disegno, i materiali e gli eventi che hanno contraddistinto la sua ricostruzione, accanto alle molteplici tecniche d’uso sperimentate e alla crescita del consenso socialeverso la sua fruizione. Forte il contributo del product design nello svilupparelo skate e tutte le sue componenti dalle origini fino ad oggi. Dai primi pezzi fatti in casa ai più recenti prototipi industriali, dove tecnologia, grafica, innovazione e avanzate tecniche costruttive si fondono.

Curator Jonathan Olivares © Felix Speller for the Design Museum

“La storia del design dello skateboard – spiega Jonathan Olivares, curatore della rassegna – è registrata da coloro che lo hanno vissuto personalmente, attraverso riviste cartacee e digitali, canali YouTube, blog, podcast, libri, post su Instagram e racconti. Mentre la cronaca dell’andare sullo skateboard è la somma inestimabile delle ore trascorse dagli individui a pattinare, la storia è limitata al numero esteso di skateboard che sono stati realizzati. Questa mostra si focalizza intorno ad un’unica questione: come lo skateboard è potuto arrivare a quello che è ora?”

Un racconto cronologico illustra le importanti mutazioni che hanno segnato l’interpretazione dello skateboard, le differenti metodologie d’uso e il suo rapporto con l’architettura della città. Da hobby casuale a fenomeno socio-culturale e dai primi rudimentali attrezzi per il gioco agli attuali prodotti tecnicamente avanzati, sviluppati come una risposta alle necessità dei loro fruitori nel   mondo del costruito.

Significativo leggere che la maggior parte degli skateboard siano stati disegnati dagli skater per loro stessi.


È degli anni Cinquanta la prima versione di questo oggetto, e la California come primo sito d’azione, lungo la sidewalk. Prodotti ancora primitivi, nati dalla riconfigurazione dei pattini a rotelle, dove una tavola in legno veniva inchiodata sulla struttura connessa alle ruote.


Oggetti che a loro volta furono plasmati in elementi simili ai surfboard, con base in legno, al fine di testare la loro versatilità nel fare surf lungo superfici in cemento, in assenza di mare. Componenti che si rivelarono presto fragili e insicure e nel 1967 furono vietate in molte città degli Stati Uniti, per porre fine ai numerosi incidenti che si susseguivano.

 È solo negli anni Settanta che il mercato dello skateboard riprende. Il gioco si carica di una propria cultura e identità indipendente staccandosi dagli elementi che lo accomunavano al surf. Grazie al supporto del design appaiono i primi modelli ingegnerizzati in grado di soddisfare standard prestazionali più elevati. Skateboard definiti da una armoniosa proporzione tra le componenti, migliore aderenza e presa sul terreno, versatili e utilizzabili in aree svariate del costruito.

Luoghi d’azione non consueti: con gli skateboard riprendono vita vasche per piscine, bacini idrici, argini e percorsi lungo le infrastrutture industriali.

Ambiti che nel decennio successivo furono sorpassati dal ritorno al pattinaggio lungo le strade urbane accompagnato dalla ricerca di nuove emozioni e avventure. Sono gli anni dello street style e anche dello skateboarding lungo rampe in compensato. Strutture designate da un’accentuata pendenza, capaci di offrire la suggestione di impavidi moti in verticale. Sempre più avanzata la figura degli skate insieme alle loro capacità prestazionali. Accanto alle prime tipologie appaiono nuovi modelli, come quelli a doppio kicktail, a tavola concava insieme a molti altri, costantemente identificati da una grafica colorata e accesa. Caratteristiche che persistono anche negli anni ‘90, dove permane l’interesse per questa pratica lungo le strade e dove i mezzi risultano più leggeri e sottili con forme standardizzate. Periodo in cui l’interesse diviene protagonista anche nel mondo dei videogame. La popolarità si allarga nel nuovo millennio grazie ad un uso intensivo di internet e delle nuove piattaforme che consentono una visibilità globale del fenomeno. Anni in cui si consolida anche il look tipico di usa la tavola contraddistinto dall’unione di magliette over-size, calzoni sformati e catene.

In mostra a Londra ci sono circa 100 tavole, rare ed uniche, accanto ad altre 150 componenti quali ruote, fissaggi, attrezzature protettive, video e dvd che ci trasportano nel mondo dello skateboard illustrando dettagliatamente le loro specifiche. Circa la metà degli skateboard in mostra sono oggetti di Skateboarding Hall of Fame Museum in California, inaugurato nel 1997 ed interamente dedicato allo sport. Molte altre opere sono prestiti dell’archivio del collezionista Nick Halkias di The Skateboard Museum. La mostra sarà al Design Museum di Londra fino al 2 giugno 2024. Converse ha sostenuto la ricerca per la rassegna e per la pubblicazione del libro di Phaidon che avverrà entro fine anno.

In copertina: © Felix Speller for the Design Museum

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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