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Musica, arte e danza alla Biennale di Venezia. Un’estate di mostre dal vivo

Tutti i dettagli del programma della Fondazione veneziana


Tanti i problemi affrontati in questa fase di ripartenza, ma «davanti alla possibilità che le mostre possano avere una componente online digitale forte, la Biennale di Venezia si oppone.


Le arti dal vivo non possono fare a meno del loro pubblico. L’essere presenti a Venezia è fondamentale, è stare in un nuovo mondo creato con i padiglioni dei paesi rappresentati. Ci opponiamo all’idea di sostituire la presenza fisica».


Queste le parole di Roberto Cicutto, presidente della Biennale di Venezia, che ha presentato in conferenza stampa streaming i programmi 2020 della Biennale Teatro (14-25 settembre), Biennale Musica (25 settembre – 4 ottobre) e della Biennale Danza (13-25 ottobre). Ad illustrare il progetto insieme a Cicutto anche Antonio Latella direttore del settore teatro, Ivan Fedele per il settore musica e Marie Chouinard per la danza.

Anche come conseguenza all’emergenza sanitaria, quest’anno la Biennale giunta al suo 125esimo anno di vita, non vivrà solo delle sue mostre, ma si muoverà all’interno di un dialogo più ampio. Le sei discipline verranno unite in un’unica mostra curata corale – tra i direttori coinvolti anche Cecilia Alemani, che curerà la Biennale Arte 2021, prima donna italiana a ricoprire questo incarico – e ospitata nel padiglione centrale dei Giardini: un primo passo verso un progetto di ricerca dell’arte contemporanea con sede proprio a Venezia.

Teatro: si parte con Nascondi (no), dall’idea che il teatro è dialogo e comunità. Un titolo calzante, se si pensa all’isolamento degli ultimi mesi. Il direttore Latella prende le mosse da un problema con cui si è spesso confrontato: poco teatro italiano è conosciuto all’estero ma soprattutto, fuori dai confini nazionali – e a volte anche dentro – poco si sa della situazione di “povertà” in cui riversa in questo momento. Per il suo padiglione del Teatro Italia, Latella ha scelto un progetto corale sulla censura, attraverso un file rouge che parte dalla poesia per terminare nella pedagogia.
Leone d’oro di quest’anno al musicista e compositore del suono Franco Visioli, che parteciperà alla rassegna con un suo spettacolo come anche Alessio Maria Romano, pedagogo e Leone d’argento. Tre i master in calendario, con Claudia Cannella, Umberto Angelini e Alessio Maria Romano.

Musica: reinterpretando Nietzsche, la vita senza le arti visive è un errore. Si allinea al pensiero del presidente della Biennale anche il direttore per la sezione Musica Ivan Fedele. «L’arte transizionale passa da chi scrive a chi esegue, va al pubblico e ritorna. Il titolo di questa edizione è Incontri, pensato prima dell’emergenza e quasi profetico, nel momento in cui ci incontriamo di nuovo» spiega. L’assegnazione poi dei Leoni d’Oro e d’Argento – rispettivamente Luis de Pablo e Rafaël Cendo – traccia una linea e un nuovo punto di vista sulla musica: «ciò conferma che la musica non è dominio di un settore, la troviamo dappertutto. La varietà è il motore dell’arte, chiedere e ascoltare musiche differenti è fondamentale» continua Fedele. Particolare attenzione anche alle ricorrenze: il centenario della nascita del compositore e direttore d’orchestra Bruno Maderna, i 30 anni dalla morte dell’allievo e compositore Luigi Nono e i 20 anni dalla morte del compositore Franco Donatoni, che verranno ricordati grazie alle esibizioni di artisti selezionati da una call internazionale. In tutto quattro opere multimediali, per dare voce ai giovani della Biennale College.

Danza: AnDNoW! espressione che annuncia l’inizio di uno spettacolo e titolo di quest’anno per il settore Danza, diretto da Marie Chouinard che dichiara «abbiamo vissuto un’attesa comune e il now mette fine all’attesa, portando eccitazione, gioia e speranza. Siamo nel vivo dello spettacolo, in una sequenza di istanti che si concatenano in un presente che è perpetuo. Presente costruito per noi, per mantenerci all’interno di esso per tutta la durata della rappresentazione». Nell’ottica della rassegna che verrà e che ha progettato, la direttrice chiede al pubblico un atto di fede, lo stesso che si compie ogni volta che si acquista un biglietto per una pièce «si acquista un biglietto e si conferma la speranza e l’atto di fede. A volte sembra di aver perso tempo, i momenti di grazia sono rari e sublimi. Queste perdite di tempo diventano speranza per la prossima volta. La grazia arriverà e ci devasterà in tutta la crudeltà della sua bellezza».

 

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