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Green, bello e ben fatto, il design italiano è pronto per il nuovo Bauhaus europeo

Presentato il rapporto “Design economy”, la sfida del Green New Deal europeo. Focus su ristorazione, Pa, home working e sanità


Uno dei giganti del design italiano, Enzo Mari, morto un mese fa, che aveva progettato oltre 1500 oggetti, amava ripetere che i manufatti non dovevano essere esibiti nei posti sbagliati, ma semplicemente usati per la funzione per cui erano stati pensati. Il racconto dell’age d’or del design italiano, snocciola nomi su nomi, storie su storie: Ugo Gregoretti, i fratelli Castiglioni, Bruno Munari, Gio Ponti, Gae Aulenti, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Denis Santachiara e tanti altri.

Lavorare con i concetti, con le immagini sono da sempre stati gli ingredienti del designer. Elementi che hanno fatto di questa disciplina un pilastro della nostra storia ed economia, ancora oggi. «Il lavoro estetico ha una funzione importante per la sopravvivenza spirituale degli uomini», diceva, infatti, Mari. Denotando un ruolo della bellezza non estetico, ma morale. E questa potenza intrinseca del “progetto” la si legge nei numeri presentati dalla Fondazione Symbola, con Deloitte private e POLI.design, da quest’anno anche con il supporto di Adi, Cuid e Comieco e il patrocinio del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, del report “Design economy 2020”.

L’obiettivo è quello di accrescere la consapevolezza del valore del design per la competitività del sistema produttivo nazionale. E infatti, dallo studio l’Italia conferma il peso della sua memoria culturale risultando il Paese europeo con il maggior numero di imprese in ambito design (34mila), che offrono occupazione a 64.551 lavoratori e generano un valore aggiunto superiore a 3 miliardi di euro. L’Italia contribuisce al 14,8% del giro d’affari a livello europeo, dietro a Regno Unito e Germania. Milano (che in queste ore ha confermato le date del prossimo Salone del Mobile in programma dal 5 al 10 settembre 2021) si conferma capitale del design: la città assorbe il 18,3% dell’output nazionale e conta il 14% degli addetti in Italia.

Immagine tratta dal rapporto “Design Economy 2020” © Symbola

Un primato raggiunto non per caso. Infatti, qui nel capoluogo lombardo hanno sede due delle più importanti collezioni del design al mondo, quella della Triennale di Milano e quella del museo del Compasso d’oro promosso dall’Adi, che verrà inaugurata entro il 2020. La città lombarda è anche sede dal 1961 proprio del Salone del Mobile e del Fuorisalone, una delle più grandi manifestazioni al mondo dedicate al design.

Tanti gli input, i collegamenti. Affrontare il cambiamento climatico e prendersi cura del nostro ambiente ci impone di ripensare al modo in cui viviamo. E il design fa parte di questo ripensamento.


«Un’economia più a misura d’uomo ha bisogno anche di un design che incrocia bellezza, tecnologia, empatia ed assume la frontiera della green economy e dell’economia circolare. Di questo l’Italia è già protagonista e può per questo candidarsi ad essere punto di riferimento per il nuovo Bauhaus per il Green New Deal proposto dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen», interviene Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola.


Quindi design e sostenibilità, motori della crescita. Su circa 3mila imprese manifatturiere, è emersa una stretta correlazione tra investimenti in design e crescita lungo tre direttrici: fatturato, addetti, export. Il suo ruolo come motore della competitività, confermato dalle aziende che scelgono il design appare ancor più marcato in presenza di un’attenzione aziendale alla sostenibilità ambientale: le imprese green e design oriented mostrano differenziali di performance significativi rispetto alle altre.


«Un motore di innovazione e competitività per le imprese italiane – interviene Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader per l’Italia. – È quindi necessario accrescere nell’industria la consapevolezza dell’impatto del design sulle performance dell’azienda e del suo valore strategico, non solo legato ad aspetti di ideazione e presentazione del prodotto o del servizio, ma a quelli di evoluzione continua delle funzioni aziendali, che differenziano il Made in Italy nei mercati internazionali e contribuiscono alla resilienza delle micro e piccole medie imprese in un contesto di continuo cambiamento e turbolenza del contesto di riferimento».


Un asset strategico, dunque, che anche con la pandemia è riuscito a non crollare grazie anche al forte impiego, nel settore, delle tecnologie digitali. Tuttavia, quasi tutti i designer intervistati hanno riscontrato difficoltà economiche legate a una diminuzione della domanda. All’orizzonte, però un’opportunità: le stringenti norme di distanziamento sociale e i limiti alla mobilità per contenere il rischio contagio, potrebbero indurre alla riprogettazione di spazi pubblici e privati in numerosi ambiti: ristorazione, pubblica amministrazione, home working e sanità. Sempre con la visione di una società del domani in punta di matita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In copertina: Enzo Mari – Paros series – Danese Milano, allestimento mostra Enzo Mari curated by Ulrich Obrist © Gianluca di Ioia

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