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Cultura e accoglienza, a Matera sfilano i vestiti dorati della Silent Academy

Con la Fondazione Matera Basilicata 2019 e la cooperativa sociale Sicomoro, sotto i riflettori il riscatto e il talento dei migranti


Ragazzi e modelle sfilano per le vie di Matera

L’anno di Matera Capitale Europea della Cultura è iniziato. La cerimonia d’inaugurazione, che si è svolta sabato 19 gennaio, ha dato ufficialmente il via ad un anno molto particolare per la “città dei sassi”. Ad animarla cittadini, turisti, artisti, personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e delle istituzioni, primo fra tutti il Presidente Sergio Mattarella. Ma a catturare l’attenzione è stato un piccolo corteo dorato, o meglio, d’oro vestito. Un colore che rimanda al lusso e alla ricchezza. Non in questo caso però, perché l’oro in questione è quello degli emergency blanket, i teli all’interno dei quali siamo abituati a vedere rannicchiate le persone recuperate nel Mediterraneo in seguito alle operazioni di salvataggio. Persone si, perché di questo si tratta nonostante vengano raccontate con numeri e parole, una su tutte quella di “immigrati”. Un termine all’apparenza neutro, ma proferito il più delle volte in maniera dispregiativa anche dagli stessi figli e nipoti dei tanti italiani che ricevettero lo stesso trattamento una volta giunti al di là dell’oceano, o in Nord Europa, alla ricerca di un luogo migliore dove vivere.


La stessa città di Matera è strettamente legata al fenomeno dell’emigrazione. Un link che non è sfuggito alla Fondazione Matera Basilicata 2019, soggetto incaricato di tenere le fila degli aspetti organizzativi e programmatici della kermesse annuale


Fra i tanti progetti che ruotano intorno a questo tema, infatti, c’è la Silent Academy, frutto di una joint venture tra la Fondazione e la cooperativa sociale Sicomoro. Ed è stata proprio quest’ultima a promuovere la sfilata durante la quale giovani dell’Academy e modelle, hanno indossato i vestiti realizzati utilizzando gli emergency blanket come stoffa. Quaranta abiti in tutto, a partire da un vestito da sposa che l’artista BR1, all’anagrafe Bruno Vottari, ha disegnato e cucito proprio con il supporto della Silent Academy.

Tessy con il figlio Harrys, nato a Matera 2 anni fa © Pietro Micucci

Un’operazione dal forte impatto emotivo, ma non solo. Il progetto, infatti, ha l’obiettivo di aiutare coloro che hanno sviluppato e acquisito competenze professionali in patria, ma che non riescono a sfruttarle una volta giunti nel Vecchio Continente. Coniugando il talento dei nuovi arrivati con le esigenze del territorio, la Silent Academy cerca di dar vita ad un processo di integrazione che aiuti i migranti ad essere riconosciuti come un plus per la comunità. Da un lato, quindi, si vuole sensibilizzare la “comunità ospitante” locale, dall’altro aiutare gli “ospitati” a vedersi riconosciute le proprie capacità e utilizzarle per arricchire la collettività.

Ma nella pratica come si traduce tutto questo? Attraverso laboratori in cui i migranti insegnano le proprie competenze e performance artistiche con abiti auto-prodotti. Ma anche con una mostra e degli incontri pubblici, oltre che delle installazioni create durante i laboratori di falegnameria. Iniziative necessarie per contrastare la disinformazione e i pregiudizi, ma anche per dar voce a storie che meritano di essere ascoltate, non fosse altro che per la loro capacità di farci capire la fortuna di essere nati sulla sponda giusta del Mediterraneo. Fra le tante raccolte, quella di Ibrahim Savane è forse la più calzante per lo stretto legame con la sfilata dello scorso 19 gennaio (ha realizzato gli abiti con l’artista BR1) e perché fornisce un’idea del contesto dal quale così tante persone fuggono ogni anno.

Ibrahim Savane © Valerio Polici

Ibrahim è nato 28 anni fa ad Abidjan, ex capitale della Costa d’Avorio e città più popolosa del Paese. A 12 anni inizia a cucire all’interno della bottega di uno zio. Nonostante un indubbio talento, le ristrettezze economiche non gli permettono di pagarsi gli studi per un accademia professionalizzante, ma un amico gli offre un piccolo spazio all’interno del proprio laboratorio. Grazie alla sua abilità riesce a farsi conoscere da diversi stilisti locali, uno dei quali di lì a poco sfonderà nel mondo della moda: Eloi Sessou. E così, a 16 anni, entra a far parte del suo atelier. Da poco maggiorenne, decide di aprire una propria attività nel quartiere dell’alta moda della città. Grazie alle sue capacità inizia ad essere il sarto di riferimento di famiglie benestanti e politici dell’opposizione. Il volume degli affari cresce, ma non trattandosi di una storia a lieto fine, i guai arrivano presto. Nel 2010 scoppia una guerra civile e con essa arriva la repressione di tutti i partiti che non siano quello al potere. I suoi legami con rappresentanti dell’opposizione, seppur di natura lavorativa, lo costringono a lasciare tutto e fuggire. Giunto a Matera, nel 2018 viene coinvolto nel progetto della Silent Academy diventandone il primo maestro artigiano.

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