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Dopo Rimini, Bio’s Kitchen raddoppia a Bologna

Salute e natura nel mondo del cibo: concept romagnolo che mette al centro il benessere dell’uomo


“Avete finito di mangiar schifezze!”, recita una cuoca in un video con un rotondeggiante accento romagnolo. Si riferisce alla proposta gastronomica di Bio’s Kitchen, il ristorante 100% biologico che ha da poco aperto la sua seconda sede a Bologna (la prima è a Rimini). Il locale offre un menu che si basa sull’utilizzo di materie prime di alta qualità, lavorate con l’obiettivo di mantenerne le proprietà nutritive e il gusto naturale. Non è un caso che i prodotti utilizzati abbiano la certificazione ICEA – Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale, riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

A portare avanti l’iniziativa è un gruppo di imprenditori – costituito da Andrea Agostini, Roberto Gabrielli, Mario Monti, Pier Pierucci – che dichiara: “Il progetto Bio’s nasce in Romagna da una visione olistica del benessere dell’uomo, a partire da una sana alimentazione fino a un approccio naturale alla salute”.

L’idea sta registrando successo e viaggia spedita, tanto che entro il 2020 è prevista l’apertura di altri cinque Bio’s Kitchen. Nel frattempo sono state sviluppate anche la produzione e la distribuzione di prodotti da forno e pasticceria biologici e vegani a marchio Bio’s. “Bio’s opera con gestione diretta dei propri ristoranti Bio’s Kitchen – raccontano i quattro a proposito del modello di business – e l’obiettivo in questa prima fase, che terminerà nel 2020, è creare le condizioni per posizionare a livello nazionale un brand riconoscibile e riconosciuto come leader nella ristorazione di qualità 100% bio certificata”.

La cucina è il regno degli chef Marco Bonardi e Pier Giorgio Parini. “Un piatto deve essere sano e buono, ma deve far bene anche allo spirito, deve essere un piacere per il palato e per gli occhi. In cucina sperimentare è il grande divertimento, giocare è la ricetta per non stancarsi mai di fare lo chef”, racconta Parini, stella Michelin con “Il Povero Diavolo” (Torriana, RN) e responsabile di ricerca e sviluppo per Bio’s Kitchen. Marco Bonardi, con esperienze in giro per il mondo, in particolare a Londra, e in seguito nel riminese alla “Sangiovesa” e al “Molo 22”, dal canto suo afferma: “È grazie alle lavorazioni raw dei cibi che semplici insalate diventano veri e propri piatti principali”.

Gli chef Pier Giorgio Parini e Marco Bonardi. (Foto: Roberta Sardi)

Le loro pietanze prevedono verdure, cereali, pesce e carne. L’offerta gastronomica si differenzia seguendo sempre la stagionalità degli ingredienti: a pranzo è possibile scegliere fra un buffet con 40 differenti piatti a base di verdure e cereali (si paga a peso così da evitare spreco di cibo) e una selezione di proposte alla carta. La cena prevede il menù alla carta e le pizze, realizzate con farine di grani antichi di Romagna lievitate 48 ore.

Lo scenario che accoglie i frequentatori del ristorante è nato da un’idea dello studio archiNOW! con base a Rimini, in collaborazione con l’agenzia Comunicattive di Bologna che si è occupata degli allestimenti grafici interni volti a trasmettere i concetti chiave che ruotano attorno al mondo di Bio’s Kitchen. Insieme hanno concepito un ambiente che intende riflettere il messaggio della proposta gastronomica.


Green è la parola chiave intorno alla quale ruota il concept. Si recepisce subito, fin dall’ingresso, dove una teoria di piante rampicanti piove dall’alto verso il basso


“A colpire lo sguardo è il soffitto altissimo in cui sono state collocate delle strutture metalliche sospese, leggere ed evanescenti, che reggono una ricca varietà botanica di Pothos, Hedera e Philodendron selezionate per ricreare l’immagine di un giardino sospeso”, raccontano gli architetti. La parete che separa la cucina dalla sala è l’altro l’elemento protagonista del progetto.

Vista dall’alto. Progetto architettonico: archiNOW! (Foto: Giovanni De Sandre)

A partire dall’idea dell’orto urbano – cara ai committenti – archiNOW! ne ha reinterpretato i materiali e le tipologie costruttive: “(…) L’andamento dei montanti di legno dal passo serrato che si piegano in sommità richiama l’archetipo della serra mentre i materiali utilizzati, oltre al legno, sono il cartone riciclato per le onduline che ritroviamo nelle tettoie dei capanni e il cocciopesto di recupero, tipico dei selciati che dividono gli appezzamenti degli orti urbani”, continuano i progettisti.

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