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Tel Aviv, un racconto iconografico al Maxxi di Roma

Una mostra per celebrare i 70 anni dalla nascita dello Stato di Israele


Un viaggio “iconografico” nella città di Tel Aviv. Attraverso le architetture che l’hanno trasformata in un centro d’avanguardia grazie agli influssi del Bauhaus e del Movimento Moderno. “Tel Aviv The White City” è la mostra con cui il Maxxi celebra i 70 anni dalla nascita dello Stato di Israele e la vigilia del centesimo anniversario del movimento che univa arte, architettura e design nato nel 1919 alla Scuola Bauhaus di Weimar.

A.Berger+Y.Mandelbaum Maison Landa Photo Itzhak Kalter,1935. © Municipalità di Tel Aviv

A cura dell’architetto Nitza Metzger Szmuk, fra le più grandi conoscitrici del contesto urbano di Tel Aviv, e promossa dall’Ambasciata d’Israele, la mostra – “on air” fino al 2 settembre prossimo – si snoda in un centinaio di foto, schizzi, plastici e video e si concentra in particolare sul finire degli anni 30 e 50, un ventennio che fa il paio con l’espansione urbanistica per effetto delle migrazioni dall’Europa e che ha visto la trasformazione dell’area semidesertica di Jaffa in una centro moderno e funzionale grazie al lavoro dell’urbanista scozzese Patrick Geddes, già “autore” del progetto per il centro di New Delhi. Prima città ebraica emersa dalle dune lungo la costa del Mediterraneo, fondata nel 1909 e dal 2003 Patrimonio Mondiale dell’Umanità (Unesco), Tel Aviv ha attratto un numero elevato di architetti europei nel corso del XX secolo, inclusi quelli della scuola razionalista italiana.


Soprannominata la “Città Bianca”, Tel Aviv vanta un importante primato: la più grande presenza di edifici in stile Bauhaus al mondo, oltre 4.000, realizzati tra il 1920 e il 1940 da architetti tedeschi ebrei, sfuggiti alle persecuzioni naziste


 

Questo gruppo creò un nuovo linguaggio architettonico che prendendo spunto dalle tendenze europee trovò la sua unicità in Tel Aviv. I migliori esempi si trovano a Rothschild Boulevard, Sheinkin Street, Piazza Dizengoff e nell’area circostante. Da non perdere la Engle House (Mazeh Street) il primo palazzo modernista di Tel Aviv a firma dell’architetto Zeev Rechter, autore anche della Soskin House (12 Lilienbaum Street), recentemente restaurata. Nella pittoresca Bialik Street, costeggiata da palme, spicca la Bialik House, dimora del poeta nazionale oggi visitabile, e il Rubin Museum, la casa del pittore trasformata in museo che ospita i lavori di artisti israeliani contemporanei. Nel 2000 per favorire la conservazione degli edifici storici è stato fondato il Bauhaus Center Tel Aviv che ospita una biblioteca e una galleria per mostre e propone visite tematiche.

Circle e95 Ahad Haam St Itzhak Kalter. © Municipalità di Tel Aviv

“La mostra Tel Aviv The White City – spiega la curatrice – vuole illustrare la ricchezza del linguaggio architettonico frutto delle influenze diverse. Il centro della città “storica” ha una grande vastità perché circa 4000 case sono riconducibili all’influsso modernista del piano elaborato dall’urbanista Patrick Geddes. Undici le icon houses selezionate che coprono l’intero arco temporale di edificazione del 1931 al 1959: ciò consente di illustrare, pur nell’omogeneità di fondo del linguaggio, l’evoluzione del gusto e delle influenze dei cambiamenti sociali in atto prima e dopo la guerra mondiale. Video, foto, progetti originali permettono di immergersi in luogo pieno di suggestioni, memoria, modernità: le radici del futuro della Tel Aviv di oggi e di Israele”.

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