Search for content, post, videos

I grandi fotografi ci dicono dove sta andando la nostra civiltà

Civilization: The Way We Live Now. Alla Saatchi Gallery di Londra un ritratto sfaccettato dei tempi in cui viviamo


Civiltà: un termine d’uso quotidiano nel nostro linguaggio, sinonimo di progresso nelle istituzioni e ordinamenti sociali e spesso corrispondente a cultura. Un vocabolo dai molteplici valori, memore di eventi storici del passato e più volte protagonista di grandi rassegne a scala internazionale. Ma quale il senso del concetto di civiltà nel 21esimo secolo? Anni contraddistinti da grandi mutazioni a livello globale, da una logica di velocità sempre più estrema, da comunicazioni senza limiti accanto alla diffusione della robotica, della realtà virtuale e dell’intelligenza artificiale. Conquiste importanti, segnate originariamente da reazioni prettamente positive a cui si affiancano le ultime riflessioni sui possibili effetti contrari. Aspetti a cui si unisce un grande punto di domanda per il futuro, che insieme ai cambiamenti climatici, alle crisi economiche e alle armi di distruzione di massa potrebbero avere un ruolo chiave nel minare l’attuale espressione di civilizzazione. Civilization: The Way We Live Now è il titolo di una mostra alla Saatchi Gallery di Londra (2 giugno – 17 settembre) che espone il lavoro di oltre 150 grandi fotografi di fama internazionale, accanto a giovani talenti, a riguardo delle diverse accezioni del senso di civiltà dei nostri giorni.

Singoli operatori attivi nella loro missione in angoli diversi del pianeta, il cui lavoro collettivo riesce a trasmettere un ritratto sfaccettato del nostro tempo. Uno sguardo attraverso l’obiettivo fotografico per scoprire come e dove viviamo, le ore dedicate al lavoro e al tempo libero, i nostri corpi, idee e passioni. In prima linea le città e i loro edifici dove la collettività collabora e compete, luoghi interpretati in modo diverso da ciascun fotografo che riavvicinati svelano la ricca struttura della nostra evoluzione. Hive (alveare), il titolo del primo capitolo del percorso espositivo dove la scelta del nome si riallaccia alla descrizione del romanziere Tom Wolfe, per la frenetica vita sociale di New York e alla metafora delle arnie in relazione ai grandi agglomerati urbani. Organismi a grande scala capaci di andare al di là dei soli ruoli passivi del quotidiano e di intraprendere una mansione importante nello scambio dei pensieri, nell’apprendere e nel produrre. In prima linea gli sviluppi senza limiti delle metropoli del nostro secolo: anni denotati dalla prevalenza di interminabili interventi urbani a cui ha fatto seguito il declino degli storici centri rurali con un numero sempre crescente di popolazione nei centri abitati.


Suggestiva la vista area di Mexico City, firmata da Pablo López Luz.


Un ritratto infinito e privo della linea di orizzonte, efficace nel riflettere la densità della megalopoli, al sesto posto tra le più popolate nel mondo. Dedicate alla medesima capitale anche le due opere in mostra dell’italiano Olivo Barbieri. Uno sguardo ai valori di cooperazione tra gli uomini, il messaggio della foto di Philippe Chancel rivolta alla costruzione della torre del Burj Khalifa a Dubai. Un intervento collettivo volto a realizzare il grattacielo più alto del mondo che non sarebbe stato possibile senza l’unione di più forze umane. E il viaggio prosegue nella sezione di Alone Together (soli insieme), dove le fotografie dimostrano e rinforzano la nostra interdipendenza andando al di là dei possibili conflitti di interesse e incomprensioni tra i singoli. In Flow (fluire/scorrere), un’opportunità per osservare il livello di rapido scorrimento e velocità che caratterizza la società contemporanea. Protagonisti i mezzi e le istituzioni che favoriscono la mobilità, senza scordare il potere del denaro nel consentire cambiamenti immediati accanto all’importanza di tecnologie innovative.

Sistemi all’avanguardia, rappresentati dai fotografi con il loro gruppo di componenti, della cui complessità spesso ci rendiamo conto solo quando non funzionano più. Forte l’immagine del Terminal B all’aeroporto di Newark NY (2016) di Jeffrey Milstein dove la lente si concentra sui dettagli dell’infrastruttura e delle più moderne opere architettoniche per l’aviazione. Ambiti in cui il nuovo ha il sopravvento totale sulla topografia del luogo e dove i passeggeri vengono racchiusi dai rivestimenti continui in cemento, metallo, plastica e vetro finché non raggiungono la loro ultima destinazione. Persuasion (persuasione) il settore che si concentra sulla forte presenza del marketing, delle promozioni e degli annunci pubblicitari. Arti commerciali sempre più sofisticate e seduttive nelle società moderne, evidenziate nelle immagini fotografiche in mostra tra cui appaiono ritratti e campagne del mondo della moda. Provocante il capitolo di Rupture (rottura) dove l’attenzione delle immagini si focalizza su eventi difficili susseguitisi nel 21esimo secolo. Dalle emergenze climatiche alle guerre, seguite dai problemi delle migrazioni di massa, degrado ambientale, violazioni dei diritti umani e lento declino dell’industria in molti paesi. Scatti seguiti dalle sezioni di Control (controllo), dove si pongono in risalto le possibili molteplici strategie di controllo, ed Escape (fuga), espressa come un modo per sfuggire a vincoli o a difficili situazioni fisiche o emotive. Next (prossimo) è l’ultima parte dell’esposizione introdotta con punti interrogativi verso il futuro e la scoperta di nuove tecnologie.

Curata da William A. Ewing & Holly Roussell, Civilization: The Way We Live Now presenta un ritratto senza precedenti della vita collettiva del genere umano nel nostro secolo. In mostra più di 350 stampe originali dove tra i nomi noti del mondo della fotografia appaiono quelli di Edward Burtynsky, Lynne Cohen, Gabriele Galimberti, Mandy Barker, Lauren Greenfield e Ahmad Zamroni.

La mostra è stata coprodotta dalla Foundation for the Exhibition of Photography, Minneapolis/Paris/Lausanne, da National Museum of Modern and Contemporary Art of Korea e dalla collaborazione con la Saatchi Gallery di Londra, ed è stata allestita precedentemente in altri musei internazionali.

In copertina: mostra “Civilization: The Way We Live Now” alla Saatchi Gallery

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per offrirti una migliore esperienza di navigazione. Accedendo a questo sito, chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi