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Nel Gilder Center di NY, dove il design imita le forme della natura

Parte dell’American Museum of Natural History, firmato dallo Studio Gang di Chicago: il 4 maggio l’inaugurazione


Architettura ispirata dalla natura per il Gilder Center di New York. Ultima aggiunta allo sviluppo frammentario dello storico American Museum of Natural History (1869) della città che aprirà i battenti il prossimo 4 maggio. Un centro avveniristico per scienza, innovazione ed educazione che lega il proprio nome a quello del filantropo Richard Gilder ed è firmato dallo Studio Gang di Chicago. Priorità dell’opera rafforzare sempre più l’importanza del museo e diffondere la conoscenza nella scienza, insieme a un piano di connessione visiva e funzionale tra le molteplici unità della nota istituzione culturale a cui seguono la creazione di un teatro immersivo, spazi espositivi, il ridisegno della biblioteca, un insettario e un “vivarium” con farfalle libere.

© Iwan Baan

© Iwan Baan

Fluide le linee compositive che segnano il volume della facciata lungo la Columbus Avenue nella west side di Manhattan. Un linguaggio chiaro e sinuoso che contraddistingue il nuovo polo per la scienza dagli eclettici edifici esistenti del complesso. Un corpo che si innalza su sei piani fuori terra, tra cui quattro accessibili al pubblico. Livelli avvolti da linee ondulate rivestite in granito rosa di Milford, in sintonia con l’accesso opposto ubicato lungo la Central Park West. Superfici solide dove si leggono i pannelli lapidei fissati in diagonale, così disegnati per rievocare il fenomeno della stratificazione geologica accanto a intelligenti aperture curvilinee, trattenute da vetri anti collisione per volatili.

E il viaggio esplorativo prosegue nell’atrio del Gilder Center (Kenneth C. Griffin Exploration Atrium) punto di unione con i manufatti preesistenti dell’Amnh, completati in fasi successive negli ultimi 150 anni ed estesi fino a occupare quattro blocchi urbani. Qui l’avvio verso un percorso esplorativo continuo, attivo e accessibile a tutti i visitatori, in grado di privilegiare la circolazione all’interno del campus e dar vita a 33 punti d’unione tra le 10 strutture esistenti dell’istituzione museale.


Insolito e spettacolare lo sviluppo interno del Gilder Center, plasmato da soluzioni progettuali che riprendono i temi della natura.


Superfici materiche che sembrano esser state scolpite dalla forza del vento e dell’acqua, interni che si riavvicinano figurativamente agli sviluppi dei canyon e delle grotte di roccia dove persiste un rapporto visivo con l’intorno e le sue molteplici esposizioni e dove la luce naturale è protagonista. In dettaglio, i riferimenti del costruito vanno al moto dell’acqua e del vento nel ritagliare i sentieri nelle rocce insieme alle forme che l’acqua calda riesce ad incidere nei blocchi di ghiaccio. “Shotcrete” il nome della tecnica costruttiva impiegata che si lega al nome dell’artista Carl Akeley.

Un sistema capace di dar vita a interni ininterrotti, privi di giunti, mediante il quale il cemento strutturale viene direttamente spruzzato sulle armature senza l’impiego di casseforme e poi finito manualmente. Volumi plastici a tutta altezza, illuminati dai molteplici skylight in sommità, in cui si evidenziano gli aggetti e le passerelle sospese e dove prevale un senso di continuità con l’insieme circostante, al fine di invitare i visitatori nell’esplorare il mondo della scienza e le sue collezioni. Con un’area pari a oltre 21.000 metri quadrati e un costo di 465 milioni di dollari, The Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation nasce da una partnership pubblica-privata.

Al suo interno il Louis V. Gerstner, Jr. Collections Core, una struttura su cinque piani che oltre ad esporre le collezioni del Museo rivela al pubblico le diversità e l’importanza delle molteplici sezioni in mostra, le metodologie impiegate per studiarle e le priorità per ricerche future sulla base di nuove tecnologie. In mostra oltre 3.000 oggetti che spaziano dalla zoologia, paleontologia, geologia e antropologia all’archeologia con materiali che vanno dai reperti del mondo dei dinosauri ai più avanzati strumenti astronomici.

In parallelo una serie di mostre digitali portano in prima linea le metodologie con cui gli scienziati analizzano le collezioni e nelle gallerie della Macaulay Family Foundation Collection offrono un contatto visivo diretto verso le aree di lavoro interne al museo. Invisible World il teatro immersivo al terzo piano che all’interno di una sala ovale, alta 7 metri e con soffitti a specchio, offre al pubblico esperienze interattive. In scena avanzate proiezioni di fenomeni del mondo naturale a tutte le scale.

Un’esperienza tra arte e scienza volta a rappresentare visualizzazioni scientifiche della prossima generazione. Modelli a grande scala e mostre digitali interattive gli eventi che si susseguono nell’insettario al primo piano (the Susan and Peter J. Solomon Family Insectarium) dove sono presenti diciotto specie di insetti viventi. Eventi che esplorano le funzioni vitali di questi piccoli animali nei diversi ecosistemi, la loro evoluzione, come possano dare beneficio agli umani e anche ispirare l’architettura e la robotica. Inedito il Davis Family Butterfly Vivarium, dove il pubblico viene accompagnato nel proprio viaggio esplorativo da oltre mille farfalle, appartenenti ad ottanta specie differenti, libere di volare in un habitat con clima controllato.

«Il Gilder Center è stato progettato per invitare i visitatori all’esplorazione e alla scoperta che non sono unicamente emblematiche della scienza, ma anche parte importante dell’essere umano. Aspira a coinvolgere tutti – persone di tutte le età, background e capacità – per condividere l’eccitazione nel conoscere il mondo della natura», spiega Jeanne Gang, fondatore e partner di Studio Gang. «Quando entri nell’ampio atrio illuminato dalla luce naturale, puoi intravedere le diverse esposizioni su molteplici piani. Puoi fare in modo che la tua curiosità ti guidi. E con tutte le nuove connessioni che l’architettura crea tra gli edifici, migliora anche la tua abilita nel navigare il campus del Museo nella sua totalità», continua Gang.

In copertina: © Alvaro Keding/© AMNH

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