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Con l’Italy Climate Report il Belpaese guarda ad un futuro sostenibile

Il documento punta a mettere in pratica il green new deal promosso dall’UE intervenendo su mobilità, industria, abitazioni e consumi energetici


Tra il 2005 e il 2014, l’Italia ha fatto registrare buone performance nel segno della lotta al cambiamento climatico, con un calo del 27% delle emissioni di Co2 e un taglio di 160 milioni di tonnellate di gas serra. Lo stesso non si può dire per quanto riguarda il periodo tra il 2014 e il 2019, quando in concomitanza con una timida ripresa economica è stata registrata appena l’1,6% di riduzione.

In questo contesto si sviluppa il progetto Italy Climate Report (ICR), che propone una roadmap climatica per il Paese è che è stata presentata nel corso della Conferenza Nazionale. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da un gruppo virtuoso di imprese composto da Chiesi, Conou Davines, e2i, Erg, Illy e Ing, in vista della COP26 (Unclimate Change Conference). La mappa si pone come una proposta aperta, in un momento in cui «si è arrivati al momento di passare ai fatti» ricorda Luca Mercalli, presidente della società Metereologica Italiana. «Tutte le buone pratiche e tecnologie sono sul piatto – prosegue – ma stentano a diventare fatti. Serve un catalizzatore, un po’ com’è successo con il telelavoro prima della pandemia».


Prossimo step? Arrivare a declinare anche in Italia l’ambizioso progetto europeo del green deal per diventare la prima regione climate neutral al mondo.


«Contrastare il cambiamento climatico dev’essere una priorità, è necessario cambiare paradigma ripartendo dalle infrastrutture e dalle grandi reti dell’energia» spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Per questo il rapporto prende in analisi sei punti necessari da cui partire: introdurre un sistema di carbon pricing, attuare un passaggio da un modello lineare a uno circolare e rigenerativo, accelerare ricerca e sviluppo, e ampliare la diffusione di soluzioni innovative, semplificare e razionalizzare le procedure e gli iter autorizzativi, oltre a promuovere la cultura della transizione.

È il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi a spiegare a che punto è l’Italia nel suo percorso verso la neutralità energetica. «Siamo ad un punto di svolta e il catalizzatore sarà l’iniziativa europea del green deal, che se di successo sarà traino internazionale di grande impatto. Se non sapremo tradurre in pratica la necessità di destinare al clima una quota rilevante dei finanziamenti per la ripresa dalla più grande crisi economica dal dopoguerra, il rimbalzo delle emissioni dopo il crollo del 2020 ci allontanerà di nuovo dai nostri obiettivi. Ma soprattutto – sottolinea Ronchi – sprecheremo una opportunità unica per fare dell’Italia un Paese avanzato ed estremamente competitivo sul principale terreno su cui si giocherà il futuro dell’economia globale: quello della green economy».

La Roadmap verso la neutralità climatica © Italy for Climate Report 2020

La proposta di Italy for Climate prevede una riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990 a fronte del taglio del 19% registrato al 2019. Per raggiungere questo risultato sarà necessario raddoppiare in appena un decennio la produzione di fonti rinnovabili dando più spazio al settore elettrico, che dovrà coprire il 67% della produzione nazionale. Importante anche la crescita nella gestione di riscaldamenti e mobilità. In cifre, si passerà dal 18% attuale alla copertura del 40% del fabbisogno nazionale. Diverse le aree di intervento, dai trasporti che in 30 anni non hanno mai ridotto le emissioni, all’industria, il primo settore per produzione di gas climalteranti ma anche quello che li ha ridotti di più dal 1990. Focus anche su residenziale, terziario, agricolo, fino ad arrivare alla gestione dei rifiuti e alla generazione elettrica.

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