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Come rigenerare quartieri e città, con il driver del cibo

Garantire la sicurezza senza negare l’esperienza, scommettere sul progetto e su format ibridi e nuovi


Nel binomio “food e città”, quali sono i cambiamenti che ci si potranno aspettare nel post-Covid? Quali le principali sfide per il settore della ristorazione e per i tecnici e i creativi che contribuiranno a dare forma a spazi accessibili, sicuri, e di qualità? Nell’ambito del format “Tavola rotonda” promosso da PPAN e Laurenzi Consulting, ampio spazio è stato dedicato all’ascolto di idee e soluzioni studiate per offrire format e servizi in un contesto di quartiere, evitando l’esperienza “ospedaliera” e proponendo delle novità inedite. Mercati, dehors, spazi ibridi per il consumo e la produzione di cibo diventano un’opportunità per far percepire un’idea diversa di città. “Basta osservare” dicono gli architetti intervistati, e credere nelle potenzialità del progetto, che tiene insieme bisogni delle persone, condizioni del contesto e fa leva sulla creatività.

© Eataly Las Vegas

Milano. Il piano sull’adattabilità, pubblicato dal Comune di Milano, cerca di far fronte al post-emergenza sanitaria tenendo conto del fatto che, visto che non si è più obbligati a spostarsi fisicamente, ci sono evidenti ricadute sul «transito delle automobili, c’è meno inquinamento, meno stress». In aggiunta, considerato che «il centro della vita diventa la casa, la famiglia allargata, il quartiere, si dovrà offrire una dimensione urbana completa – spiega l’architetto Patricia Viel –. Nel giro di 15 minuti a piedi, si dovrà poter arrivare a tutti i servizi essenziali, avere tutto quello che serve, a maggior ragione se parliamo di cibo».

Nel giro di 15 minuti a piedi, si dovrà poter arrivare a tutti i servizi essenziali, avere tutto quello che serve, a maggior ragione se parliamo di cibo

Patricia Viel

Sia che si tratti del consumo, che ha tutta una componente legata al tempo libero e allo svago, sia che si tratti di acquistarlo o si ipotizzino delle soluzioni ibride.

L’architetto milanese, partner dello studio Antonio Citterio Patricia Viel, partecipa al format “Tavola Rotonda” concentrando l’attenzione sul tema dei cambiamenti possibili, non solo dentro gli edifici ma alla scala urbana. Con attenzione ai comportamenti delle persone, input che deve guidare le scelte della progettazione.

© Eataly Milano. Credits: Riccardo Bucchino, Paolo Brignone

Roma. «Questa è un’occasione importante anche per le Pa per una reinterpretazione del concetto di spazio pubblico – aggiunge l’architetto romano Stefano Rosini – oggi più che mai. Gli spazi aperti vanno messi a disposizione delle attività commerciali, in generale questa è una sfida per il futuro. Le potenzialità di crescita sono immense: valorizzazione dello spazio pubblico, recupero dell’esistente, di attività dismesse e di settori urbani da riconvertire. Basti pensare alle edicole, per fare un esempio concreto».

Qualità, novità e creatività. Nicola Farinetti, ceo di Eataly, rileva che, dando la priorità al tema della sicurezza delle persone, «per nessuna ragione al mondo questa esperienza dovrà avere un impatto di tipo ospedaliero» e cita due esempi: la personalizzazione delle mascherine, piuttosto che l’ipotesi di riempire gli spazi con delle casse wireless per simulare il vociferare delle persone che non potranno esserci per rispettare le regole sul distanziamento fisico. Sul tema della vitalità dei luoghi e della convivialità interviene anche Marco Civitelli, direttore di Ceresio 7: «grazie alle ampie dimensioni del nostro locale, riusciremo a distribuire tutti gli ospiti rispettando le regole, pur mantenendo l’idea di un luogo pieno e vivo». Da evitare infatti il rischio di dare vita a spazi sicuri ma sostanzialmente vuoti, soluzioni che limitano l’esperienza stessa dei luoghi della ristorazione e dello svago.

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