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Dove l’arte prende vita con il touch. Primo compleanno per il Digital Art Museum di Tokyo

Cultura e innovazione messa a segno da architetti, ingegneri, programmatori, computer animator, matematici, musicisti ed esperti di visual technology


Quasi due milioni e mezzo di visitatori provenienti da 160 Paesi: è questo il bilancio a un anno dall’inaugurazione del “Digital Art Museum teamLab Borderless” di Tokyo, il primo museo digitale al mondo.

La “cittadella” virtuale che si estende su oltre 10mila mq sull’isola artificiale di Odaiba e che conta un migliaio di dispositivi fra computer e proiettori è davvero un unicum, non solo perché tutto l’allestimento – scenari e opere – è completamente digitale, ma anche e soprattutto perché l’esperienza interattiva che i visitatori possono vivere nel lungo percorso fra le 5 aree tematiche è un’esperienza mai uguale a sé stessa e dunque irripetibile. Di fatto è praticamente impossibile sapere cosa ci si troverà davanti in anticipo; ciascuna esperienza sarà diversa dall’altra.

Voluto e realizzato dal collettivo giapponese teamLab – che conta oltre 500 professionisti fra architetti, ingegneri, programmatori, computer animator, matematici, musicisti ed esperti di visual technology – il Digital Art Museum è divenuto in appena un anno un’icona artistica in tutto il Giappone: i 2,3 milioni di visitatori messi a segno dall’inaugurazione del 21 giugno 2018 sono un numero pari a quello registrato da altri importanti musei del Paese, come il Museo nazionale di Tokyo e quello di arte contemporanea del XXI secolo a Kanazawa.

Il Digital Art Museum ha anche contribuito a ravvivare l’area portuale circostante: la stazione Aomi sulla linea Yurikamome, la più vicina, ha accolto oltre il 50% in più di visitatori e VenusFort, un complesso commerciale di zona, ha registrato un aumento del 20% nel numero di visitatori rispetto all’anno precedente.

È l’esperienza interattiva a caratterizzare il labirintico Museo digitale di Tokyo: tutte le “opere” sono generate al computer in tempo reale e molte delle installazioni sono il frutto dei movimenti e del “tocco” degli spettatori.


Se nei musei tradizionali il “non toccare nulla” è un obbligo, nel Digital Art Museum si viene incoraggiati a toccare, visto che è proprio il tatto a rendere mutanti pareti, oggetti e pavimenti.


Parte essenziale del “viaggio” è la musica, anch’essa elemento interattivo negli spazi: sono i suoni a “ritmare” le nuvole di fumo e le immagini cangianti nei pavimenti riflettenti. Cinque le aree in cui si snoda il percorso borderless “senza confini”: Borderless World, in cui le installazioni sono in continuo movimento e si modificano in tempo reale interagendo con i visitatori; Athletics Forest, spazio che promuove la creatività e l’esperienza “spaziale” e in cui gli scenari cambiano in base ai salti, agli scivolamenti, alle arrampicate; Future Park, il campo sperimentale per la creazione collaborativa, ossia in cui si contribuisce alla realizzazione delle opere; Forest of Lamps, una stanza piena di lampade sensibili al movimento; EN Tea House, una sorta di scenario ispirato ad “Alice Nel Paese Delle Meraviglie” in cui si può bere del tè con fiori che sbocciano dalla tazza.

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