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Sanità e tecnologia. Negli ospedali italiani sono già al lavoro i robot-infermieri

L’accelerazione con l’emergenza Covid, macchine intelligenti anche a servizio della telemedicina


Gli ospedali italiani si preparano per la sfida tecnologica. L’emergenza Covid-19 ha portato alla luce la necessità non solo di una trasformazione in chiave digitale che possa spingere l’erogazione di servizi di e-health e di telediagnostica per abbattere l’ospedalizzazione e migliorare l’assistenza domiciliare, ma anche di mettere in campo avanzate soluzioni robotiche con l’obiettivo di fornire supporto al personale medico e infermieristico e gestire con più efficienza tutta una serie di attività all’interno delle strutture. Su questo fronte è sull’uso dei robot “infermieri” che sono puntati i riflettori.

Già tre gli ospedali italiani che hanno deciso di passare all’azione nell’ambito del progetto Lhf-Connect (https://www.iit.it/it/iit-vs-covid-19/lhf-connect) portato avanti dall’Iit (Istituto italiano di tecnologia) di Genova in collaborazione con l’Università di Pisa, I-Rim (Istituto per la Robotica e le Macchine Intelligenti) e con l’azienda iRobot: Lhf (Low Hanging Fruits)-Connect è un robot “avatar” controllato a distanza che si muove fra i reparti e le stanze degli ospedali ed è in corso lo sviluppo di tutta una serie di applicazioni che ne consentano l’interazione e l’utilizzo anche da parte dei pazienti allettati.

La creatura robotica è stata adottata presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, l’Azienda USL Toscana Nordovest di Massa-Carrara e il Centro Polivente Anziani Asfarm di Induno Olona (Varese) dove è utilizzata per la consegna di medicinali ai pazienti, le comunicazioni medico-infermiere ma anche per mettere in contatto i pazienti con i familiari attraverso video-chiamate.

Spiegano gli ideatori del progetto


«Gli avatar robotici in telepresenza sono dispositivi che possono aiutare i pazienti, magari in isolamento da settimane, a contattare i loro parenti senza esporre a rischio lo staff sanitario e i propri cari».


 

È operativo presso l’ospedale di Circolo e Fondazione Macchi della Asst Sette Laghi di Varese il Sanbot Elf, un robottino dalle sembianze umanoidi che aiuta medici e infermieri nell’ambito dell’emergenza Covid-19. Il robot è in grado di fornire assistenza a oltre una decina di ricoverati affetti da Coronavirus ed è anche in grado di “parlare” con il paziente attraverso messaggi vocali.

Già utilizzati alla “Casa Sollievo della Sofferenza” a San Giovanni Rotondo i robot R1 e Pepper prodotti da Konica Minolta e Sofbank sono gli altri due robot destinati ad un ampio impiego negli ospedali. A San Giovanni Rotondo Pepper è stato utilizzato per monitorare le stanze dei pazienti e allertare i medici in caso di pericolo. R1 ha assistito i pazienti accompagnandoli ad esempio a fare esami o terapie. E nell’ospedale del Foggiano sono stati adottati anche gli altri tre robottini Mario, Buddy e Astro. Il progetto “Si-Robotics” portato avanti dalla Casa Sollievo della Sofferenza insieme con l’azienda italiana Exprivia prevede inoltre lo sviluppo di dispositivi robotici per l’assistenza ospedaliera, domiciliare e residenziale.

Un team del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Perugia sta invece lavorando alla progettazione di un veicolo robotico per applicazioni Covid-Sensitive: i droni-robot teleguidati saranno in grado di accedere ai reparti ospedalieri potenzialmente a rischio e procedere alla loro sanificazione. E potranno essere usati anche per consentire alle persone in isolamento di entrare in contatto con i propri cari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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