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“Impronte”: un fotoromanzo botanico in duecento immagini

A Parma va in scena una mostra sul rapporto tra uomo e natura, con un occhio particolare alle donne


Giardini, orti botanici, parchi, oasi verdi. Sempre di più si sente parlare di ‘verde’, ‘green’, ‘naturale’, ‘natura’, non solo nel campo della biologia, della botanica o dell’architettura. Sembra che oggi più che mai il ‘verde’ sia diventato un bisogno quasi ossessivo per chi vive nei grandi centri urbani italiani, ahimè parchi di questi spazi, e sempre più legato a una ricerca di benessere.

Le piante però, grazie anche alla popolarità del botanico e saggista Stefano Mancuso, sono diventate protagoniste di libri e pubblicazioni, e non solo di manuali per appassionati del pollice verde. Per l’editore Add sono usciti titoli come La favolosa storia delle verdure e Le incredibili avventure delle piante viaggiatrici. Per Einaudi, Alessandra Viola ha dato alle stampe Flower power. Le piante e i loro diritti. Dello stesso Mancuso sono numerose le pubblicazioni dedicate all’intelligenza dei vegetali e, più in generale, al mondo della botanica.


È a loro che è dedicata una mostra che ha recentemente aperto a Palazzo del Governatore di Parma, dal titolo “Impronte. Noi e le piante”.


Duecento immagini che vanno dagli erbari medievali alla tomografia a emissione di positroni (la tac), passando per erbari storici, illustrazioni botaniche, stampe in nature printing e xiloteche, ma anche fotografie moderne e immagini ad alta tecnologia, e che rappresentano un viaggio nel rapporto tra l’uomo e la natura.


Un ‘fotoromanzo botanico’, come lo definiscono gli organizzatori, che va dal Quattrocento a oggi.


Realizzata dall’Università di Parma insieme al Comune emiliano, con il sostegno di Fondazione Cariparma, Gruppo Chiesi e Gruppo Davines, la mostra si estende su 570 mq ed è articolata in dieci sezioni, legate alla tecnica e al periodo storico in cui le immagini sono state realizzate – come il disegno a mano, la fotografia, i raggi X – che narrano cambiamenti e rappresentazioni del nostro rapporto con le piante nel corso dei secoli. Tecniche moderne – come codici qr e video –, permettono di scoprire informazioni, curiosità e notizie sugli erbari che usavano medici e farmacisti, ma anche su tavole provenienti da atlanti che servivano per riconoscere le erbacce da estirpare lungo le ferrovie, e cataloghi con campioni di colore da abbinare a precise varietà e specie botaniche Répertoire de couleurs pour aider à la détermination des couleurs des fleurs, des feuillages et des fruits che unisce esperienze e necessità di floricoltori, artisti e scienziati.

In mostra anche il raro erbario farmaceutico di Luigi Gardoni, realizzato a metà dell’800 e riportato alla luce solo nel 2014 dopo aver giaciuto oltre un secolo in un armadio dell’Orto botanico di Parma, al quale fanno da ideale prosecuzione i ritratti spettrografici condotti sulle piante per accelerare la selezione agronomica e le fotografie di scienziati-artisti contemporanei, come Craig Burrows, Igor Siwanovicz, Rob Kesseler e Jan Martinek.

Spazio anche alle donne, le quali grazie all’illustrazione botanica poterono accedere al mondo tipicamente maschile delle scoperte scientifiche, con le opere originali di Maria Sybilla Merian, pittrice e naturalista tedesca, autrice di Dissertatio de generatione et metamorphosibus insectorum Surinamensium (La metamorfosi degli insetti in Suriname, 1705), A curious herbal  di Elizabeth Blackwell (la prima donna nella storia moderna a ricevere la laurea in medicina), e l’italiana Rosalba Bernini, di cui sono esposte alcune tavole.

Legati alla mostra un concorso per giovani illustratori e l’installazione audiovisiva Artificial Botany, a cura dello studio artistico multidisciplinare fuse*, che esplora suggestioni e capacità espressive delle illustrazioni botaniche classiche attraverso l’uso di moderni algoritmi di apprendimento automatico. La mostra, a ingresso gratuito, sarà aperta fino al mese di marzo.

In copertina: Artificial Botany, fuse © Hong Kong Design Institute

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