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Le città del futuro nei video games di Fumito Ueda

Immagini da fantascienza e dettagli sofisticati figli dell’estro giapponese


Per gli appassionati di videogiochi Fumito Ueda è una celebrità. Ma la sua fama si sta allargando anche ad altri campi, in particolare a quello dell’architettura.

Classe 1970, il giovane game designer fondatore di genDesign – una laurea alla Osaka University of Arts, un “mancato artista” come si legge sulla voce a lui dedicata in Wikipedia – popola i videogiochi con architetture avveniristiche, edifici futuristici e spettacolari, costruzioni che non avrebbero possibilità di esistere nel mondo reale. Eppure c’è chi considera le sue “creature” – oltre che forme d’arte – un’ispirazione da non sottovalutare. E ciò che fino ad oggi non è stato possibile realizzare potrebbe diventare anche realtà.

Le potenzialità offerte da piattaforme di progettazione sempre più evolute – dal Bim al 3D passando per la realtà aumentata per proiettarsi verso l’intelligenza artificiale – hanno già ampiamente “esploso” i confini dell’immaginario consentendo ai progettisti di spingersi oltre l’edito anche grazie all’innovazione materica. Materiali sempre più flessibili e “malleabili”, dalle forme “mutanti” – come nel caso di quelli a memoria di forma o adattativi – permettono di realizzare superfici complesse e quindi di ampliare il raggio d’azione degli architetti e soprattutto quello della fantasia. Ecco allora che le strutture a firma di Ueda diventano più che interessanti fonti di ispirazione.

Ico, Shadow of the Colossus e The last Guardian, i videogiochi in cui sono presenti alcune delle più avveniristiche costruzioni figlie dell’estro giapponese. E non ci sono solo edifici dalle strane forme.


Lo scenario è popolato anche di ponti e passerelle, strutture sospese e labirintiche che a tratti rievocano le “magiche” ambientazioni di Maurits Cornelis Escher e non mancano i riferimenti a Giorgio De Chirico, in particolare in Ico


A stupire inoltre è il contrasto fra ambientazioni che rievocano tempi andati e uno scenario architettonico che proietta la mente verso mondi ignoti, da fantascienza. Edifici maestosi, quasi mostruose astronavi, improvvisamente si stagliano davanti al giocatore che deve scalarli per raggiungere nuove tappe. E intanto può ammirarne i particolari, che non sfuggono all’occhio “clinico”, quello dell’architetto in cerca di ispirazione. Non solo: considerato il crescente successo dei videogames, per gli architetti si aprono nuove prospettive. Sempre più richiesti infatti gli scenari avveniristici soprattutto in vista dell’atteso boom dei visori di realtà aumentata che consentono vere e proprie esperienze di gioco immersive.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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