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Bee wrap. Cosa sono e dove nascono gli eco-imballaggi made in Italy

Una nuova cultura si innesta negli stili di vita. Quando il sociale sposa l’ambiente


Plastiche e bioplastiche, Mater-bi e polimeri, termini che sono entrati nella vita quotidiana di tutti i consumatori italiani e che descrivono le materie prime di cui sono fatti gli imballaggi dei cibi e dei prodotti che utilizziamo quotidianamente. Una classificazione non semplice da decifrare, soprattutto per il consumatore che vuole riciclare bene, e che si trova a districarsi tra una miriade di simboli e sigle. Dallo scorso settembre, tra l’altro, è entrata in vigore la nuova normativa Ue che rende obbligatoria l’etichettatura ambientale dei vari packaging, con lo scopo di rendere più chiaro al consumatore come verranno smaltiti i vari imballaggi, oltre che ad obbligare i produttori (anche extra Ue) a segnalarli adeguatamente per facilitarne raccolta e recupero. Una norma di non facile interpretazione, tuttavia, che ha spinto il Conai, Consorzio nazionale imballaggi, a pubblicare delle linee guida per rispondere a dubbi e perplessità degli associati, oltre che ad aiutarli nella corretta applicazione della normativa.

Nonostante i passi avanti fatti negli ultimi anni, il problema della plastica e dei suoi derivati rimane una questione centrale nella difesa dell’ambiente e nella riduzione dei livelli di inquinamento, soprattutto marino.


Stando ad un dossier pubblicato dal Wwf lo scorso anno, l’Italia è il secondo più importante produttore di rifiuti dell’area mediterranea, con un volume di 4 milioni di tonnellate annue, delle quali l’80% proviene dagli imballaggi.


©Apepak

Di questi, il 60% viene avviato all’incenerimento e solo il 26% viene riciclato. Ma ci sono anche notizie positive: il nostro Paese è infatti leader nel riciclo della plastica, con 1 milione di rifiuti di imballaggi avviati al riciclo ogni anno. E che gli italiani sembrino essere disposti a “rinunciare” all’uso di questo materiale a favore di packaging più green e meno inquinanti, lo rileva anche la ricerca Consumi sostenibili: le nuove dinamiche nelle scelte di consumo, condotta dall’Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per il Conai. Secondo l’indagine, più del 50% dei consumatori cerca informazioni sulle etichette su come comportarsi per fare la raccolta differenziata, il 57% cerca un packaging dal design semplice, il 54% di materiale riciclato e il 52% presta attenzione alla sua riutilizzabilità. Alla luce di questi dati, è però forse chiaro che anche in un sistema ideale di riciclo della plastica, l’unica soluzione, invocata anche da molti ambientalisti, è quella di consumare meno, e quindi di produrre meno imballaggi e prodotti di questo tipo.

Ecco che vengono quindi in aiuto soluzioni come quelle degli eco-imballaggi e,più specificatamente, le pellicole alimentari biodegradabili, riutilizzabili ed ecologiche fatte di tessuto naturale e ricoperte con cera d’api, atte a sostituire le “sorelle” più inquinanti. Anche se da tempo disponibili negli Stati Uniti e in altri paesi europei, e facilmente reperibili online, in Italia sono ancora poche le aziende produttrici che hanno deciso di cimentarsi con questo innovativo concept. Tra loro la Beeopak, di Torino, e la Apepak, di Vedelago, nel trevigiano.


Chiamate anche bee wrap, sono prodotte con materie prime naturali e a Km0, e vengono vendute in diverse misure, per adattarsi a tutti i tipi di contenitori. Essendo naturali, possono essere anche usate a diretto contatto con gli alimenti – per esempio per avvolgere frutta, verdura o pane – e sfruttano le proprietà antibatteriche della cera d’api per il mantenimento dei cibi.


Attenzione però alla carne cruda, perché questo tipo di eco-imballaggi deve essere lavato con acqua fredda e detergenti ecologici delicati, se non si vuole compromettere lo strato di cera applicato sul tessuto.

A livello di esperienza imprenditoriale, entrambi Beeopak e Apepak sono il frutto di uno sforzo comune, spesso familiare. Beeopak nasce infatti a Torino nel 2018 da un’idea di Clarien Van De Coevering, olandese trapiantata in Italia e Monica Fissore, le quali, scrivono sul sito dell’azienda, hanno deciso di produrre questi oggetti nel nostro Paese per non dover ulteriormente inquinare acquistandoli online, magari all’estero. Il loro punto di forza è sicuramente l’utilizzo dell’olio di nocciole Igp proveniente dalle vicine Langhe che, unito alla resina di pino e alla cera d’api, conferisce quella caratteristica patina adesiva capace di aderire ai contenitori (preferibilmente di vetro!), e che permette ai cibi di respirare naturalmente e di conservarsi più a lungo. Anche il cotone utilizzato per il tessuto è biologico e filato in Piemonte secondo una filiera etica, come la cera, che viene da apicolture locali. Lo stesso vale per le tecniche di stampa, che hanno la certificazione formaldeide free e Oekotex (che assicura l’assenza di metalli tossici o pesanti). Un altro plus è che sono facilmente reperibili sul mercato, per esempio si trovano, tra gli altri, negli store di Eataly, oltre che nella fabbrica torinese. E nelle ultime settimane le due imprenditrici hanno creato anche un nuovo design a tema natalizio.

©Apepak

Apepak è invece una cooperativa sociale, fondata da Massimo Massarotto e dalla moglie Molly Knickerbocker insieme ad altre 200 famiglie, che dà lavoro a persone con problemi e disagi psico-sociali di differente natura, unendo quindi l’impegno sociale a quello ambientale. Anche questo eco-packaging è realizzato in cotone biologico certificato Gots (Global organic textile standard) e proveniente da filiera etica. L’unica differenza con Beeopak è che contiene l’olio di jojoba al posto dell’olio di nocciole, ma anche in questo caso la cera d’api biologica viene da apicolture italiane, grazie ad un accordo stipulato con il Conapi, Consorzio nazionale apicoltori, impegnato nella riduzione dell’uso dei pesticidi nelle zone a più alta produzione mellifera.


Apepak ha inoltre ricevuto il Premio buone pratiche per l’innovazione 2019, un riconoscimento biennale a cura di Legambiente, che premia quelle realtà che si sono distinte nel campo della sostenibilità.


Per quello che riguarda la distribuzione, i prodotti sono acquistabili sia sul sito della cooperativa che attraverso i Gas, gruppi di acquisto solidale, oltre che in diversi rivenditori su tutto il territorio nazionale.

Entrambi i bee wrap hanno una durata di un anno circa, a riprova che anche il costo economico più elevato rispetto alla comune pellicola di plastica viene riassorbito nel tempo e aiuta a cambiare anche le abitudini di consumo.

©Apepak

Immagine di copertina courtesy of ©Apepak

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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