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Videogiochi e medicina, un binomio innovativo

Dall’Inghilterra uno studio per controllare i sintomi della schizofrenia


Se vi chiedessero di pensare a una persona malata di schizofrenia, chi sarebbe la prima a venirvi in mente? Probabilmente individui come lo scrittore Jack Torrance del film “Shining” interpretato da Jack Nicholson, il protagonista de “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde”, o John Nash, il talentuoso matematico della pellicola “A beautiful mind”. Uomini pericolosi e a volte geniali insomma. Nonostante tutto ciò sia scientificamente falso e frutto di una percezione diffusa ma errata, una serie di studi hanno rivelato che alla domanda su cosa caratterizzi un individuo affetto da questa malattia, il 50% degli intervistati ha risposto che la schizofrenia indica una doppia personalità, mentre il 25% la associa a psicopatici e violenti. Proprio questo pregiudizio fa si che solamente l’8% dei malati riesca ad ottenere un lavoro: un vero problema se si pensa che un essere umano su 100 ne è affetto.

Immagine tratta dal simulatore utilizzato nell’esperimento del King’s College London’s Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience (IoPPN)

In Inghilterra, un gruppo di ricercatori del King’s College London’s Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience (IoPPN) e della University of Roehampton, ha effettuato degli studi su persone schizofreniche per permettere loro di riuscire a controllare, in particolare, il disturbo dato dalle allucinazioni verbali. Fino a qui nulla di nuovo. Ad essere innovativo, infatti, è il mezzo attraverso cui i pazienti hanno imparato ad affrontare la patologia: un videogioco. La ricerca, la prima del genere, ha coinvolto 12 persone. Il 70% di individui affetti da schizofrenia è vittima di allucinazioni che li portano a udire voci in realtà frutto della loro immaginazione, con conseguenze negative importanti sulla vita quotidiana. In più, per il 30% di loro le medicine non hanno effetto. Un’esistenza difficile quindi, considerando anche che chi soffre di questa malattia vive, in media, dai 15 ai 20 anni meno del resto della popolazione.

Sfortunatamente non esistono trattamenti efficaci per tutti coloro affetti da questa patologia, perciò il valore di una ricerca simile, in grado di offrire un nuovo approccio medico, risulta notevole

Sukhi Shergill, professore del IoPPN

L’esperimento. I ricercatori hanno concepito una tecnica in grado di fornire un “neuro-feedback” al paziente tramite uno scanner per la risonanza magnetica, capace di monitorare l’attività della regione del cervello che si attiva quando si ascolta. Nel videogioco fornito ai pazienti, l’attività neurale è rappresentata da un razzo spaziale con un solo obiettivo: atterrare in sicurezza sulla Terra. Senza alcuna indicazione sulla tecnica da utilizzare, le persone soggette all’esperimento devono sviluppare una propria strategia mentale per muovere il missile e portarlo dolcemente a destinazione. Facendo questo, i pazienti sono in grado non solo di “vedere”, ma anche di influenzare l’attività della regione del cervello colpevole delle allucinazioni verbali. Dopo quattro tentativi portati a termine con successo grazie all’ausilio del missile-feedback, gli individui affetti da schizofrenia si sono dimostrati in grado di ridurre i disturbi in totale autonomia.

“I pazienti sanno quando le allucinazioni verbali stanno per arrivare – ha commentato la dottoressa Natasza Orlov del IoPPN -, per questo vogliamo che siano in grado di mettere in pratica quanto imparato per ridurre la loro intensità o fermarle completamente. Lo studio, quindi, dimostra come la schizofrenia possa essere affrontata in modo da ridurre i suoi sintomi senza l’ausilio delle medicine che, in diversi casi, sono inutili”.

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