Al museo del Cinema cinque secoli di espressioni nell’esposizione #FacceEmozioni
La locandina della mostra
#FacceEmozioni. 1500-2020: dalla fisiognomica agli emoji. Si intitola così la mostra, a cura di Donata Pesenti Campagnoni e Simone Arcagni, che dal 17 luglio prossimo e fino al 6 gennaio 2020 sarà ospitata presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Una “grande esposizione”, una “mostra unica nel suo genere” – così la descrivono i curatori – che racconta gli ultimi 5 secoli di storia della fisiognomica, un arte ma anche da molti considerata una “pseudoscienza”.
Il viaggio parte dalla prestigiosa collezione permanente del Museo e si snoda poi attraverso cataloghi e opere arrivando fino agli emoji, le “faccine” usate su smartphone e social network, «a conferma ancora una volta di come il volto sia il più importante luogo di espressione dell’anima dell’essere umano», si legge nella presentazione.
Il 17 luglio non è stato scelto a caso: è la giornata mondiale degli emoji e la mostra prova dunque a «tessere le fila di un discorso antico, le cui origini arrivano addirittura ad Aristotele per giungere ai nostri giorni», in un percorso che dai tratti del volto si spinge fino alla sintesi grafica degli emoji, che interpretano in chiave contemporanea caratteri ed emozioni delle persone.
#FacceEmozioni sarà visitabile dal 17 luglio al 6 gennaio 2020 negli spazi sotto la Mole Antonelliana che ospitano il Museo del Cinema
«In mostra un “catalogo delle facce e delle emozioni” capace di catturare gli occhi e di sedurre la mente dei visitatori, chiamati a specchiarsi e a riconoscere il loro volto in una folla di visi tratteggiati, caricaturizzati, deformati, sublimati a partire da Leonardo da Vinci fino a un futuro che è già cominciato», si legge ancora nella presentazione.
Arte ma anche scienza, tecnologia e comunicazione: il visitatore viene coinvolto in un lungo racconto fra i cataloghi di Giovan Battista Della Porta e Johann Caspar Lavater fino allo studio dei volti del primo pittore del Re Sole, Charles Le Brun con i suoi vetri per lanterna magica, fino ai manuali per gli attori di teatro e cinema. E dalla tecnica del morphing si arriva ai più avanzati software di riconoscimento facciale in grado non solo di in grado di individuare un volto, ma anche di ricostruirne e persino manipolarne i tratti somatici.
Vetri per lanterna magica tratti dai disegni da Charles Le Brun. XVIII sec © Coll. Museo Nazionale del Cinema
All’interno di #FacceEmozioni saranno allestite anche due mostre “speciali”. Dal 17 luglio al 29 settembre 2019 la personale di Paolo Cirio – a cura di Irene Calderoni per conto della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – che include tre importanti cicli di lavori dedicati al tema del volto, «spazio simbolico in cui si gioca la dinamica conflittuale tra privato e pubblico, individuale e generale, libertà e sorveglianza», annunciano gli organizzatori. Media, rete, e social network i “luoghi” indagati dall’artista torinese che vive a New York.
Dal 25 settembre 2019 al 6 gennaio 2020 – nell’ambito del piano dedicato all’Archeologia del cinema – sarà la volta de “I 1000 volti di Lombroso”, una selezione di fotografie, mai esposte prima, appartenenti al fondo fotografico dell’Archivio del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino, che ripercorre le diverse tappe delle ricerche del “padre” della criminologia moderna.
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