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Portuense 201: da ex vaccheria a laboratorio di creatività

Rigenerazione a Roma, a partire dai contenuti e dalla cooperazione. In campo un collettivo di architetti, artisti e produttori cinematografici


A nove anni dalla sua riconversione a co-working, l’ex Vaccheria Riccioni apre le porte al pubblico con un folto calendario di eventi. Siamo a Roma a nord del quartiere Portuense, appena alle spalle di Stazione Trastevere. Gli spazi di un allevamento bovino degli inizi del ‘900 sono animati da un collettivo di architetti, artigiani, artisti, designer e produttori cinematografici, che vogliono fare del proprio lavoro un’esperienza da condividere.

È Portuense201, il nome del gruppo aggregatosi intorno alla figura di Manuela Tognoli, designer e progettista che ha curato il recupero del complesso e che ha fondato il primo spazio espositivo ospitato nei fabbricati recuperati.

“La stalla, ora divenuta sede di Label201 – racconta lei stessa – ha preservato volumi e superfici, lasciando dialogare gli strati di pittura che con il tempo si sono sovrapposti sulle pareti, con i materiali e le superfici contemporanee.”


L’avvio della prima stagione di workshop tenuti in questa insolita versione di fattoria, è l’occasione per tornare a parlare di quei luoghi nascosti allo sguardo dei più, che fungono spesso da vivai per la sperimentazione di iniziative ibride.


Area. La struttura, poco distante dagli ex stabilimenti di Mira Lanza (oggetto di un concorso appena bandito dal Campidoglio nell’ambito dell’operazione Reinveting Cities www.ppan.it/stories/roma-reinventing-cities-5-aree/) e dei Mulini Biondi (già convertiti in complesso residenziale e commerciale), si inserisce nella zona industriale romana dove è in itinere da anni un piano di che vedeva come operazione pilota i Mercati Generali di via Ostiense (che ancora attendono la loro trasformazione) e il complesso dell’ex Mattatoio di Testaccio.

Evoluzione. Dal 1912, anno in cui Rosa Riccioni presentò il progetto per la costruzione della sua vaccheria, il civico 201 ha subito un processo di trasformazione che ne ha esaltato le qualità architettoniche ed abitative. Caduta gradualmente in disuso dagli anni ’50, nel 2011 è stata restaurata e riconvertita in una vera e propria officina creativa.

Nel denso tessuto cittadino, l’ex vaccheria mostra ancora il suo carattere contadino: lo scorcio di un villaggio rurale che si insinua nel contesto urbano consolidato.

“Recupero e conservazione – come racconta l’architetto Tognoli – sono le parole chiave di tutto l’intervento, dal punto di vista del contenitore, ma anche negli interni, dove è stato possibile.”

La dimensione umana e familiare è l’humus di inventiva e talento: tra edifici bassi, tetti spioventi, intonaci grezzi e rampicanti, la dinamicità non perde terreno e l’ensemble dei creativi organizza eventi che spaziano dal floral design al restauro tessile. Obiettivo: aprire le porte non solo a chi vi abita e lavora.

La proposta di Portuense201 è quella di un contemporaneo distretto culturale che dal 2011 ha continuato ad aggiungere nomi al proprio carnet, arrivando a contare la firma di 15 realtà professionali (con una consistente presenza di quote rosa). Artigiani e promotori di un’originalità intimamente legata a complessità e contaminazione, temi da cui si ricava il plusvalore necessario ad una ridefinizione contemporanea del prodotto di qualità.

Nel corso degli anni – dichiara l’apri fila del progetto – si è costruito un luogo vivo e ricco di sinergie umane e lavorative. Tra i risultati raggiunti anche la mostra Still Moving e una prima agenda di Workshop, attraverso cui trasmettere alla comunità le esperienze e i luoghi di P201.

Prossime sfide. A febbraio 2020 partirà il primo calendario di seminari, con una programmazione che arriverà fino a maggio. Porte aperte a studenti, professionisti e design lovers, che esporranno i progetti realizzati durante i corsi negli spazi di Label201.

Con questa attività, il gruppo di via Portuense punta a diffondere la sensibilità per la materia e per le tradizioni in chiave contemporanea. Cooperazione è, per tutti, il segreto del successo: ogni laboratorio è il prodotto di due o più studi, in una logica che premia la contaminazione tra vari ambiti professionali, in un luogo in cui già si mescolano epoche, realtà, stili, diversi.

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