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Poesia e concretezza. Così Procida è stata scelta come prossima capitale italiana della cultura

Un progetto di rinascita. Una festa nell’isola per una vittoria storica e un’opportunità di rilancio da non perdere


Ventotto candidature, dieci finaliste, una sola vincitrice: Procida. Si è tenuta il 18 gennaio, alla presenza “digitale” di tutti i sindaci delle realtà giunte fino alla top 10, la proclamazione della città che sarà Capitale italiana della Cultura per il 2022. Un’esplosione di gioia autentica quella del sindaco dell’isola campana e dei suoi collaboratori, al pari di quelle cui siamo stati abituati negli scorsi anni in occasione dell’annuncio delle realtà prime classificate. Delusione invece ad Ancona, Bari, Cerveteri, L’Aquila, Pieve di Soligo, Taranto, Trapani, Verbania e Volterra, ovvero le altre nove finaliste.


La vittoria, come un lampo nel buio, riporta la luce su una delle tante piccole realtà che caratterizzano il nostro Paese e di cui troppo spesso ci si dimentica.


Luoghi che sono una testimonianza di quella che, prendendo in prestito la definizione da oltreoceano, non è altro che l’Italia profonda, una terra dominata da dinamiche e rapporti sociali diversi da quelli delle grandi aree metropolitane, nel bene e nel male. Il successo di Procida nel processo di candidatura a Capitale italiana della Cultura per il 2022 è anche uno stimolo alle cosiddette aree interne del Belpaese che, proprio grazie alla cultura, possono trovare il modo di affermare la propria identità nel XXI secolo.

Il sindaco di Procida intervenuto alla proclamazione da remoto con il suo staff

A sottolinearlo anche il sindaco della città, Raimondo Ambrosino. «Procida può essere considerata un modello per tanti luoghi, altrettante Amministrazioni, tante comunità che hanno riscoperto l’entusiasmo e l’orgoglio del loro territorio e che vogliono costruire un riscatto importate per le proprie terre. Complimenti anche a tutte le altre città, la cultura per noi e per loro è un detonatore del piano strategico e di rilancio». Un segnale importante e con una doppia valenza in particolare perché arrivato in un momento critico come mai per tutte quelle generazioni che non hanno vissuto gli anni della guerra e quelli immediatamente successivi.

È la prima volta che vince una piccola città, testimonianza di come la vittoria non dipenda tanto dalla grandezza del proponente, quanto dalla forza della candidatura. Procida ci accompagnerà nel 2022, anno di ripartenza e rinascita

Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali

«La designazione della Capitale italiana della cultura 2022 di oggi – ha continuato il Ministro – è un segnale per guardare al futuro. Quello appena passato, ma anche il 2021, sono anni complicati per tutti. Tante realtà hanno sofferto molto, anche per questo il Parlamento ha stabilito lo scorso anno che nel 2023 le città capitali della cultura saranno Bergamo e Brescia, colpite in modo durissimo dal Covid19. L’augurio è che nel 2022 saremo tornati alla normalità, con la cultura e il turismo che torneranno importanti e fortissimi come lo erano prima della pandemia».

Alla cerimonia di proclamazione è intervenuto anche il presidente della giuria, il professor Stefano Baia Curioni, che ha sottolineato un altro aspetto rilevante. «Importante che tutti questi territori si siano affidati alla cultura per il loro sviluppo, con l’idea che proprio il patrimonio culturale sia la base dello sviluppo. Un concetto innovativo e fondamentale, anche alla luce del possibile, e auspicabile, meccanismo di emulazione rispetto ad altre realtà del nostro Paese».

Il Ministro del MiBACT Dario Franceschini comunica le motivazioni della giuria

Le motivazioni. «Il contesto dei sostegni locali e regionali, pubblici e privati, è ben strutturato – ha commentato la giuria –. La dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria. La dimensione laboratoriale che comprende aspetti sociali di diffusione tecnologica è importante per tutte le isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee». Altro aspetto di rilievo riguarda la valutazione del progetto all’interno del contesto nazionale. Un approccio che «potrebbe determinare, grazie alla combinazione di questi fattori, un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del Paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al Paese nei mesi che ci attendono».

L’isola di Procida ©Matthias Süßen

Ma quali sono gli elementi su cui si basa il dossier “Procida, la cultura non isola” che ha portato la vittoria nel Golfo di Napoli? La spiegazione arriva direttamente dalla stessa candidatura. «La terra isolana è luogo di esplorazione, sperimentazione e conoscenza, è modello delle culture e metafora dell’uomo contemporaneo. Potenza di immaginario e concretezza di visione ci mostrano Procida come capitale esemplare di dinamiche relazionali, di pratiche di inclusione nonché di cura dei beni culturali e naturali». L’isola raggiunge così le città che negli scorsi anni, a partire dal 2015, hanno potuto fregiarsi del titolo di città italiana capitale della cultura. Da Mantova (2016) a Pistoia (2017), per arrivare a Palermo (2018) e Parma (2020). Quest’ultima, a causa della pandemia, si è vista assegnare un anno aggiuntivo per poter realizzare quanto previsto. Appuntamenti che si susseguono anche in digitale, ultimo dei quali si è tenuto lo scorso 8 gennaio in presenza della Presidente della Fondazione Maxxi, Giovanna Melandri, autrice a novembre di una proposta per rendere detraibili dalle tasse i biglietti per cinema, teatri e musei. L’evento, che rientra nel più ampio progetto Città Come Cultura è servito per approfondire uno dei temi al momento più significativi per chi vive di cultura, ovvero la defiscalizzazione delle spese inerenti a questo mondo.

In copertina l’isola di Procida ©Matthias Süßen

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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