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Da tipografia a museo di arte contemporanea

Ad Arzignano, nel vicentino, riapre l’Atipografia che ospita un’associazione culturale ed una galleria


© Atipografia

Arte e rigenerazione sono un connubio sempre più stretto. L’ennesima dimostrazione arriva dalla città vicentina di Arzignano dove il restauro dell’antica tipografia cittadina ha permesso la nascita di Atipografia, un nuovo progetto per l’arte contemporanea fondato da Elena Dal Molin, realizzato negli spazi rinnovati dell’antica tipografia della città grazie agli interventi dello studio Amaa che si è occupato del progetto. Lo spazio ospita l’associazione culturale, fondata nel 2014, e una galleria che da settembre proporrà progetti espositivi e una propria scuderia di artisti di diverse generazioni e provenienza geografica.

Ad inaugurare, dopo un recupero funzionale durato due anni, gli 800 metri quadrati di esposizione è stato Arcangelo Sassolino con la mostra Il vuoto senza misura, promossa dall’associazione che chiuderà il prossimo 24 luglio, ed in cui sono esposte macchine immaginifiche che abitano gli spazi che per lungo tempo hanno ospitato la stamperia avviata dal trisnonno della Dal Molin.

Obiettivo dei lavori di rigenerazione quello di riuscire a coniugare la dimensione commerciale alla vocazione culturale, attraverso la duplice azione di una associazione culturale e di una galleria. Questa dimensione ibrida integra e completa il lavoro che la curatrice ha condotto per anni a sostegno e sviluppo delle arti e degli artisti, dando vita a un crocevia del contemporaneo nel cuore del nord-est.

Al centro del progetto rimane costante il luogo per gli artisti, le persone e le idee che da sempre Atipografia ha voluto creare. Se da una parte infatti prosegue l’attività storica dell’associazione, iniziata nel 2014 come no-profit per residenze d’artista e progetti site-specific, dall’altra in questa nuova configurazione l’apertura della galleria d’arte contemporanea.

Grazie al concept di Amaa, il sito da reperto di archeologia industriale è diventato uno spazio espositivo, uno studio, una residenza a disposizione di artisti e curatori, uno spazio per lezioni conferenze e workshop, una web radio, un luogo aperto a chiunque voglia leggere i linguaggi della cultura contemporanea.

La sede espositiva si articola in due piani con due cortili, uno interno e uno esterno. Al piano terra si trovano gli uffici, la web radio e lo spazio espositivo principale, composto da tre ambienti comunicanti. Salendo le scale vicino all’entrata è possibile accedere alla terrazza e ad un secondo spazio, quello che una volta era il magazzino delle carte. La residenza è collegata direttamente alla galleria ed è attrezzata per l’ospitalità di artisti, curatori e interessati. Ogni dettaglio è stato curato con attenzione, dai pavimenti dell’atelier in teak proveniente da una scuola elementare del Borneo d’inizio Novecento che riporta ancora tracce e scritte incise, fino alle finiture artigianali.

Illustrando il restyling che ha interessato la struttura la Dal Molin ha spiegato che: «I lavori sono stati seguiti in particolare dagli architetti Mario Azzarello e Marcello Galiotto. In quanto committente, mi sono rapportata con loro come fossero degli artisti, lasciandogli libertà d’espressione. Qualsiasi particolare è stato disegnato dallo studio. La grondaia, ad esempio, fa scendere l’acqua dal tetto come fosse una fontana; le prese elettriche (per non bucare le pareti preesistenti) sono state realizzate da un artigiano creando dei supporti. Lo stesso bagno dell’atelier è realizzato come fosse una casetta. Non c’è nulla di prefabbricato, niente orpelli nè decorazioni».

In copertina: © Atipografia associazione culturale

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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