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A Londra, la moda va in scena nei musei

Appuntamenti al Victoria & Albert Museum, al Design Museum e al 180 The Strand


A Londra la moda esce dalle sfilate della London Fashion Week ed entra anche nei musei. Dalle passerelle alle gallerie, dai luoghi più esclusivi agli spazi culturali della città, dove il racconto è protagonista. Denso il calendario di eventi volti a sottolineare le ultime tendenze di settore, tenendo insieme presente e futuro di figure iconiche delle più note maison.

Fino all’11 febbraio prossimo sarà aperta la mostra Rebel: 30 Years of London Fashion promossa da Alexander McQueen, accanto al grande viaggio espositivo volto a ripercorrere la carriera di Coco Chanel. Gabrielle Chanel. Fashion Manifesto che è il titolo della mostra che si terrà al Victoria and Albert Museum fino al 25 febbraio 2024.


Tra gli appuntamenti di ottobre, mese importante per l’arte contemporanea londinese segnata dalla presenza di Frieze e da molteplici appuntamenti affini, l’inaugurazione di Gucci Cosmos.


Un evento itinerante che sarà sotto i riflettori londinesi dall’11 ottobre al 31 dicembre, dopo la prima tappa di Shangai, volto a celebrare i 102 anni di attività della casa di moda italiana.

Ancora, classe e allure francese avvolgono il viaggio lungo l’opera di Mademoiselle Chanel: prima occasione per celebrare la sua figura nella città d’oltremanica e ripercorrere l’evoluzione del suo stile. Dal primo negozio a Parigi nel 1910, al 21 di Rue Cambon, ai saloni di Deauville e Biarritz per poi arrivare fino alla sua ultima collezione nel 1971. Una carriera di successo a cui si lega una tendenza che ha dominato il mondo della moda femminile occidentale del XX secolo per quasi sessant’anni. Tempi in cui Coco Chanel non mancò di apparire anche come una figura complessa e controversa: un personaggio capace di trasformare i guardaroba del gentil sesso, proponendo idee innovative insieme a un approccio pionieristico per l’uso di nuovi tessuti e la loro confezione.


New look per donne libere e indipendenti, che secondo i cardini del Manifesto Chanel privilegiarono il comfort e la facilità dei movimenti sfidando i pregiudizi dell’alta moda di quei tempi.


Abiti impreziositi da linee pure e sobrie, un misto di lusso e semplicità. Tessuti fluidi, in palette di colori non casuali, cuciti per materializzarsi in abiti caratterizzati da una raffinata eleganza insieme alla loro praticità. Protagonisti della mostra, originariamente organizzata da Palais Galliera Fashion Museum di Parigi e rivista dal V&A, oltre 200 look. Una sezione è dedicata a “The little black dress” dove la scelta del nero diviene simbolo di modernità e classe nei primi decenni del Novecento, e non il colore per divise da lavoro. In “The Suit”, i capi materializzano il grande contributo di Gabrielle Chanel per la moda degli anni post bellici, dove i tailleur divengono una dichiarazione della sua visione di moderna femminilità. Completi che accostano stile, comfort e semplicità e che oggi appaiono come eterni classici, descritti da Vogue nel 1964 come “the world’s prettiest uniform”.

In primo piano anche le ispirazioni britanniche per la stilista. Chanel era anglofila, legata all’alta società del paese. Introdusse l’uso del tessuto tweed per i suoi capi sportivi e intrecciò una stretta collaborazione con aziende tessili del Regno Unito. Forte il suo contributo per il disegno degli accessori. In “The Invisible Accessory” il racconto del successo del profumo Chanel 5, seguito nel 1924 dalla linea per il make-up e dai cosmetici nel 1927. In “Chanel Code” la presenza di borse, guanti, scarpe e gioielli del marchio, componenti complementari all’immagine dell’armoniosa silhouette, qualificati da sviluppi pragmatici.

Protagonista di Rebel: 30 Years of London Fashion il racconto degli ultimi trent’anni di moda nella metropoli legati a Newgen. Un’iniziativa istituita nel 1993 dal British Fashion Council per sostenere giovani talenti emergenti nel mondo della moda britannico insieme allo sviluppo di un business creativo e sostenibile per il futuro.

In mostra capi innovativi firmati da 300 designer, autori estrosi capaci di andare oltre i tagli più consueti, sfidando e rivoluzionando il fashion world, avanzando nuove linee e influenzando la scena della moda a livello globale. Una storia che pone in rilievo esclusivamente i lavori di giovani artisti, all’inizio della loro carriera, grazie al supporto di Newgen.


Cronache che non riflettono un filo cronologico, illustrando i luoghi d’ ispirazione ed esplorazione per i giovani insieme alle famose scuole per l’arte e la moda tra cui ricordiamo Central Saint Martins  e il London College of Fashion.


Tra gli alunni protagonisti anche Lee Alexander McQueen, Christopher Kane, Charles Jeffrey, Christopher Raeburn, Erdem, Henry Holland, Kim Jones, J.W. Anderson, Mary Katrantzou, Molly Goddard, Roksanda, Simone Rocha, Stuart Vevers, Priya Ahluwalia, Saul Nash, Grace Wales Bonner, Bianca Saunders e molti altri. In apertura una sezione dedicata alla prima collezione di Lee McQueen dal nome Taxi Driver, in memoria del noto film di Martin Scorsese del 1976, creata con l’amico e collaboratore Simon Ungless e presentata alla stampa in una camera del Ritz nel 1993.


In primo piano la storia dietro alla collezione, in un setting che accosta i pub e i luoghi della vita notturna della capitale per mostrare i luoghi d’influenza e il loro approccio verso la ricerca, le forme e le tecniche di realizzazione.


Tra gli highlight della rassegna il vestito a forma di cigno di Marjan Pejoski indossato da Björk in occasione della cerimonia degli Oscar nel 2001, l’insolita tuta in latex gonfiabile di Harry per il cantante Sam Smith, la giacca Union Jack di Russell Sage portata da Kate Moss per Vogue e la rivoluzionaria neon collection di Christopher Kane.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In copertina: Gabrielle Chanel. Fashion Manifesto at the V&A  ©Victoria and Albert Museum, London

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