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Con la Cantina Urbana, a Milano si fa il vino

Tutto il processo di vinificazione viene realizzato in città con metodi tradizionali


Michele Rimpici

Quando si parla di vino e cantine, la mente va subito a verdi colline cariche di grappoli arsi dal sole, pronti ad essere trasformati nella bevanda alcolica per eccellenza. Un processo perfezionato nel corso dei secoli e talmente radicato nella cultura popolare contadina, da essere oggetto di canti e festività. Un’immagine bucolica, però, che potrebbe presto cambiare. A Milano ha aperto oggi, in anteprima per la stampa, la prima Cantina Urbana (di nome e di fatto), creatura nata grazie all’impegno di Michele Rimpici, volto noto del settore per la sua attività in Cavit (Cantina Viticoltori del Trentino) e Signorvino (azienda specializzata nella vendita di vini 100% italiani). La data dell’opening ufficiale al pubblico sarà invece il 12 ottobre, non a caso in piena Milano Wine Week (dal 7 al 14 ottobre).

L’idea nasce dalla mia passione per il vino e dal mio girovagare per enoteche e locali nel mondo. Il nome completo del progetto – spiega Rimpici – è Cantina Urbana Wine Collectiv. Questo perché si avvale della collaborazione di un gruppo di viticoltori amici, ognuno di essi in rappresentanza di una regione italiana. Al momento facciamo vini sia insieme, prendendo la materia prima prodotta e re-etichettata con i nostri marchi, che da soli. Nel 2018, infatti, lavoreremo con vini realizzati a quattro mani con questi viticoltori. Dal 2019 invece saremo noi a seguire i vari step, dalla pressatura delle uve fino all’imbottigliamento”.


La novità assoluta non è, ovviamente, la vendita, quanto la realizzazione di tutto il processo produttivo in loco.


A caratterizzare gli interni della Cantina milanese, organizzati in un grande open space, sarà la possibilità di vedere le varie fasi della vinificazione. Fra gli obiettivi dichiarati da Rimpici infatti, quello di aprire le porte della città anche all’enoturismo, fino ad oggi “confinato” in realtà rurali. Per valorizzare al meglio gli spazi e farsi conoscere, sono previsti eventi a cadenza fissa, tour guidati su prenotazione e diverse tipologie di degustazione. Anche la vendita andrà incontro alle diverse esigenze e, soprattutto, disponibilità dei clienti, con varietà e marchi molto diversi fra loro.

Una delle nostre etichette sarà il “Naviglio Rosso” e “Bianco”, un vino dedicato al territorio fatto con uve prodotte nell’Oltrepò Pavese. Per recuperare l’elemento storico e tradizionale della vinificazione artigianale, l’affinamento avverrà in anfore di terracotta realizzate da un artigiano dell’Impruneta. Non trattandosi di una produzione di massa, potremo utilizzare metodi che sono stati inesorabilmente accantonati con l’industrializzazione del settore, per andare incontro ad una domanda sempre maggiore”.

Se da noi si tratta di una prima volta nel panorama nazionale, aziende come la Cantina Urbana milanese sono realtà già affermate da tempo in altri Paesi. E non parliamo solo di nazioni come la Francia, altro peso massimo del settore enologico assieme all’Italia. A New York, ad esempio, dal 2010 è attiva una “City Winery” situata a Manhattam, nel cuore della Grande Mela. Anche qui c’è la possibilità di partecipare a tour organizzati, degustazioni o eventi legati al vino. Stessa cosa a Londra, dove la London Cru realizza prodotti che è possibile trovare anche sulle tavole dei ristoranti stellati della capitale britannica. Questo a conferma del fatto che una produzione di qualità, se fatta a regola d’arte, può avere luogo anche nel bel mezzo di una grande metropoli del XXI secolo.

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