Il nuovo hub gastronomico e culturale, firmato Velvet Studio, porta in città l’atmosfera dei mercati orientali
La nuova apertura etnica nel capoluogo sabaudo è Tan Street, hub culturale e gastronomico che si affida al concetto di viaggio nelle realtà urbane asiatiche, con una narrazione a bordo di una metropolitana ideale fra Torino e l’Asia, tra mercati notturni, insegne al neon e metropoli pulsanti. Lo testimonia anche uno degli slogan del locale, che recita: «Non un ristorante, ma una fermata. Non un semplice pasto, ma un’esperienza. E ogni volta, una nuova destinazione.»
Il progetto degli interni è di Velvet Studio – autore di “Tutto fa brodo”, un altro intervento di successo a Torino in tema di ristorazione multietnica – che per Tan Street ha immaginato un’esperienza immersiva: gli avventori sono invitati a esplorare un percorso fluido e sognante, capace di raccontare la cultura urbana orientale, complice lo street food asiatico contemporaneo. Insomma, c’è da rimanere a bocca aperta, e non solo perché il menu fa gola.
Fra Ramen e Leng ban mian, Zuppa di Furong e Donburi con maiale alla yuxiangi, Mochi fritto e Dorayaki ai fagioli azuki, solo per citare alcuni piatti da consumare nelle molteplici ed eterogenee postazioni del locale, l’esplorazione e la scoperta si configurano come un viaggio a doppio binario: gastronomico e progettuale.
Tan Street non nasce come punto d’arrivo, ma come prima tappa di un progetto più ampio: un piccolo polo urbano dove cibo, design e cultura si incontrano, contribuendo attivamente alla trasformazione della Torino contemporanea. «Abbiamo riflettuto sull’elemento di innovazione da introdurre: un design in parte evocativo, in parte la nostra personale interpretazione del concetto di asiatico contemporaneo – racconta Gianluca Bocchetta di Velvet Studio -. Alcuni elementi, come le insegne luminose, i banner con il traffico urbano, la fermata della metropolitana giapponese, sono richiami dichiarati. Altri spazi, invece, sono reinterpretazioni originali: lanterne moderne, controsoffitti metallici, decori pensati per far viaggiare lo sguardo dell’avventore mentre esplora sapori asiatici autentici, ma accessibili».
La proposta gastronomica si muove sulla stessa linea: piatti iconici per offrire un viaggio veloce ma intenso in Oriente. Un’idea contemporanea che ha ispirato anche la scenografia architettonica: invece di rincorrere il minimalismo freddo e futurista, Velvet ha scelto di creare un contenitore caldo, immersivo, perfetto per accogliere un’esperienza di gusto innovativa e trasversale.
Per chi volesse dedicare l’intera giornata all’esplorazione della cultura asiatica, in particolare giapponese, in questo periodo Torino ospita il “Festival Gaya-Gaya” (31 maggio – 2 giugno) e la mostra “Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone” (fino al 7 settembre).
Il festival, che ha ottenuto il patrocinio dell’Ambasciata giapponese, è organizzato da Mercato Centrale Torino in collaborazione con Akira Yoshida, l’artigiano della bottega di Ramen e altre specialità giapponesi. Una grande festa della cultura orientale, con tre giorni di appuntamenti didattici, momenti di intrattenimento, workshop e degustazioni gastronomiche.
La mostra offre invece una singolare esplorazione della cultura materiale giapponese attraverso circa cinquanta “haori” e “juban” (le giacche sovrakimono e le vesti sotto kimono maschili) provenienti dalla collezione Manavello, in dialogo con installazioni di artisti contemporanei.
Le raffigurazioni che decorano gli abiti presentati non sono solo esempi di preziosa manifattura, ma documenti e testimonianze che approfondiscono il Giappone del primo Novecento, un periodo cruciale segnato da trasformazioni sociali, culturali e politiche, tra modernizzazione accelerata e tensioni imperialiste.
In copertina: © WhiteLab – Studio Comunicazione