Tra memoria ed eredità. Al Museo delle Opacità due installazioni contemporanee di Cooking Sections e DAAR
Con “Rights to Seeds, Right of Seeds” e “Ceneri”, al Museo della Civilità di Roma (MUCIV), la memoria coloniale si confronta con le urgenze ambientali, sociali e politiche del presente. Semi e ceneri, due immagini apparentemente opposte, diventano simboli di un’unica possibilità: trasformare l’eredità storica in una risorsa per immaginare futuri condivisi, incontrando ecologia e partecipazione.
Queste due nuove opere mettono in discussione l’eredità del colonialismo italiano, invitando a riflettere sul suo impatto nel presente. Al MUCIV all’Eur, nel secondo capitolo del progetto “Museo delle Opacità”, sono state presentate le opere del duo Cooking Sections e del collettivo Decolonizing Architecture Art Residency (DAAR). Installazioni che, attraverso linguaggi differenti, intervengono direttamente sulle collezioni dell’ex museo coloniale, chiuso nel 1971 ed oggi oggetto di un processo di rilettura critica.
Il progetto, curato da Rosa Anna Di Lella, Gaia Delpino e Matteo Lucchetti, si concentra in questa fase sul tema “Agricolture e architetture coloniali”, e vede le due opere come dispositivi centrali per interrogare il rapporto tra eredità materiali e pratiche decoloniali.
Cooking Sections, un collettivo composto da Daniel Fernández Pascual e Alon Schwabe, noto per le sue ricerche sull’ecologia alimentare è protagonista con un’opera che nasce da un’indagine durata due anni e condotta tra la Sicilia e la Puglia: 125 varietà di ortaggi, resistenti a siccità e stress climatico, sono state coltivate grazie alla collaborazione con una quarantina di aziende agricole del Sud Italia. I semi, oggi conservati in vasi di ceramica artigianali, sono esposti in dialogo diretto con la raccolta di semi agricoli coloniali dell’ex museo, provenienti da Eritrea, Somalia e Libia.
L’opera “Ceneri” di DAAR, progetto artistico di Sandi Hilal e Alessandro Petti con base in Palestina e Svizzera, nasce invece da un atto rituale: la combustione pubblica, a Carlentini (Siracusa), di una precedente installazione costruita sullo scheletro dell’ex Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano. Le ceneri di quell’atto sono state raccolte in 18 anfore, ora esposte al Museo delle Civiltà all’interno di due vetrine storiche del Museo Coloniale, trasformate in contenitori di una nuova narrativa.
Con il titolo “Ente di Decolonizzazione: Ceneri” si rappresenta un gesto di decomposizione simbolica dell’architettura e dell’ideologia coloniale, ma anche una sua rifondazione critica. «La distruzione potrebbe far nascere speranza, come raccontarlo?», è la domanda che si pone DAAR. La risposta è nell’istituzione del “Premio per il Riuso Critico del Patrimonio Difficile”, lanciato in collaborazione con lo stesso Museo della Civiltà.
Il primo riconoscimento è stato dato al Comune di Carlentini, in provincia di Siracusa, per aver favorito il riutilizzo partecipato e trasformativo di Borgo Rizza, borgo agricolo fondato nel 1940 con finalità coloniali interne.
Opere d’arte come strumenti di lavoro critico. «Non si può decolonizzare un museo coloniale – spiega il direttore del Museo delle Civiltà Andrea Viliani – ma si possono raccontarne le storie, studiarne i documenti, ricostruirne i protagonisti». L’obiettivo, ha sottolineato la curatrice Delpino, è agire su «un’urgenza sociale ed etica», rendere accessibili le collezioni, moltiplicare i linguaggi, aprire alla partecipazione.
Lavorando a stretto contatto con ricercatori, artisti e comunità, il museo propone un modello espositivo non basato sulla trasparenza assoluta, ma su ciò che il poeta e saggista Edouard Glissant definiva “diritto all’opacità”: il diritto a non essere ridotti a una narrazione unica, a non dover essere pienamente comprensibili per essere legittimi.
Ecco che il progetto Museo delle Opacità #2 s’inserisce in un percorso di lungo termine avviato dal MUCIV nel 2017, quando le collezioni dell’ex Museo Coloniale sono state riaperte al pubblico dopo decenni rimaste nei depositi.
In copertina: © Giorgio Benni